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Deprogrammare l'ego 11 ottobre 2003
Alla
base d’ogni sistema c’è una struttura che ne permette l’esecuzione.
Un sistema collassa su se stesso quando la sua struttura di base non è più
in grado di supportarne l’esecuzione, e di proteggerne l’integrità.
La struttura è la condizione necessaria affinché automatismi ormai
consolidati entrino in funzione ogni qual volta se ne presenta la necessità. La
struttura che permette all’ego di esprimersi dipende da più fattori
concomitanti. Uno comunque sovrasta su tutti ed è la mente che, a mò di
sentinella, vigila ed intercetta pensieri, retaggio questi
dell’inconscio collettivo e corpo energetico della Terra sia per quanto
riguarda gli uomini, sia per tutto ciò che della Terra fa parte e la
costituisce. La
mente (centro energetico di sviluppo e sintesi della forma, preposta e
al coordinamento dei vari sistemi che regolano i flussi che vitalizzano le
varie parti del corpo, e all’elaborazione di dati ed informazioni
sia a livello visivo sia intellettivo) rappresenta la struttura di base
dell’ego nella quale, purtroppo, lo stesso si identifica. Ciò
comporta una “disfunzione” della mente che, anziché sovrintendere in
maniera logica e razionale ai compiti cui è preposta, credendosi l’ego
trascura questi ultimi relegandoli in quell’inconscio collettivo del
quale dovrebbe avere competenza in relazione a funzione e funzionalità. L’interconnessione
quindi tra corpo ed ego, anziché avvenire attraverso la mente in quanto
“organo” cosciente che elabora e sviluppa progetti, avviene attraverso
un ego-mente che non è centrato né ad essere corpo, né mente, né ego;
ma qualcosa di similare che, comprendendo tutto, sviluppa automatismi al
di là di un controllo diretto e pertinente. Le
cose funzionano lo stesso, è vero, ma grazie all’acquisita capacità
delle singole strutture di sapersi autoamministrare in virtù delle
esperienze maturate nel tempo. Però questo è un adattamento del sistema
a qualcosa che è intervenuto a sviare la sincronicità con le varie
interconnessioni. E da ciò ne deriva un corpo che, anziché migliorarsi,
degrada e nel cercare appoggi si rivolge all’ esterno e non alla mente;
ne deriva una mente che, cercando di migliorarsi in compiti che non le
competono (ma verso i quali è stata impropriamente delegata dall’ego),
arranca senza trovare il giusto ritmo e continua ad inseguire tutto ciò
che le proviene dall’inconscio collettivo (purché minimamente attinente
a caratteristiche che sa riconoscere); ne deriva un ego che s’affossa
sempre più in una zona-dimensione molto confusa (in quanto non
coerentemente amministrata dalla mente) perché non sa usare una sua
struttura, il corpo eterico, che gli darebbe capacità di potersi
proiettare verso parti più profonde di sé sviluppando coscienza. Tutto
quest’andazzo ha, nel tempo, generato nell’uomo una condizione di
sincropatia che purtroppo è diventata assodata, accettata ed addirittura
riferimento impresso nelle griglie energetiche della Terra a sostegno di
quanti, rivolgendovisi, perpetuano una condizione che sarebbe invece
opportuno correggere. Cosa
che va fatta. Ma non più attraverso stati meditativi che ampliano la
coscienza facendole trascendere la “zona anomala”, bensì con
un’acquisizione in coscienza di caratteristiche (atte e necessarie) alla
permanenza in una condizione-dimensione che è la logica proiezione
dell’ego in un tempo spazio sempre presente e sensibile alla coscienza.
Alla coscienza di chi può attraversarlo se ha saputo programmarlo in modo
corretto ed opportuno. Questa
programmazione, nuova e per certi versi insolita, va fatta da chiunque
voglia aderire al nuovo piano di coscienza verso cui la Terra è ormai
proiettata da tempo e verso il quale non nutre più remore o timori. Una
programmazione che innalza di tono e di stato corpo, mente ed ego portando
quest’ultimo in aderenza perfetta e cosciente con la sua parte (il suo
corpo) eterica. Eterico che a sua volta si “sposta” verso l’ego
risultando quest’ultimo il suo vero obiettivo (in quanto traguardo che
la parte sottile deve acquisire per avere consapevolezza che la materia, e
quindi il corpo, va gestita con la capacità che ottiene essendo presenti
e non immaginando che possa essere così; come qualcosa che somiglia ad un
sogno, ad un sogno ad occhi aperti). Programmare
l’ego su nuove basi è compito della coscienza; è compito di chi,
raggiunta la serenità nel suo essere interiore, trova facile accesso in
una condizione che gli si offre spontaneamente perché energeticamente
idoneo a poterla recepire. O di chi, aderendo al piano di sviluppo che la
Terra sta portando avanti, si ritrova innalzato dalla Terra stessa ad una
frequenza che gli consente di percepire, concepire, collaborare ed essere
in questa nuova condizione. Superando di fatto la vecchia programmazione
che aveva prodotto e concepito l’inconscio come baluardo a salvaguardia
di una fragilità emotiva che corpo e mente non erano in grado di
supportare e razionalizzare. Difatti,
nel momento in cui si è oltre, si vede chiaramente quello che prima
limitava imponendo la sua condizione di vita. Si vede chiaramente perché
ci si innalza e si può quindi presenziare a piani di sviluppo che hanno
bisogno proprio di tale competenza per potere a loro volta evolvere ed
ascendere ad una loro condizione superiore. Come se l’uomo, volendo
contribuire allo sviluppo di un suo simile in coscienza e capacità
(considerato che costui è in una condizione di disagio per ciò che
concerne la tecnologia che gli necessita per raggiungere determinati
obiettivi, ed ha un’apertura di coscienza in funzione di quel
concepisce) dovesse gradualmente inserirlo in un processo dinamico che gli
consente man mano di raggiungere obiettivi sempre più in linea e coerenza
col nuovo essere che dovrà diventare; come se, così agendo, tessesse
un’ intelaiatura a sostegno di quanto quel suo simile potrà edificare
senza lasciarglielo intuire soltanto (o presentandogli una visione sapendo
che poi non avrà i mezzi e gli strumenti necessari alla realizzazione di
ciò che in fondo forse non ha nemmeno concepito poiché non in linea col
suo piano di sviluppo evolutivo e collettivo). Ecco,
in quest’ottica avviene una programmazione dove di fatto il
programmatore è chi suggerisce, incita, avvia e chi realizza il programma
è invece colui che (tramite l’aiuto) eseguendolo lo fa suo perché
riesce anche a concepirlo. Una
struttura si basa sulla sua applicazione in ambiti per lei possibili. Ora
si deve pensare a programmare l’uomo nuovo dandogli capacità idonee al
ruolo che va ad assumere e nella Terra e nello spazio. Per
far sì che ciò sia fattibile, occorre lavorare su questa programmazione
che consente alla struttura uomo (all’ego con corpo e mente) di
capacitarsi che, in ciò che va a manifestare, c’è il sostegno e
l’aiuto concreto di chi ha il compito di innalzarlo in coscienza. E che
c’è il contributo di un sistema di base che fa riferimento alla Terra;
a quella Terra che, cambiando lei vibrazione, consente in automatico
l’apertura di quei canali energetici che hanno il compito di sostenere
ciò che l’uomo andrà a fare nei confronti dei suoi simili, o in
programmi di sviluppo in altre e diverse comunità (anche non terrene). Programmando
il nuovo, in automatico si deprogramma il vecchio, ma rendendolo partecipe
di un cambiamento che è stato possibile proprio in funzione di quanto suo
tramite è stato prodotto. Cosa che dà la capacità a quel sistema di
continuare ad essere operativo in modo codificato ma accessibile solo a
chi ha la chiave per leggere tali codici. Questa
chiave sta nel ricordo; nel ricordarsi chi si era e chi si è. |
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