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Il presente ora 9 maggio 2002 Tanti
pensano all’inutilità del tempo in cui vivono se paragonato ad altre
epoche quando c’era veramente da fare. Si poteva innovare, si era nella
condizione di inventare qualcosa perché quella tal cosa mancava. Eppure
il mondo è sempre andato avanti nell’identico modo: c’è chi si
lamenta, chi non si accorge di niente, chi aspira e chi ricerca la verità. Per
godere della propria vita bisogna saper considerarla. Occorre essere
consapevoli della propria azione. Anche quando sembra che tutto vada a
gonfie vele, che ogni cosa che si vuole arriva, anche quando si è ricchi
a dismisura ed in pratica sembra di possedere il mondo intero traendone
soddisfazione e giovamento, anche in questo caso, se non c’è la
coerenza dell’azione consapevole, manca qualcosa. Qualcosa
che sfugge alla comune percezione troppo rivolta verso il mondo esterno
anche se spesso si ricorre proprio all’interiorità per ottenere
conquiste che soddisfino l’esteriorità e l’apparenza. Qualcosa
che manca al proprio essere per sentirsi completo e soddisfatto di sé. Questo
qualcosa si trova dentro se stessi e lo si raggiunge attraverso la pura
consapevolezza. Non attraverso la presa di coscienza, bensì la
consapevolezza. Essere
consapevoli di qualcosa implica già una coscienza che ha operato in tal
senso, oppure una padronanza che non dipende affatto dalla coscienza poiché
ci si scopre capaci di fare perfettamente qualcosa pur non essendosi mai
cimentati in quella particolarità. Si
riesce in ciò che comunemente sembra appartenere come cultura a popoli
talmente distanti nello spazio e nel tempo da non potere nemmeno
immaginare l’esistenza di un atto o una manifestazione che ne
racchiudano il significato. In
modo generico chiunque può ottenere dei risultati se si orienta verso una
disciplina o un lavoro perché l’esercizio aiuta e fa acquisire la
giusta padronanza che la coscienza fa sua automatizzando in modo quasi
meccanico esercizi, gesti, concetti e quanto altro si possa considerare
perché ormai farina del proprio sacco. Sembra
quindi che la coscienza svolga un ottimo lavoro perché rende capaci di
agire ma, se manca la consapevolezza in ciò che sempre si sta facendo,
non si è presenti in se stessi. Il
presente è il momento che si vive e questo momento è costituito da una
troppo piccola parte vigile e da una troppo immensa serie di automatismi
che non fanno cogliere il vero sapore della vita. Il senso vero della vita
nella sua più recessa profondità. Essere
presenti in se stessi può significare tante cose ma essenzialmente
significa abbandonare gli automatismi e considerare veramente la vita per
tutto ciò che offre e che, divenuto coscienza, non fa più palpitare
l’anima nel sentirsi incantata da simile verità. Bisogna
recuperare la coscienza antica quando, ancora non trasmessa geneticamente
a livello di gruppo on di popolazione, suscitava meraviglia ed apriva alla
scoperta. Rendeva capaci di scoprire ciò che esisteva e di restarne
esterrefatti, profondamente ammaliati. Come
se, venendo immessi nel presente del proprio tempo, si potesse cogliere
tutto come se fosse la prima volta restandone incantati. Come
se, aprendo veramente la propria anima, si fosse presenti in ogni dove per
goderne a dismisura tant’è alta la gioia che pervade nello scoprirsi
partecipi di una realtà che non ammalia solo perché non viene vissuta. O
lo si fa male o non ci si accorge nemmeno che c’è una realtà da
cogliere, che è presente nel proprio presente. Aprire
l’anima alla realtà in fondo significa svegliarsi alla vita, essere
consapevoli momento per momento di tutto ciò che coinvolge il proprio
essere per ritrovarsi immersi nella totalità e sentirsi fusi nella
stessa. Fusi ma vivi, palpitanti di gioia nella semplicità dell’azione
che è vivere la vita. Vivere
la vita e non lasciarsi vivere dalla stessa perché (tanto si è) presenti
in un momento o in un contesto non comodo dove non c’è nulla da fare,
nulla da inventare e bisogna solo sopravvivere. No, vivere la vita nella
pienezza dal proprio essere senza tralasciare nulla. Essere veramente
presenti nella vita, nella propria vita per poterla scoprire unica,
totale, assoluta. Fino
ad essere consapevoli dell’esattezza che pervade l’universo ed ogni
cosa in ugual misura, nello stesso modo. Basta
poco per cominciare ad essere consapevoli, per accorgersi della
consapevolezza e di cosa rappresenta. Basta
avere coscienza di cos’è la consapevolezza. Bisogna acquisirne
coscienza per rendersi conto, tramite l’esperienza diretta, che esiste
già dentro di sé, nella propria interiorità. Non
è difficile. Basta porsi e proporsi senza fare null’altro per
accorgersi che viene fuori da sola e lega il mondo alla vita e se stessi
all’azione in cui si è presenti. Fa sentire vivi nella vita e la
pienezza della stessa non spaventa. Anzi fa gioire il cuore, l’anima e
la coscienza. Rende liberi da ogni esperienza, infonde vigore e capacità
traendoli innati dentro di sé. La
consapevolezza è il puro essere; l’essere tali a ciò che si è in un
contesto globale avendone piena ed acquisita coscienza pur non avendo
maturato la relativa esperienza. Essere immersi in un oceano di luce
sentendosi luce, la stessa luce che illumina ed alimenta la totalità, la
vita. Essere vivi nella vita sapendo che la vita è dentro di sé, nel
proprio essere che è immenso, globale, totale. La
consapevolezza è l’essere, l’essere presente sempre in ogni cosa, in
ogni dove, legando in modo indissolubile ogni cosa con l’essere. Essere,
ecco il concetto da capire. Essere
che significa vivere, essere vivi, essere presenti in ogni cosa che si fa
momento per momento. Ecco
la magia dell’essere: essere presenti. Basta solo questo. tutto il resto
è automatico perché è l’essere che lega la cosa al tutto che è
dentro di sé. Perché l’essere è dentro di sé. La
limitatezza dell’io, del noi, sono soggettività in ampliamento dinamico
perché si coglie la verità poco per volta, partendo dall’esterno e
proiettandosi verso l’esterno, verso una figura che tutto può perché
tutto ha creato. Ed
invece è tutto dentro di sé, talmente dentro da essere vita e non
portatori di vita, avendone coscienza e capacità, quindi consapevolezza. L’essere
consapevole è sempre presente nel momento e cogliere il proprio momento
presente avendone consapevolezza equivale a cogliere la vita dentro di sé
sentendosi fusi con la stessa e nella stessa. Per
averne coscienza è sufficiente maturare un’esperienza che apre alla
totalità, all’assoluto, nel presente che già ora è dentro se stessi. |
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