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Il fatto 12 maggio 2004 Assistere indifferenti a cambiamenti evolutivi risulta ben difficile se questi coinvolgono la struttura portante del sistema in cui si è inseriti. Pensare
d’essere immuni solo perché non interessati a ciò che si dice sulla
ascensione e sull’evoluzione planetaria corrisponde a coprirsi gli occhi
per non voler vedere ciò che invece è evidente realtà. Evidenza che sarà
via via sempre più percepibile in funzione di come ci si pone; in
funzione cioè di come si evita di coprirsi gli occhi o non voler sentire
richiami insistenti che provengono dal proprio profondo interfacciato con
la profondità dell’universo. La
profondità che si coglie dentro di sé è proporzionata alla profondità
che si può percepire dell’universo. Questa
proporzione va sempre rispettata. Anche perché si impone in automatico in
chiunque voglia solo e semplicemente considerarne l’evidenza. O subirne
gli effetti restando inconsapevole vittima di un sistema che non ammette
deroghe e che invece premia ricerca e conoscenza. Sapere
che qualcosa deve accadere è estremamente importante. Può servire, se
non altro, per iniziare ad indagare. Per cogliere dal proprio profondo,
dalla profondità del proprio essere, risposte ed indicazioni che sono
utili in ogni caso. Utili per proseguire o per evitare di dedicare tempo
ed energie a ciò che non viene interpretato come realtà possibile. Però
solo dopo aver provato per lo meno a verificare “il fatto” dentro se
stessi. La
conoscenza è un attributo che va coltivato evitando che il vecchio
occluda il nuovo. Evitando cioè che una realtà che appare consolidata
diventi un insormontabile ostacolo nei confronti del nuovo che
l’evoluzione propone ed in fondo impone.
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