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Rinascita o resurrezione

23 aprile  2003

Nel nuovo piano, di capacità, verso cui la coscienza è proiettata si entra o per rinascita o perché si risorge.

Rinasce chi si sveglia in una nuova condizione, risorge chi rinasce dalla sua stessa condizione.

Il risveglio è una prerogativa della coscienza che, in questo modo, si rende conto che esiste un mondo reale che va oltre la normalità che in apparenza costituisce la vita.

Essere risvegliati è l’implicito scioglimento di un nodo che separa il visibile da ciò che normalmente non si vede. È un velo che cade e permette alla coscienza di andare oltre lo stato che la limita alla sola condizione terrena. Si viene risvegliati quando si raggiunge il punto critico della propria incarnazione. Si è risvegliati dalla nascita se tale è il perché della propria venuta in Terra.

Al risveglio segue sempre un cammino in cui la coscienza affronta se stessa per capire che ciò che le sfugge è nascosto tra le pieghe del suo stesso essere, che è oltre la sua limitata condizione fisica.

Il cambiamento è ovvio e, il solo fatto di mettersi in discussione affrontando il tema del proprio vero essere, determina una metamorfosi che può sfociare anche verso la trasformazione spirituale e la stessa trasfigurazione.

Chi si apre a se stesso non fa altro che affrontare il suo oltre, tutto quello che separa la sua fisicità dall’essere completo che egli è. Quasi a dovere gradualmente considerare la vita come facente parte di una struttura sottile, dalla quale non si è mai separati anche se non se ne ha coscienza. Così da capire che non c’è separazione tra aldiquà ed aldilà, tra “vita e morte” e che c’è qualcosa che va ben oltre il cambiamento di stato e di relativa coscienza rispetto a come ci si trova, ci si pone o si sperimenta.

C’è una condizione in cui l’unicità dell’essere inizia a venire palesemente concepita e questo passaggio implica la consapevolezza che l’oltre (morte compresa) è già dentro se stessi, in coscienza e capacità.

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