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Shock 6 aprile 2004 L’uomo,
per potere scegliere, deve conoscere. Deve sapere verso cosa è
proiettato, qual è il ruolo che gli viene proposto e quali sono le scelte
fatte dalla Terra; e che lo coinvolgono direttamente poiché facente parte
dello stesso sistema al quale appartiene la Terra. Una
scelta deve avere alla base la possibilità di scegliere. Se no è un
obbligo cui sottostare a prescindere dalle proprie idee o ragioni. Anche
quando sembra che tutto dipenda da eventi talmente grandi da essere oltre
qualunque propria capacità, sempre viene data la possibilità di
scegliere; di aderire e partecipare ad un piano che resta immanente fin
tanto che non viene concepito. Aderire
ad un piano di portata cosmica implica il proprio coinvolgimento totale. Non
si può partecipare a mezzo servizio. Significa non aver capito; non si è
ancora capito che è meglio aspettare. Aspettare un altro evento dove,
forse, si è maturata adeguata coscienza per aderire a qualcosa che prima
ha spaventato; o che sembrava così inverosimile da non dovere essere
nemmeno considerata. La
naturale propensione a seguire un indirizzo porta l’uomo ad una quasi
apatia nei confronti del nuovo se egli stesso deve formularlo. Come
se, incapace di creare, avesse sempre bisogno di copiare; di appoggiarsi a
qualcuno o qualcosa da cui trarre stimoli ed insegnamenti. Se
da un lato questo è normale perché nascendo l’essere umano non è
autosufficiente, non è invece normale che non si svezzi da una sudditanza
psicologica ed anche psichica nei confronti di una realtà ultraterrena
che non esplora nemmeno, lasciando ad altri il compito di fare da
interpreti ed intermediari con la stessa, così da restarne anche
asservito. Questo
aspetto, in effetti molto deleterio nei confronti del sottile e
dell’energia in generale (che viene declassata al rango di “materia”
o elementi su cui sperimentare) in quanto la si priva del suo connaturale
aspetto spirituale, condiziona e continua a condizionare la vita sulla
Terra, le scelte e le soluzioni che dovrebbero creare i presupposti per un
vivere equo in cui tutti sono al servizio di tutti e quindi di loro
stessi. La
mancanza di conoscenza di ciò che succede nell’universo restringe la
visione al solo ambito terrestre (tutt’al più allargata al sistema
solare), ed a collocare in un aldilà ignoto (forse magico e comunque
oltre la propria portata speculativa) tutto ciò che fa parte dello
spirito, mentre l’energia viene vista come elemento da sfruttare e non
da vivere attraverso un rapporto diretto con la stessa. Se
la conoscenza è una necessità per la crescita, l’informazione è un
dovere di chi ha il compito di aiutare a crescere; ad evolvere ed
ascendere. L’evoluzione,
pur seguendo un suo dinamismo ambientale, è soggetta a verifiche,
assestamenti ed innovazioni periodiche per essere in linea con processi più
ampi che conducono per mano le relatività (e una relatività può ben
essere un pianeta) per far prendere coscienza di caratteristiche più
profonde che possiedono, e che non vengono alla luce proprio per mancanza
di conoscenza. Conoscenza
ed informazione diventano pertanto un tutt’uno per chi, tramite la
ricerca, vuole approdare a lidi superiori; ad acque più tranquille
rispetto al “tempestoso mare” che è la Terra in terza dimensione. Per
chi potrebbe avventurarsi in una fase della vita completamente nuova e non
sa nemmeno (non sa ancora) della realtà che investendo la Terra
condiziona tutto ciò che sulla Terra vive perché è vivo. Questa
fase delicatissima non può essere lasciata in balia degli eventi (che
vanno a coinvolgere chi, non avendo possibilità di scelta a causa della
sua “ignoranza” sulla vita cosmica e l’energia viva, può solo
subirne le conseguenze dovendo affrontare, impreparato, difficoltà
enormi), va illustrata ed in modo molto chiaro. Per offrire rimedi,
indirizzi e protezione a chi (per sua libera scelta perché informato e
quindi cosciente) decide di aderire ad un progetto di crescita e sviluppo
a livello planetario che pone al riparo da eventi traumatici; ma pone
anche nella responsabilità di questa scelta così da dover partecipare
attivamente (a pieno titolo e con la opportuna competenza poiché
preparato allo scopo) ad un nuovo genere di vita che totalmente diviene la
realtà. Realtà nuova, vera, viva che elide la quotidianità relativa
alla vita che dalla sopravvivenza si proietta verso il benessere. Realtà
che, facendo oltrepassare la soglia che divide l’uomo da se stesso (dal
se immortale che egli è quando si scopre energia viva), lo immette dove
(superata ormai la fase d’incertezza relativa alla vita e alla morte,
nella molteplicità delle sfaccettature che presenta riguardo a Karma,
reincarnazione e libero arbitrio che l’uomo era costretto a sperimentare
per capire, crescere ed evolvere) può offrire ad altri ciò che ha ormai
conquistato in funzione del lavoro già svolto e “della decisione
presa”. Decidere
è molto importante perché questa scelta può dare una svolta sostanziale
alla propria vita, così come invece si può continuare a vivere quella
normalità già nota e sperimentata che però non consente ancora di
superare il muro invalicabile che la morte impone alla vita. Indubbiamente
chi rinasce a nuova vita non può che farlo su basi nuove, concrete e di
certezza. Certezza che solo il superamento della morte (in questo caso) può
dare. E
bisogna rinascere da vivi; l’uomo deve rinascere fin tanto che è vivo
in Terra. Perché
l’uomo ormai morto segue un altro processo: deve prima riuscire a
compenetrare quell’energia di cui non dispone più poiché privo del
corpo fisico. Deve cioè dimorare in un corpo fisico attraverso chi, nel
fisico, gli da “un passaggio” nell’ascensione. Deve non soltanto
aderire al nuovo piano di coscienza, ma convogliare la sua energia in chi
(affine e capace di ricevere e supportare tutti coloro che dal regno dei
morti traslano la loro essenza ancora, in questo caso ed in questo modo,
sulla Terra) diventa un essere di luce che è un noi complessivo. Un noi
con chi (ed attraverso chi) suo fratello nello spirito (e nel corpo “in
comune”), decide di fare lo stesso percorso; avendo a sua volta scelto
di vivere il nuovo progetto che è la Terra di quinta dimensione. Poiché
in quinta dimensione va sperimentata la datività, è ovvio che per prima
cosa bisogna saper donare se stessi accettando l’altro. L’egoicità
può perdere “peso” e consistenza solo attraverso l’insieme che,
basato sul collettivo, impone in modo implicito una caratteristica di base
essenziale: un noi vivo ed agente che all’unisono dà ciò di cui ha
capacità e che non sono le capacità del singolo ma dell’insieme. Insieme
che è comunità ascesa ad un piano di coscienza dove l’essere
sperimenta la fusione e la datività. Fusione per ciò che concerne il suo
stesso essere non più individuale ma multiplo visto che ha già attuato
l’unificazione con tutte quelle parti che, fattane richiesta, sono state
accettate per condividere assieme il nuovo piano di coscienza dovendo
adeguarsi a non interferire, così da agire all’unisono e sempre in
coerenza con lo stesso piano. Datività perché nella condizione di poter
offrire in maniera naturale e spassionato ciò di cui altri hanno bisogno.
Altri
che possono ben essere uomini rimasti in bilico tra il nuovo (quinta
dimensione) ed il vecchio (terza dimensione) in quanto non riescono ad
affrontare, conglobare e superare la fascia energetica (quarta dimensione)
che esprime l’inconscio collettivo, ivi compreso il regno dei morti. Datività
nei confronti di esperienze del tutto nuove e che nulla hanno da vedere
con l’aspetto umano ma che servono per acquisire la necessaria
consapevolezza nello “uso” dell’Amore con Saggezza. Questi
aspetti devono essere chiari perché un passaggio dimensionale, per essere
fatto, deve produrre ciò che nella nuova dimensione è necessario. Per
chi è nella individualità non è facile concepire un noi agente che in
modo del tutto naturale esprime contemporaneamente ogni sua parte essendo
semplicemente se stesso. Perché infatti l’ego, l’ego umano, non
consente una visione di questo tipo. Anzi la teme perché la interpreta
come morte dell’ego. Che
è anche così, ma soprattutto e maggiormente significa "mente sempre
calma"; mente sempre centrata nel presente, in pace e che, al
servizio diretto del Bene Superiore, è praticamente diventata una mente
diversa, una super mente nei riguardi di coscienze che non hanno ancora
maturato tale suo stato. La
scelta va dunque fatta su basi di conoscenza e coerenza con ciò che si va
ad essere. Un essere nuovo, rinato a se stesso. Un essere che perde
l’individualità perché acquisisce l’immortalità. Su basi concrete,
solide e consolidate anche se per il “nuovo arrivato” è ancora tutto
da scoprire. |
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