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Entele

25 agosto  2003

 

L’indubbio apporto che la scienza da alla coscienza è confermare tutto ciò che, concepito a livello intuitivo perché trasmesso da piani sottili, diventa realtà.

L’apporto che la coscienza da alla scienza è spingere la ricerca sempre più verso il sottile, così che proprio quel sottile, prima invisibile, diventi realtà appurata e tangibile.

Sperimentare nel sottile è appurare la vita a livelli energetici di non facile comprensione, vista l’enorme difficoltà che si ha addirittura nel riuscire a stabilire un contatto.

Il mondo invisibile resta tale e misterioso, e quello tangibile l’unica forma di vita accettata proprio perché manca la congiunzione energetica cosciente tra i due. Manca una coscienza unificata di queste due realtà.

Questa coscienza unificata porterebbe a concepire in modo globale e diverso tenendo conto che la manifestazione terrena è uno spaccato della realtà; solo una parte della stessa.

Stabilire un contatto e meglio ancora un rapporto con una mente superiore e di natura diversa rispetto a quella ancorata alla semplice fisicità, è il primo vero passo che l’uomo deve compiere per l’unificazione di parti stratificate del suo stesso essere.

Attribuire questo contatto a figure aliene o ad entità di vita che meglio rispecchiano e rappresentano la luce quale vettore di conoscenza è significativamente ininfluente, perché meglio sarebbe concepire che si sta dialogando con una parte più profonda di sé. Anche perché solo concependo si acquisisce coscienza, giusta coscienza a potere essere contemporaneamente presente ed agente in più mondi, in più dimensioni dell’essere.

La condizione umana rappresenta solo una parte della forma di vita uomo, una parte anche molto limitata poiché relativa al solo periodo dell’incarnazione.

Gli esseri di luce sono uomini di altre dimensioni che hanno raggiunto un elevato stato di coscienza che permette loro di concepire in conformità del pensiero divino attraverso il quale la manifestazione è presente a più livelli unificati e contemporanei.

Già questo è un concetto di non facile comprensione se prima non si è aperta la porta del cuore per cominciare a sentire e percepire ciò che i sensi fisici non sono in grado di cogliere. E giustamente, poiché sono organi di percezione fisica che, solo affinati, possono portarsi in linea con l’eventuale uomo capace di unificare in sua coscienza più stati d’essere sempre più tendenti al profondo ed all’unificazione della forma con la sostanza.

Anche perché non si tratta di abbandonare la forma a favore della sostanza, ma far sì che la forma diventi compartecipe di sue profonde e sottili possibilità attualmente riposte in un piano energetico con il quale potrà e dovrà avvenire il connubio.

La spiritualizzazione della materia si concretizza attraverso la spiritualizzazione dell’uomo in quanto egli detiene in sé sia la forma sia la sostanza, ma deve prenderne vera coscienza. E deve farlo durante il suo percorso terreno poiché nella Terra è riposto il suo seme fisico.

Capire che tutto questo è già realtà consolidata, ma che non appartiene ancora poiché non concepita, è compito della scienza.

La scienza del terzo millennio dovrà e potrà chiarire i tanti punti oscuri che ottenebrano le coscienze ma per farlo dovrà prima concepire che il mondo sottile, verso cui rivolge le sue attenzioni, è veramente vivo; ed in grado di vivere a prescindere dalle giuste ed esatte osservazioni scientifiche fino a qui condotte.

Ecco che allora e solo così il mondo sottile potrà veramente essere a disposizione per dar vita ad una nuova condizione che, attuata, determina un’ascensione collettiva dove il genere risorge e si rinnova.

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