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La conquista

18 novembre  2002

Il benessere è una conquista, non un dono. Ed è tale quando si raggiunge quella sospirata metamorfosi che rende l’uomo libero. Veramente libero d’essere se stesso. Libero da stati mentali e condizionamenti che lo vincolano alla sua sola parte fisica della quale egli è l’indiscusso animatore.

Credere d’essere vittima degli eventi e succube di un ambiente troppo spesso ostile è per l’uomo una condizione necessaria per la rinascita. Per guadagnarsi il benessere.

Dopo (questo benessere) lo si deve solo estrinsecare per essere finalmente la metamorfosi attuata; per essere quella datività spontanea che non è tale soltanto perché si propone così (in questo modo, come datività), ma è condizione dell’anima che elargisce conoscenza e serenità in quanto canale vivente dello spirito.

L’era del benessere è per l’uomo l’epopea della luce, dove questo termine (luce) non deve rappresentare una convenzione che unifica fratelli e popoli, ma la virtù di chi nel dare ha riposto la sua stessa essenza. Perché chi dà è luce di libertà, l’essere libero che, non trattenendo nulla per sé, non inficia niente con la sua struttura ed è simbolo di una cristologia sempre viva, sempre in essere che non disgiunge mai ciò che è unico in eterno.

Ed infatti non c’è il concetto, non c’è il pregiudizio o il vizio della forma piuttosto che della sintesi, c’è l’essere che è libero nel suo stato assoluto e come tale è capace di indicare i parametri per la riscoperta di sé, visto che l’essere è in ognuno.

Perché è la vita stessa che va (ri)scoperta e vissuta momento per momento.

Perché ogni momento è eterno, è assoluto in quanto completezza di sé e non emanazione progressiva in cerca di conferme attraverso la materia che deve comprendere tale stato.

Tutto è sempre, ed è questa la meraviglia che l’uomo deve scoprire. O riscoprire se ritrova se stesso, quel bene che è l’essenza della vita.

Ma per far sì che così sia, come già è, ecco che l’augurio deve diventare manifestazione di consapevolezza. Consapevole certezza che tutto è già dentro, ed è solo un’erronea interpretazione di sé che fa apparire piccoli e vincolati quando invece in questa piccolezza c’è l’universo. Ogni universo.

Libertà per l’uomo affinché, libero, sciolte le sue catene, sappia predisporre il cammino di luce per i suoi simili per una sintesi universale.

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