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Garanzie 30 settembre 2004 La
ragione per cui un uomo nasce
dipende da molti fattori concomitanti. Partendo
dal presupposto che, una volta nato, è l’uomo a decidere per sé (sia
pure influenzato da famiglia, società ed ambiente), tutto sembra
scorrere ed esaurirsi in ambito della fisicità soltanto. Se
invece si considera la nascita come sviluppo di un progetto esaminato
nei minimi dettagli perché deve consentire la messa in opera di
condizioni che coinvolgono tanti e dal cui esito dipendono un’enorme
quantità di possibili manifestazioni che orbitano in seno alla nascita
stessa, è evidente che il programma non può riguardare la sola
componente fisica. Del
resto, se così fosse, tutto si esaurirebbe con la morte fisica e, anche
volendo ammettere una continuità della vita nell’oltre fisicità,
questa avrebbe come origine la nascita in Terra. Cosa che non
spiegherebbe come mai esistono esseri che hanno maturato comprensione ed
esperienze tali possibili solo attraverso più esistenze. La
certezza in questo non deve essere un atto di fede, ma comprovata da ciò
che in se stessi offre debite garanzie. Garanzie che vanno ricercate.
Cosa per nulla difficile perché si tratta di reperirle in se stessi. Conoscere
se stessi implica anche questo. Pertanto è opportuno approfondire
questo aspetto per rendersi effettivamente conto di chi si è. Chi si è
non soltanto a livello fisico, ma in quanto essere che vive su più
piani di coscienza e che, quando si manifesta in Terra, lo fa portandosi
dietro un suo bagaglio esperenziale che dimentica ma che può
recuperare. Ricordare
il proprio passato, relativo ad incarnazioni vissute alla ricerca della
propria identità, è la conseguenza di uno stato di coscienza che vede
oltre quello che la sola terrenità non consente. Si
può conoscere il proprio passato quando si è in grado di accettarlo
come essenziale alla propria crescita maturata in un ambito dove la
fisicità non ha il valore di vincolo assoluto. Si può conoscere in
quanto esseri che vivono oltre la fisicità stessa e pertanto oltre
quella che è la morte fisica. Capire
di essere vivi sempre e comunque fa superare tanti ostacoli etici,
religiosi ed anche morali. E ciò permette di accettarsi per come si è
stati senza giudizi e condanne; unicamente come ricordo di esperienze
vissute. Accettarsi non a livello di coscienza umana, perché l’essere
che concepisce l’oltre e le sue vite vissute è oltre la coscienza
fisica propria dell’uomo in Terra. L’identificazione
nel proprio essere superiore (ciò che l’uomo è oltre la cortina
dell’eterico e quindi oltre la fascia energetica in cui stazionano ed
operano tutti coloro che non hanno ancora concepito l’unità,
ritrovandosi per questo a ripercorrere cammini dovendosi ancora
reincarnare per avere ulteriori possibilità) pone l’uomo nella
condizione di sapere perché è sulla Terra, qual è il compito e come
fare ad attuarlo. L’essere
interiore che è nell’uomo ma che non è l’uomo, visto che egli non
lo conosce né sa come riconoscerlo identificandovisi, non scende sulla
Terra se l’uomo non sale in cielo. E
per farlo bisogna che l’uomo capisca bene verso cosa va incontro perché,
una volta avviata la “procedura”, non è più possibile
interromperla. Si diventa un essere diverso che, nato, non può più
morire perché ormai oltre gli schemi fissati dal piano eterico per
essere attuati sulla Terra. |