F M O O

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La quarta è accertabile, la quinta accessibile, la sesta plausibile.

Le tre dimensioni superiori dell’uomo

26 dicembre 2002

Il passaggio ad una nuova dimensione comporta un’incognita da dovere calcolare se non si vuole correre il rischio di restare irretiti nella via di mezzo che separa, e dove non si è ancora la nuova forma psicofisica capace di sapersi muovere nel nuovo ambiente.

Del resto questo è anche normale perché, tra prendere coscienza ed essere, c’è sempre di mezzo una situazione di passaggio e di relativa verifica.

Verificare di essere implica conoscere. Conoscenza di quanto si deve fare e del modo in cui farlo. Perché un cambio dimensionale è sempre vita commisurata ed appropriata al nuovo stato con, in esso, un relativo ruolo.

Le dimensioni superiori dell’uomo sono per l’uomo una grossa incognita che può diventare grave se le stesse rimangono incombenti per ché occulte.  

L’occultismo è uno strumento della conoscenza. È studio della Luce con relativa spiegazione.

Occultista può solo essere chi su se stesso sperimenta ciò che poi illustra.

Senza questo presupposto bisogna essere molto cauti nell’offrire alla altrui coscienza ciò di cui non si ha cognizione e capacità.

La cognizione della Luce apre la porta ma poi bisogna attivare su se stessi la dimensione in cui la Luce opera direttamente attraverso la propria coscienza che, contemporaneamente, è elevata ed inclusa nella stessa dimensione. Perché, altrimenti, non è possibile essere presenti in ciò che non si è. Non si è ancora in tale dimensione.

Ovviamente la presenza è l’imprescindibile condizione che afferma uno stato d’essere.

Rientrare comunque nel proprio limite (sapere di esserci in questo limite a prescindere dai voli che immaginazione e fantasia fanno fare) è importantissimo. È estremamente importante fissare in se stessi il limite che si riesce a concepire per, arrendendosi alla propria impossibilità nell’andare oltre, aprirsi a quanto l’oltre stesso offre e dimostra nella sua emanazione di Luce.

Aprirsi all’oltre è già uno stato di coscienza. Uno stato di coscienza che immette proprio verso dove è normale che si possa e si debba essere, ma senza la presunzione di volervi essere perché si è capito.

Capire non è sufficiente. È già in sé una buona cosa, un’ottima cosa, ma non è ancora concepire.

Solo attraverso la concezione si passa alla consapevolezza.

Tra capire, concepire ed essere consapevoli c’è la formattazione delle tre dimensioni superiori dell’uomo. C’è l’applicazione di ciò che è contenuto in se stessi e deve venire fuori come realtà della quale si ha possesso.

Questa realtà invisibile è il fulcro contenitore dell’essere, di quell’essenza che è tale fino a che non viene trasformata in essere proprio perché si è in grado di esprimerla da se stessi.

Si emette ciò che si concepisce attualizzando un processo di consapevolizzazione che, attraverso la ricerca, porta inizialmente a capire per poi, gradualmente, farlo proprio a tal punto da risultare del tutto normale esprimersi in funzione di quanto si è concepito. Così normale da essere diventati esecuzione di una consapevolezza innata che viene in superficie solo perché, essendosi arresi alla propria parte interiore (le dimensioni superiori dell’uomo che trasformano la coscienza in pura consapevolezza) viene meno quel velo energetico (proprio, soggettivo -ma anche collettivo perché espressione della specie- ed in definitiva egoico in quanto strato dimensionale vivente per il proprio essere centrati nella terrenità) che fa da censore verso l’apertura ai piani superiori dell’essere rispetto ai quali non ancora predisposti ed iniziati.

L’iniziazione rappresenta l’apertura verso l’ottenimento di un determinato grado di conoscenza così che la coscienza ne possa usufruire allineandosi con un ben preciso stato di capacità (relativo e commisurato).

Il cammino resta sempre personale poiché ogni essere deve sapersi spogliare del proprio senso del profitto e dell’affermazione (personale) se vuole riuscire a fare parte di un’organicità interiore che, proprio per questo, è racchiusa in seno al proprio stesso essere come essenza da saper riconoscere, sviluppare ed attualizzare.

Si passa da una condizione d’apprendimento forzoso attraverso karma ed esperienze nella carne, alla sublimazione della carne poiché in grado e nella condizione di saperla indirizzare verso i più alti gradini dell’esistenza. Perché se l’uomo si trasforma in Terra, mentre è carne, anche la carne può (se l’uomo ne è all’altezza, glielo consente ed ha capito il vero spirito della sublimazione dell’essere in essenza) ascendere alla sua condizione spirituale connessa a quanto l’uomo (sempre in Terra) può manifestare come completezza di sé.

Del resto da sempre l’uomo ha uno strumento fisico capace ma non attivato a scopi superiori. Scopi connessi ad una funzione energetica di capacità e non d’adeguamento e sopportazione poiché vincolo umano destinato a perire mentre l’uomo, forse, può rinascere in una o qualche altra dimensione.

La capacità attuale della coscienza umana può compiere il passaggio dimensionale: può aprirsi alle sue dimensioni nascoste e far brillare (nel senso di fare letteralmente esplodere) il Sole interiore. Sole che, quando si mostra ed appare, sta uniformando le varie componenti dell’uomo alla sua struttura ideale per essere (egli) contemporaneamente presente nell’insieme dimensionale che è la realtà stessa.

Si tratta di concepire di possedere organi commisurati alle diverse dimensioni e che, se questi organi non diventano contemporaneamente attivi, si sarà sempre presenti in modo alternato ora in una (dimensione) ora in un’altra o, per meglio dire, non si ha la consapevolezza di essere già presente nelle stesse (tanto da avere bisogno di stati di coscienza diversi e comunque non attinenti alla vigilità ordinaria).

La vigilità è il termometro della propria situazione interiore ed esteriore. Deve rappresentare la fusione tra realtà parallele che non possono più restare tali proprio per il passaggio dimensionale che l’uomo come collettività, e la Terra in primis, si accingono a fare.

Ecco che allora nella nuova dimensione sono necessari organi adatti; organi che l’uomo ha gradualmente sempre più esplorato, concepito e raffinato (sia pure in modo non vigile ma inconscio per ciò che riguarda la sua condizione fisica di essere evoluto come specie sulla Terra) possono ben venire in superficie perché il cervello dell’uomo è ora nella condizione di potere vibrare ad una frequenza commisurata ad una sopportazione psichica rispetto a ciò che, in precedenza, sarebbe apparso come terrificante, illogico ed estremamente inconcepibile.

La nuova dimensione verso cui Terra ed uomo sono proiettati prevede il riassorbimento della coscienza maturata nel tempo e ciò significa anche il ricordo; cosa questa d’incredibile attualità ma anche di indicibili possibili nevrosi. Perché si tratta di riappropriarsi di una dimensione relativa alla dipartita dell’uomo quando dalla carne passa ad uno stadio diverso poiché muore.

Questo è un aspetto fondamentale verso il quale occorre essere, più che predisposti, preparati: per non subire stati così imprevisti che potrebbero provocare non soltanto panico, ma anche e maggiormente effetti deleteri a livello coscienza, psiche ed anche spiritualità.

Ritrovarsi proiettati dove si crede sia l’aldilà non è né bello né piacevole, e non si può lasciare a fedi e credenze l’incombenza di pilotare uomini non ancora in linea con la nuova futura condizione.

Sarebbe una catastrofe.

Così viene in aiuto dell’uomo ciò che da sempre è dell’uomo ma che è rimasto occulto ed occultato perché non ancora in linea coi tempi.

L’allineamento dimensionale prevede (e rende possibile) facoltà umane diverse da sempre latenti poiché relative a dimensioni interiori; sempre presenti nell’uomo ad un livello di coscienza non vigile in quanto proprie di mondi dove la fisicità ha un contenuto ed una accessibilità completamente diversa.

Queste dimensioni caratterizzano un’energia diversa rispetto a quella che l’uomo comunemente concepisce e che gli da il metro ed il significato dell’evoluzione.

Così come l’uomo non vede (e non percepisce nemmeno attraverso i suoi sofisticatissimi marchingegni) la dimensione relativa ai trapassati perché non ha ancora concepito viva questo tipo di energia, parimenti non è nella condizione di sapersi indirizzare verso una sua dimensione interiore che prevede tutto questo.

Si può anche dire comunque che l’uomo non può ancora vedere perché non è entrato in questa dimensione: in questa particolare vibrazione sua interiore che ha la stessa frequenza di quella che la Terra sta via via assumendo e che, per conseguenza, trasmette a tutto il suo essere, uomini compresi.

Diventa in questo modo (proprio perché la Terra come pianeta sta facendo da teletrasporto verso la nuova dimensione che comunque riguarda ogni collettività che nella stessa Terra è manifesta in quanto vita qualunque possa essere il suo stadio evolutivo) facile ed anche semplice per l’uomo l’attivazione di ciò nella sua interiorità vibra a quella stessa frequenza.

Il problema è, e lo si sottolinea, la coscienza non ancora preparata verso questo divenire essenziale e non lineare.

Più in fretta l’uomo entrerà a far parte di questa nuova concezione ascensionale (e non più dinamica), più semplice sarà il passaggio.

Se ne parla e se ne deve parlare per far sì che sempre meno risulti un’incognita ed anche un enorme imprevisto.

Del resto la coscienza è fatta per assorbire esperienze: basta saperla predisporre in tal senso e l’uomo ha già in sé ogni opportuno strumento da risvegliare per potere superare facilmente l’esame. Le dimensioni, sue, superiori sono già attive poiché tanti le stanno contemporaneamente attivando. È una risonanza che permette alla vibrazione di espandersi così da realizzare “un’esplosione a cascata” che inizia a far vedere il prossimo futuro.

Chi sa deve aiutare. È un suo preciso dovere più che un compito.

Se non si è al servizio allora non si è capito cosa vuol dire spiritualità e si sta cavalcando il proprio io inferiore che da tutto ciò vuole trarre profitto e gratificazione.

Io sono è un complessivo e non l’individualità che gode del suo stato di benessere senza considerare l’altro come se stesso.

L’assorbimento di ciò che si è è la forza interiore che si esprime raggomitolando il tempo in uno spazio che non ha bisogno di consistenza fisica; e questo apre la porta (all’uomo) all’immortalità poiché, rendendosi conto di essere già vivo dove dovrebbe trovarsi solo dopo essere morto in Terra, non può spaventarsi né preoccuparsi di trovare in tale contesto gli abitanti che ne fanno parte.

Ma la coscienza deve capirlo e concepirlo prima che ciò accada. Deve essere nella condizione della chiara visione dei mondi interiori, mondi con i quali fin da adesso può interagire perché presenti, per assonanza vibratoria (ed anche altro, tant’altro…), nella struttura fisica dell’uomo. Nella sua parte più sottile e più ignota ed indecifrata a cui si ricorre quando non si sa bene come far quadrare i conti con manifestazioni che esulano dall’ordinarietà ma non prescindono dalla fisicità.

Nel cervello umano sono nascostamente evidenti queste dimensioni. Sono occulte perché bisogna (ogni uomo per sé) essere in grado di conoscere tale realtà e, affrontandola, aprire la porta dell’ignoto per permettere al vero presente di fare parte della propria realtà.

L’ignoto è tale perché occultato in un contesto che, se non viene affrontato, va ad alimentare un inconscio che vive per suo conto ma di cui si è sempre parte integrante.

Per far sì di integrare questo ignoto in se stessi occorre concepire la realtà nel suo aspetto sostanziale; che non può prevedere che nello uomo una gran parte del suo cervello resti inutilizzata ai fini pratici in una realtà (relativa, ben per questo relativa) da affrontare con poche armi potendo invece essere nella condizione di addirittura animarla. Essendo al servizio!

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