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Grande anima, grande madre 22 aprile 2003
Riconoscere
la divinità nascosta di Madre Terra, ed il ruolo fondamentale che svolge
per l’elevazione spirituale della materia, è essenziale per comprendere
che la funzione dell’uomo è da sempre legata a quanto la Terra esprime
e manifesta. La
spiritualizzazione della carne, e della materia in genere, è il tributo
che la Terra paga nel suo percorso ascensionale per potersi definire
pianeta sacro. L’uomo
è per la Terra un figlio ed è composto da tutto ciò che compone la
Terra; sia a livello fisico, sia a livello energetico, sia a livello
animico. Lo
sviluppo dell’uomo è un’espressione sintetica costante e continua
atta a generare forme la cui caratteristica principale è la coscienza.
Coscienza di essere ed esistere in funzione di qualcosa che può essere la
propria indole genetica, come pure l’affermazione di un principio agente
che si manifesta per specificare che ogni cosa ha un’anima se prende
coscienza di questo suo stato che va oltre qualunque relatività poiché
ha in sé il seme dell’essenza. Sul
contenuto di questo concetto la Terra estrinseca la sua datività nei
confronti dell’uomo e della natura in generale permettendo che, da un
input generale dove si pensa che vita sia un derivato di un genere
frammisto con un soffio che gli dona l’animazione, si venga a
manifestare la profondità dell’essere, presente da sempre in ogni cosa. La
coscienza è il veicolo attraverso cui la forma concepisce che essere è
assolutezza di uno stato completo, che appare relativo solo perché la
coscienza (per l’appunto) non ha ancora maturato il processo della
consapevolizzazione che trasforma la struttura in essenza, permettendo
alla manifestazione di non subire il lento logorio che fa della coscienza
elemento di sviluppo, e dell’assoluto l’accezione divina dipendente da
un fattore comunque esterno al proprio essere tanto da potersi spiegare
soltanto con un “salto” trascendentale che in qualche modo accomuna
realtà separate e ben distinte. La
consapevole certezza è l’è
che si esprime, non l’io che cerca di comprendere sperando così di
elevare il suo stato a forme di vita in grado di soddisfare ogni esigenza
fino al punto di essere nella condizione dell’autodeterminazione sia per
ciò che concerne la sintesi, sia per quanto riguarda l’essenza. In
effetti è il modo di vedere che crea la difficoltà nel potere
considerare la vita come espressione di un unico essere che è sempre tale
poiché assoluta pienezza del suo stato non per forma ma per sostanza. Ed
infatti, considerando l’essere dall’interno della consistenza (che si
può anche definire manifestazione), ciò che appare è solo evoluzione in
progresso; anche perché, da una visione proiettata verso l’esterno, non
si può cogliere ciò che (per potersi definire assoluto) può solo
trascendere la forma. Se
invece l’assetto sostanziale viene vissuto nell’interiorità della
sostanza, ci si rende conto che la sostanza è divina poiché comprensiva
del suo stesso essere che è perennemente tale. Come
dire che l’assoluto è tale perché non lo si può determinare, ma è
solo l’espressione della potenza divina; e che l’immobilità del suo
essere è oltre qualunque ipotetica creazione dovendosi attribuire alla
creazione la limitazione di un essere pensante che, pur se ipotizza al
massimo, proprio perché ipotizza, immobilizza in qualcosa che solo visto
dall’interno può apparire come progressione che stabilisce un contatto
tra chi pensa e chi agisce (differenziando per giunta l’azione in più
parti, tante quante se ne possono attribuire a forme di vita che in un
processo ascensionale riassorbono il tutto per proiettarlo verso l’unità
–centrale ma non per questo sostanziale poiché requisito di una mente
che, anche se illuminata, non può comprendere se stessa). Anche
se ciò può apparire come divinità, è soltanto una sfaccettatura della
visione che si contrappone all’essenza della vita che nella sua
straordinaria semplicità è consapevole veramente di se stessa. E senza
bisogno di creare per dimostrarlo (anche perché equivarrebbe a dover
dimostrare qualcosa a se stessa). La
Terra non è esente da questo processo di apprendimento in consapevolezza
e, ciò che apprende, trasmette a chi a sua volta (in maniera possibile)
deve apprendere attraverso il filtro che la Terra determina nel suo essere
figlia e madre. Figlia dell’universo e madre dei generi che in lei
trovano vita ed esplicazione. Considerare
la Terra come pianeta vivo deve spingere a contattarne l’essenza nella
molteplice manifestazione di cui si compone. Basti
pensare a quanti esseri vivi racchiude in seno al suo essere per doversi
rendere conto che l’uomo è sì un figlio, ma non
l’unico figlio. E nemmeno quello più evoluto. L’uomo
racchiude in sé l’evoluzione ma la manifesta in modo sommario ed
irrisorio. Perché non si rende conto della sua parte sottile che,
sfuggendogli, non gli consente di interagire con quanto, a sua volta, la
Terra esprime ed interpreta a livello sottile ed animico. Consolidare
un passaggio significa esprimere una condizione. Oggi l’uomo è chiamato
ad esprimere una nuova condizione; consolidando ciò di cui ha certezza
per approfondire bene quanto invece gli sfugge a livello energetico
sottile. |
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