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La capacità della coscienza di espandersi all'infinito 

10 luglio  2003

 

La coscienza si dilata quando, debitamente sollecitata, affronta percorsi che le iniettano l’energia necessaria per verificare stati diversi.

Per espandere la coscienza non è sufficiente porsi ma sperimentare. Sperimentare che vuol dire fare giusta esperienza anche rispetto a tutto ciò che, intangibile, viaggia su frequenze che ancora non appartengono. E non appartengono proprio perché manca il nesso che le rende accessibili anche sotto forma di visioni, percezioni, intuizioni o quant’altro la coscienza ha capacità di decifrare ed indi accogliere in sé.

Sembra che si sperimenti ciò di cui si ha coscienza, ma la coscienza assorbe anche in maniera illimitata tutto ciò che le proviene da stimoli ultrasensoriali ed in particolare dai segnali che le pervengono da mondi paralleli, anche se poi si preferisce catalogare tutto come inconscio collettivo.

Ma inconscio è ciò di cui non si ha coscienza e, anche a volerlo intendere in modo collettivo quest’inconscio, manca il riferimento verso tale fonte che per sua natura detiene e trasmette tutto ciò che è nel suo essere.

L’inconscio, così visto, è un grande serbatoio che si offre spontaneamente a chi, in qualche modo, diviene ricettivo nei suoi confronti.

Definendo l’inconscio gli si assegnano caratteristiche e funzioni verso cui fare riferimento anche per alleggerire la propria coscienza che, fatta un’esperienza, può ben scaricarne le scorie nell’inconscio collettivo trattenendo per sé la sola essenza, il succo dell’esperienza vissuta sperimentalmente.

L’inconscio è quindi il serbatoio che raccoglie tutto ciò che l’anima collettiva elabora a livello di coscienza per verificare quanto sia importante la conoscenza ai fini dell’apprendimento.

Tra conoscenza ed inconscio c’è l’abisso cosmico, la così detta caduta che bisogna ripercorrere per avere piena consapevolezza di sé.

Questo corridoio energetico, questa doppia spirale d’energia che risucchia a sé il contenuto di ogni esperienza e lo restituisce come riferimenti su cui operare a livello inconscio, è una dimensione: è la quarta dimensione.

Qui tempo e spazio fissano (le esperienze tempo spaziali si rincontrano in continuazione ad evidenziare altre possibilità di sviluppo e sintesi diverse rispetto a quelle precedentemente prodotte, dovendo anche comprendere che “quelle vissute fisicamente” sembrano uniche e reali perché l’uomo -nella sua condizione fisica- ha coscienza e ricordo solo delle stesse) la loro dimora energetica ed, in un’alternanza continua di ruoli e modi d’essere, costruiscono ciò che appare come divenire.

Il lento processo, che sembra pervadere e determinare l’evoluzione sulla Terra, è basato sull’autoascolto della propria dissonanza: si riesce a percepire ciò di cui si ha necessità perché manca l’equilibrio, e questa è una dissonanza nell’armonica essenziale che compone e comprende la vita. Se ci fosse completa armonia non si percepirebbe come bisogno qualcosa che manca alla propria condizione.

La natura percepisce in un modo e vi si adatta per conseguenza; la coscienza percepisce la mancanza di stabilità come intimo bisogno che solo l’anima può offrirle, e ne ricerca causa ed origine per soddisfare questa sua esigenza d’ordine e natura essenziale.

Solo attraverso il “possesso” di ciò che in apparenza sembra appagare si percorre una ben determinata condizione tempo spaziale ma, quando la si raggiunge, ci si accorge che la ricerca non è ultimata. Cosa questa del tutto normale perché, essendo nella parabola che determina il proprio percorso animico, si sottende a ben precise necessità di ordine e carattere fisico e metafisico per approfondire la conoscenza o conquistare la conoscenza.

In questo bivio il percorso si amplia perché c’è la possibilità di cavalcare l’oltre o restarne assuefatti: c’è la possibilità di attraversare il passaggio energetico determinato dall’inconscio collettivo, o continuare a fare riferimento allo stesso, espandendovisi, credendo di aver trovato veramente l’essenza energetica che alimenta la vita.

La quarta dimensione è di fatto pericolosa per la coscienza, anche se al tempo stesso indispensabile perché, vero banco di prova, determina l’accesso ad una dimensione – condizione superiore solo a chi ha maturato requisiti idonei a tale tipo di normalità.

Nell’autoselezione il principio costante è l’essere e, in funzione di ciò che ci si crede di essere, così ci si comporta per logica conseguenza.

L’io (l’egoicità in generale) deve sapersi autoesaminare e riconoscersi come condizione relativa ad una crescita che avviene solo concependo che la sperimentazione obbliga alla partecipazione che è comunque un banco di prova reale che invischia (in quel tunnel che si attraversa una prima volta quando si va a sperimentare) e che condiziona fortemente l’essere perché lo costringe ad una visione che, relativa e limitata, limita e relativizza alla condizione nella quale si diviene partecipanti inconsci del vero ruolo che si ha nella vita.

Del resto ripercorrere la spirale energetica in senso opposto, verso il ritorno, obbliga a presenziare in un regime energetico di forte intensità dove tutto costituisce elemento di assorbimento della propria attenzione poiché sembra che là risiedano le proprie paure o le proprie aspettative.

Sapersi riconoscere prima può aiutare a superare questa cortina energetica in modo consapevole, sapendo che, dovendola necessariamente attraversare, non si deve “credere” a ciò che sembra venire incontro ma a quanto ha invece determinato la volontaria Ascensione.

Questo passaggio è una ascensione è va fatto a livello cosciente perché, quando così non è, è solo l’inconscio (e pertanto la dimensione stessa, la quarta) ad “arricchirsi” dell’esperienza energetica prodotta che, recuperata, serve come attrattiva nei confronti di chi, simile, “soffre” della stessa dissonanza e la deve superare.

La necessità della quarta dimensione riguarda la Terra che, come madre, ha un suo corpo – campo energetico idoneo all’esperienza che la di lei natura (uomini compresi) concepisce e partorisce.

La conoscenza è da sempre il desiderio di quegli esseri che hanno intravisto, perché concepito, un oltre che si trova aldilà della cosiddetta barriera energetica che ospita (energeticamente) i figli partoriti dalla morte.

Questa conoscenza può apparire come una super coscienza, ma che non racchiude l’ inconscio, lo pulisce semplicemente; perché mette ordine in quel caos edificante (edificante per la quarta dimensione perché indispensabile per quel tipo di necessità) dove la Terra stessa sta sperimentando per concepire che esiste in funzione di un ordine superiore che può raggiungere, partecipando così ad un nuovo e più sottile contesto – concetto di vita.

La vita sulla Terra cambia in funzione dell’evoluzione ed in funzione dell’ascensione, ma tutto ciò riguarda la coscienza; un passaggio che la coscienza deve saper produrre per concepirsi oltre ad una dinamicità tempo spaziale che, se da un canto genera vita, parimenti alimenta solo quel genere di vita.

Il passaggio, per ciò che riguarda l’espansione della coscienza, è relativo alla coscienza stessa e lo può fare volendolo o dovendolo fare.

Oggi è possibile poterlo voler fare e quest’aspetto riguarda quelle coscienze che si sentono vicine all’armonia della grande anima, quella stessa anima che sta pilotando la Terra in quinta dimensione.

 

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