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La grande sfida (fallita)

2 aprile 2004

Definire grande un progetto di natura cosmica appare finanche ridicolo se a fare tale considerazione sono esseri che a malapena si affacciano nello spazio e nulla sanno di in cielo interiore che collega e congiunge “il grande al piccolo”.

La trasmutazione che avviene in un corpo fisico quando la consapevolezza in ciò che si è sulla Terra raggiunge l’apice (e cioè il punto critico che “separa” la materia dall’energia rendendo quest’ultima operativa ed in grado di assolvere compiti inerenti alla fisicità perché attinenti alla stessa ed a ciò che la fisicità deve diventare perché può) rende evidente quanto poco si sia capito della struttura umana e terrestre in generale.

L’energia sottile, che avvolge e permea la fisicità tutta, è propria di un mondo che non appartiene se resta “separato”, per la coscienza, dal proprio modo di essere, vivere e concepire la vita.

La vita energetica è realtà di fatto solo quando si manifesta alla propria sensibilità. Quando cioè si coglie l’energia in modo diretto, senza dovere usare nient’altro che i propri sensi per avere libero accesso nel mondo della ultrasensibilità.

La presa di possesso di tale capacità è l’emblema che contraddistingue chi, attraverso un percorso di ricerca e crescita, coglie e realizza la giusta sintesi tra corpo e mente perché concepisce l’anima.

Il tema dell’animazione (evidente limite e contraddizione del mondo fisico nei confronti di qualcosa che gli sfugge e che pertanto genera relatività, separazione ed un conseguente aldilà da se stessi), di come cioè l’energia “divenga materia” senza averne coscienza (e quindi ricordo del suo stato essenziale), è l’aspetto secondario di un tema molto più vasto e che in effetti è il piano di sviluppo planetario verso il quale devono confluire mondi, uomini ed aldilà.

Mentre può sembrare semplice, in apparenza, individuare gli uomini, resta più complessa la definizione dei mondi, così come dell’aldilà che può ben configurarsi come mondo ma che resta tale (aldilà) perché così lo si è impostato. Perché così l’uomo lo ha impostato.

Per mondi bisogna intendere gli universi sottili (dimensioni) che caratterizzano coscienze (relative a tali universi) dando loro il giusto stato di appartenenza ad un livello energetico relativo configurabile nella “fisicità” che riescono ad esprimere (e che non è detto che debba essere la tipica materia che l’uomo concepisce).

La fisicità, in ambito energetico, può ben essere l’invisibile che viene determinato dalla incapacità di chi non ha sensi e coscienza adeguati a cogliere aspetto e consistenza di tale stato.

Stabilire un rapporto tra la propria coscienza e le proprie potenzialità è invece il tema costante che interessa chiunque, sulla Terra, si affacci alla sua interiorità.

Volendo considerare la forma (la fisicità dunque) l’aspetto pratico e funzionale al ruolo e la coscienza invece quella parte di sé che intravede potenzialità relative ad un oltre se stessi (invisibile perché la propria conformazione non permette di averne immediata consapevolezza), forma e coscienza devono stare in un rapporto di reciprocità in equilibrio.

Così che, se la coscienza acquisisce capacitò che la proiettano in dimensioni più sottili dell’esistenza, anche il corpo, se lo si vuole, può mutare la sua struttura ed assumere caratteristiche in linea; trasmutando se stesso. Trasmutando se stesso perché una coscienza adeguata glielo consente ma non glielo impone.

Costringere del resto il corpo senza coinvolgerlo sarebbe un sopruso nei confronti della dignità di un’energia, quella del corpo, che a sua volta deve comprendere e non subire. Deve essere in grado di acquisire la necessaria consapevolezza delle sue possibili capacità e del suo poter presenziare in piani di coscienza dove il corpo fisico non ha facoltà di accesso.

Cosa questa che, se attuata, consente di potere agire in mondi paralleli la cui struttura accetta e non respinge un uomo (e quindi non soltanto la coscienza di tale uomo) con un corpo idoneo a muoversi in tale ambiti.

Cosa questa che avrebbe dovuto essere conquista della “passata” umanità, sfida fallita ed uomo ancora troppo lontano addirittura dal concepirne il semplice significato.

La Terra però sta assolvendo al suo compito. Si sta cioè portando in linea col progetto planetario di crescita e sviluppo oltre i sistemi di naturale appartenenza per entrare a fare parte (avendone coscienza) di una coscienza entro la quale orbitano galassie in formazione di apprendimento di schemi energetici atti a garantire quella stabilità indispensabile alle dimensioni per potere sussistere nelle profondità dell’essere che determinano (e sono) l’universo mentale.

Ecco che allora ritorna attuale il vecchio progetto, indispensabile ora all’uomo affinché possa essere sincrono con la sua nuova Terra ed in linea coi moti celesti che, coinvolgendo in modo fisico, danno la giusta vibrazione al rinnovamento ciclico su basi sempre più profonde.

Indubbiamente l’impreparazione umana all’evento non agevola e costringe ad accelerare il processo di trasmutazione in chi (comunque per sua libera scelta ed a condizione che coinvolga la sua stessa fisicità) ha maturato una consapevolezza adeguata a supportare il nuovo, il cambiamento.

Questa nuova coscienza è indispensabile affinché possa esserci la trasmutazione energetica: non si può concepire di essere ciò di cui si ignora persino le esistenza.

Avventurarsi nel nuovo deve presupporre competenza. Essere per lo meno nella condizione di non doversi tirare indietro per un nonnulla; o semplicemente perché si ignora che l’energia, a livello di energia, ha caratteristiche diverse da come la si concepisce e percepisce con il corpo fisico.

Avventurarsi nel nuovo deve presupporre aver superato la paura connessa alla morte fisica e, per l’uomo, questo è l’ostacolo più grande. La sua cultura, le sue credenze sono un limite quasi invalicabile e, se non fa piazza pulita (senza necessariamente doversi definire ateo come se fosse la conseguenza a tale scelta) non restando quindi ancorato (o intimorito) a luoghi comuni o superstizioni, ci sarà sempre un blocco psicologico che frena e non consente di oltrepassare la soglia che immette nell’ultrafisicità; che è ancora una condizione terrena, ma consente di iniziare ad approfondire (esaminandoli) quei temi che sono basi per la vita sulla nuova Terra.

Del resto è anche logico che debba esserci questo presupposto di base.

Se così non fosse, se le cose non stessero in questo modo, significherebbe proiettare gli uomini (tutti indistintamente) in un “luogo” nuovo, prigione per quelle anime che credono che la fisicità sia l’unico bene da godere e “conservare” (cosa che infatti fanno incarnandosi continuamente per in fondo dovere approdare, attraverso le opportune esperienze, esattamente allo stato di coscienza che consente di entrare a fare parte di reami più profondi).

L’essenzialità di questo processo non può essere modificata a livello generale e se vogliamo nemmeno nel particolare, anche se in questo particolare momento esiste una enorme disponibilità ad agevolare tutti coloro che decidono di andare ad abitare il nuovo mondo.

Questa disponibilità è dovuta ad una “non colpa” a livello generale da parte dell’umanità perché ancora ignorante rispetto al tema, all’evoluzione planetaria ed alla realtà sottile che permea la fisicità e la rende (la fisicità) viva.

Ha sicuramente responsabilità chi conosce e tace, non chi ignora la cui unica colpa è non aver cercato.

L’assurdo poi è non cercar dentro ciò che, ipotizzato fuori, diventa tale proprio a causa della coscienza generale che investe chi, incarnandosi, va a far parte di comunità, paesi e nazioni.

Comunque questo è discorso a parte.

Ora preme molto di più dare una sollecitazione a tanti che, in bilico poiché potenzialmente pronti come coscienza, sono ancora distanti dall’avvenimento perché non ne hanno nemmeno sentito parlare.

La metamorfosi dell’uomo non può avvenire a livello inconscio perché è esattamente sul contrario, sulla consapevolezza dunque, che si basa in mondo nuovo.

Ecco quindi fatti nuovi pronti a sensibilizzare e a far drizzare le antenne (sottili di cui tutti gli uomini indistintamente dispongono) a chi può maturare in fretta per essere pronto “ancora più in fretta”.

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