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Messaggio d’amore in un’alba di luce

15 novembre 2002

Affinché ognuno sappia che questa è l’era del vero benessere, la era in cui l’uomo ritrova se stesso perché riconosce ed accetta il suo sé superiore, è indispensabile la presa di coscienza di questa nuova realtà a livello generale.

L’era del benessere non è una stagione che cambia e nemmeno un bel fiore che dopo appassisce. È ciò cu cui la natura deve costruire il suo divenire solidificando quei concetti che non appartengono al tempo ma gli provengono da una sfera in cui la realtà non è valutazione di un’ipotesi. Anzi mal si abbina all’ipotesi essendo già certezza di uno stato acquisito.

L’era del benessere è l’alba gioiosa dell’umanità. È la sfida vinta nei confronti dell’ego.

L’uomo ritrova se stesso poiché sa portarsi oltre il suo solo stato apparente ed ascende già in Terra, nel fisico e quindi da uomo, ad una sua dimensione superiore. Una dimensione di capacità dove l’essere (il se superiore) è presente fisicamente per realizzare il suo progetto di vita in maniera conforme alla sua decisione, senza che la materia abbia ad intaccare tale progetto non permettendo all’uomo di ricordare il perché dell’incarnazione.

La luce è la manifestazione della conoscenza. E non soltanto in modo simbolico.

Il ricordo, quello atavico, quello che riguarda per l’appunto la incarnazione, è la luce della conoscenza proiettata su uno scenario dove la realtà non può solo essere a livello mentale e quindi di pensiero, ma deve passare attraverso la forma, la cosiddetta energia pesante, la materia per intendere.

Il pensiero per attuarsi deve concretizzarsi nella forma, in “quell’agglomerato” energetico che è sintesi di trasformazioni stratificate per far sì che la coscienza abbia la conoscenza del suo stato.

Va da se che se la coscienza è universale deve anche possedere la capacità intrinseca a questo suo stato che si può definire pura consapevolezza. Consapevole certezza assoluta che così è.

E questa manca all’uomo ed alla materia. Non hanno la consapevolezza di ciò che sono e, da qui, il viaggio verso la scoperta di sé.

Solo che, nel frammezzo, bisogna costruire questa realtà e l’uomo ora può e deve farlo. Deve sapersi riconoscere in essenza per definirsi come sintesi. Per autodefinirsi in quanto nella capacità di poterlo fare.

Tutto sta nel doverlo fare e da qui l’augurio per la buona riuscita del progetto uomo nuovo. Uomo capace di essere e di esistere come essere universale che si veste della luce dell’immortalità per essere presente nelle sue dimensioni che fanno parte di tutto ciò che oggi può ancora apparire come cosmo sconfinato e profondità siderali.

Il benessere è una conquista, non un dono. Ed è tale quando si raggiunge quella sospirata metamorfosi che rende l’uomo libero. Veramente libero d’essere se stesso. Libero da stati mentali e condizionamenti che lo vincolano alla sua sola parte fisica della quale egli è l’indiscusso animatore.

Credere d’essere vittima degli eventi e succube di un ambiente troppo spesso ostile è per l’uomo una condizione necessaria per la rinascita. Per guadagnarsi il benessere.

Dopo (questo benessere) lo si deve solo estrinsecare per essere finalmente la metamorfosi (vivente) attuata; per essere quella datività spontanea che non è tale soltanto perché così si propone (in questo modo, come datività), ma è condizione dell’anima che elargisce conoscenza e serenità in quanto canale vivente dello spirito.

L’era del benessere è per l’uomo l’epopea della luce, dove questo termine (luce) non deve rappresentare una convenzione che unifica fratelli e popoli, ma la virtù di chi nel dare ha riposto la sua stessa essenza. Perché chi dà è luce di libertà, l’essere libero che, non trattenendo nulla per sé, non inficia niente con la sua struttura ed è simbolo di una cristologia sempre viva, sempre in essere che non disgiunge mai ciò che è unico in eterno.

Ed infatti non c’è il concetto, non c’è il pregiudizio o il vizio della forma piuttosto che della sintesi, c’è l’essere che è libero nel suo stato assoluto e come tale è capace di indicare i parametri per la riscoperta di sé, visto che l’essere è in ognuno.

Perché è la vita stessa che va (ri)scoperta e vissuta momento per momento.

Perché ogni momento è eterno, è assoluto in quanto completezza di sé e non emanazione progressiva in cerca di conferme attraverso la materia che deve comprendere tale stato.

Tutto è sempre, ed è questa la meraviglia che l’uomo deve scoprire. O riscoprire se ritrova se stesso, quel bene che è l’essenza della vita.

Ma per far sì che così sia, come già è, ecco che l’augurio deve diventare manifestazione di consapevolezza. Consapevole certezza che tutto è già dentro, ed è solo un’erronea interpretazione di sé che fa apparire piccoli e vincolati quando invece in questa piccolezza c’è l’universo. Ogni universo.

Libertà per l’uomo affinché, libero, sciolte le sue catene, sappia predisporre il cammino di luce per i suoi simili per una sintesi universale.

 

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