F M O O |
||
L'ovvietà dell'ascensione 16 agosto 2003
Coscienza
è per certi versi ascensione verso più profondi gradi dell’essere.
Ascensione che, attraverso la conoscenza, permette alla coscienza di
perforare il sottile strato energetico che la condiziona ad un vissuto
comune relativo ad eventi entro la cui portata crescere per immettersi in
una realtà che, solo se recepita veramente, consente di concepire quanto
prima non poteva minimamente essere considerato. L’immissione
in una nuova realtà comporta la capacità a poterlo fare e presuppone un
adeguamento a tale forma di vibrazione, perché tutto vibra in funzione
del suo essere proporzionato e commisurato alla forma che assume. La
forma fisica è un insieme prodotto da vibrazioni sia di natura
corpuscolare sia di natura ondulatoria. Questo
comporta l’oggettiva difficoltà a non riuscire ad identificarsi in
pieno nel proprio essere perché, infatti, lo sviluppo avviene su piani
diversi che non hanno ancora raggiunto la omogeneità necessaria che
ingloba sia le dimensioni spaziali sia quella temporale. Questo
passaggio, quando avverrà, costituirà un’ascensione della coscienza
verso un suo più profondo stato del concepire la materia (dalla quale
trae spunto) come energia verso la quale esaurire la sua sete di
apprendimento nei confronti di ciò che le sfugge poiché di origine e
grado molto più sottile rispetto alla sua sensibilità di percezione. La
naturale propensione verso ciò che attrae è impressa in modo sostanziale
in tutta la natura e, nel delicato equilibrio dovuto alla sopravvivenza
(come continuità di ciò che è ormai noto), si colloca il tempo che
funge da filtro (sia per la continuità sia per l’evoluzione)
rallentatore nei confronti di uno stato neutro che, qualora attuato,
determinerebbe l’ annichilimento della materia stessa poiché non più
necessaria alla conoscenza. L’equilibrio
statico che s’insegue è comunque solo apparente perché, qualora
divenisse sostanziale, annullerebbe ogni forza attrattiva e repulsiva,
cosa che per l’appunto renderebbe impossibile la manifestazione della
luce stessa nella sua forma e corpuscolare e ondulatoria. Può
avvenire invece una fusione, logica e complementare delle forme che la
attuano, quando la natura si modifica come forma prendendo spunto da ciò
che in definitiva la costituisce, qualora il processo fosse inquadrato da
una focale di emanazione piuttosto che di assorbimento. Qualora
l’essenza che sprigiona diventasse fulcro attrattivo nei confronti della
sintesi dovuta e determinata dalla modificazione dei campi energetici
(spaziali e temporali) che confluirebbero, costituendolo, un piano di
sviluppo che in sé riassume quanto fin lì determinato (dai campi
separati ma in lenta e progressiva fase d’unificazione con graduale
assorbimento del loro essere in un unico essere formatore proprio del
nuovo piano di sviluppo). Quando
ciò succede c’è l’ascensione della coscienza. Ascensione
che è cosa diversa dall’espansione poiché nell’ascensione si
realizza e verifica il passaggio dimensionale che (anziché essere visto
come salto trascendentale nei confronti dell’immanente realtà così
concepita) diventa il logico sbocco, e meglio ancora germoglio, della
coscienza in un suo (attuato) più profondo stato d’essere. Ora
la coscienza è chiamata ad un passaggio di quinta dimensione dovendo
inglobare in sé la dimensione temporale, proprio come ha sempre
gradualmente fatto nel suo collocarsi sul piano temporale unificando
sempre meglio le sue caratteristiche spaziali. Le
dimensioni dello spazio possono veramente fondersi con quella del tempo,
solo quando c’è la capacità dello stato che le contempla; cosa questa
propria della quinta dimensione dove l’uomo risorge a nuova vita
conquistando l’immortalità del suo essere. Cosa questa logica,
plausibile e perfino ovvia poiché nell’ascensione, in questa
ascensione, l’uomo ingloba in sé gli elementi temporali e spaziali (che
potevano solo agire su piani differenziati che inseguivano l’unione come
sbocco sia per la continuità sia per l’esistenza stessa). Tutto
questo comunque si compone di “momenti” critici e particolari dove la
presa del possesso coincide con la perdita della natura (ondulatoria e
corpuscolare) che era necessaria per quel tipo di sperimentazione. Un’ascensione
è sempre una grande festa; un avvenimento, eccezionale e preparato, che
serve alla natura per concepire l’iter della sua vera natura. È
una nascita, è un risveglio, è una resurrezione; è essere vivi dentro
di sé riconoscendo che tutto è dentro se stessi e non oltre. |
|