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Il risveglio della cellula madre 16 settembre 2003
Oro
dei poveri, miraggio delle genti, la divinità insita nell’uomo è
sempre stata argomento da considerare in modo quasi allegorico e non
reale. Se per reale s’intende il raggiungimento di ciò che,
appartenendo, diventa una propria intrinseca capacità. Toccare
con mano l’invisibile può non significare doverlo fare in modo fisico.
Può voler dire acquisire prima capacità idonee. Uno
dei motivi per cui questo non avviene dipende dal non ricordo di chi si è. Sembra
questo un tema illusorio, e cioè qualcosa che, legato ad aspirazioni
anche inconsce nel volere possedere mezzi superiori alle proprie
possibilità, sfalsa la realtà facendo apparire irraggiungibile quel che
invece appartiene ad una sfera diversa della vita. Ma proprio qui sta il
punto. Considerando qualcosa come irraggiungibile lo si classifica oltre
le proprie possibilità e non ci si applica nemmeno a volere andare a
fondo magari anche in una ricerca che mira ad acquisire coscienza verso
mondi paralleli ed invisibili. E se non c’è coscienza non può
certamente esserci capacità. Ciò
che fa apparire la realtà è la propria voglia di conoscenza, quella sete
che spinge a ricercare i perché e pone un’aspirazione nella condizione
di doversi realizzare. Scrutare
oltre l’apparente porta a cogliere aspetti della realtà diversi per
forma e consistenza. Soffermandosi
su qualcosa si colgono particolari che sfuggono a prima vista perché
troppo impegnati a volere spaziare verso però una fugace conoscenza. L’apparente
e l’effimero prendono il sopravvento perché si vuole cogliere troppo
troppo in fretta. Si tralasciano i dettagli a favore di una visione
generale che abbraccia sì tanto, ma non lo identifica. Questa
superficialità nell’osservazione è conseguenza di un mancato uso della
ragione nei confronti di ciò che, invisibile, non va a sollecitare
l’organo preposto al dialogo ed all’ interscambio con quelle realtà
parallele che la fisicità non riesce a cogliere. Che non può cogliere
poiché adatta a presenziare la realtà fisica e non quella
energeticamente più sottile. La
capacità fisica è quella di spaziare nel fisico in modo confacente a
come si è strutturati ed in funzione delle necessità che sorgono;
necessità che, essendo d’ordine pratico, spingono a conquiste inerenti
ciò che si concepisce e che è per l’appunto fisico. Ecco
che allora una parte di sé, quella più profonda atta ad esperienze
energetiche più sottili perché tale è il genere di vita, non trovando
sfogo ed appoggi è offuscata. E poiché invisibile, quando si vorrebbe
anche ascoltarla e comunicare, si è costretti a ricorrere alla
trascendenza che, pur permettendo il contatto, non consente ancora
un’unione vera e duratura con chi si è nel profondo di sé stessi. Chi
si è. Ecco cosa sfugge e bisogna invece concepire. Perché senza questa
presa di coscienza non può esistere uno stato di capacità connesso e
correlato. Crescita
è prerogativa dell’apprendimento attraverso il quale si conosce la
realtà. La
propria realtà è fatta da ciò che appartiene a livello fisico,
intuitivo, mentale ed animico. Quest’ultimo sfugge alla percezione perché
non si conosce il modo per sviluppare l’organo fisico connesso che
consente di partecipare ad una vita cosmica dove l’anima è presente
nella carne perché la carne la concepisce e ne accetta la volontà; ma
non per sudditanza, bensì per condivisione di un progetto comune che si
amplia attraverso l’intervento diretto della fiamma (forza) animica che
in Terra è energia superiore, stellare con piena coscienza d’ogni sua
capacità. Quest’intervento
dell’anima è indispensabile per perseguire uno stato di capacità dove
la coscienza, trasformata, può interagire, senza subire, con l’immensità
dell’universo perché concepisce in sé giusti mezzi per poterlo fare. La
consapevolezza si conquista sperimentando ma in questo caso la
sperimentazione corrisponde all’insediamento dell’anima in un corpo
fisico destituendo l’ego, vero re della struttura fisica, a favore della
datività. Ma
per far sì che ciò avvenga bisogna prima preparare la coscienza, la
propria coscienza, a ricevere l’imprimatur; il sigillo che si apre e
consente l’accesso ad un nuovo mondo perché realtà vista in modo
diverso, in quanto concepita attraverso una propria forma di vita diversa.
Forma di vita che tiene sempre conto dell’insieme e non del parziale,
che si esprime offrendosi senza la pretesa di conquistare nulla per sé. Ci
si apre all’universo quando si è pronti ad accoglierne senso e natura;
prima non è possibile. Bisogna maturare l’esperienza necessaria che
consente di concepire che questo non è soltanto possibile, ma necessario
ai fini della trasformazione in un essere completo che nella sua struttura
possiede la capacità di presenziare tra i mondi. Si
tratta però di risvegliare in sé quella parte che, tarata per
l’assetto fisico, pone anche il veto ad andare oltre se non
opportunamente preparata a ricevere l’input. Preparazione che è
concausa di un cammino di trasformazione attraverso sentieri cerebrali
(per l’uomo) e mentali in genere che (assorbendo l’energia madre che
risiede in concetti ed intuizioni preposti a tale scopo) permettono di
sbloccare un sigillo energetico (che ha il compito di preservare il fisico
e la coscienza proprie del genere cui si appartiene) che (come membrana di
energia) non consente di ricevere gli input dell’attivazione della
cellula madre su una frequenza diversa. In
effetti, fin tanto che non avviene lo sblocco (e lo sblocco può avvenire
solo a livello di coscienza, o per disfunzione fisica dovuta anche ad un
trauma ma che non matura e produce coscienza) dell’energia della
condizione del genere che fa da involucro protettivo (e che è la
conseguenza di quanto trasmesso in via embrionale e quanto appreso
attraversi i condizionamenti dovuti all’inserimento in un organico ed
atti a potere interagire con l’ambiente di cui si fa parte), la cellula
madre è schermata. È schermata verso ciò che ha per lei valenza di
risveglio con inserimento in una condizione (di frequenza e di energia più
sottile, diversa e commisurata alla vita cosmica perché dipendente
direttamente dalla vibrazione che il cosmo esprime come insieme) dove il
sentire ed il pensare si sviluppano su piani della coscienza sempre più
tendenti alla pura consapevolezza. Conquista
che, quando si verifica, rimodella corpo e mente su nuovi parametri che
devono risultare in armonica sincronicità con quanto la cellula madre
ripropone su frequenze più alte. Ogni
parte risponde in modo adeguato perché tutto è programmato per potersi
innalzare di tono e frequenza avendo in sé (per esempio ogni singolo
componente del corpo fisico ce l’ha) la potenzialità a supportare ciò
che avviene se ciò avviene in maniera corretta e riguarda tutto
l’insieme. E senza dovere trascendere nulla, perché ci si modifica a
livello strutturale; il che consente di permanere in ciò che si conquista
senza abbandonare quel che si è. Anche se per conseguenza si è
totalmente in modo diverso rispetto a prima. Si è nella capacità del
proprio essere superiore che non veniva percepito, indi nemmeno concepito
a causa dell’involucro fisico – energetico (eterico molecolare) che
avviluppava la parte fisica preposta a tale percezione limitandola solo a
sue caratteristiche inerenti il coordinamento della fisicità e basta. Una
corretta conoscenza avviene attraverso gli organi preposti alla ricezione
ed alla elaborazione; alla percezione ed alla intuizione si arriva con
parti più sottili del proprio essere che, proprio perché non se ne ha
padronanza, limitano a percepire ed intuire ma senza che esista lo stato
di capacità per potersi esprimere a proprio piacere ed in ogni
condizione. Tale
stato, questo stato, si raggiunge solo dopo avere attraversato l’oblio
in modo cosciente; e cioè attraverso la giusta conoscenza di fatti e
condizioni che permettono questo processo – accesso in una dimensione più
profonda di se stessi. Questa
profondità ha una porta (energetica) d’accesso che aperta perché
dissigillata consente una chiara visione, collaborazione ed azione in
piani di coscienza ignoti poiché di natura più sottile rispetto a quella
fisica, e quindi non raggiungibili attraverso la sola fisicità. Tutto
ciò si attiva, e la trasformazione avviene sul corpo fisico così come
avviene a livello mentale, allorché la cellula madre comincia a ricevere
gli impulsi necessari ad un suo funzionamento più sottile in seno al suo
essere. Gli impulsi vengono recepiti solo perché tutto intorno alla
cellula madre s’è attuata quella pulizia che, a mò di vuoto, consente
una vibrazione in linea con la frequenza che esprime il piano col quale è
interconnessa; e che è il piano animico dove l’anima, ogni anima
partecipa alla vita ad una profondità diversa per sentimenti e conoscenza
rispetto alla vita umana sulla Terra. In
pratica avviene che (a livello sottile, energetico sottile) la cellula
madre, eliminato il velo supera l’inconscio collettivo. Inconscio
collettivo che, velo per la Terra, offusca la percezione della stessa
(Terra) nei confronti del sistema di cui fa parte. Terra quindi che non
riesce nemmeno ad intravedere che (oltre questa cortina che il sistema
sviluppa, inconscio quindi che il Sole deve a sua volta ripulire e
superare per potere avere piena consapevolezza del suo vero Essere Solare)
la realtà è un piano vivo omnicomprensivo di tutto ciò che la coscienza
solare deve concepire per essere consapevolmente viva in tale realtà. La
connessione tra cellula madre e mondi paralleli diventa realtà,
sincronica realtà, nel momento in cui la pineale si trasforma in sole: il
Sole interiore che l’uomo possiede e che gli da libero accesso
all’immortalità. |
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