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Contraltare 3 novembre 2003
Aspirazioni
e sogni fanno da contraltare a quanto l’ascensione deve produrre, poiché
nella stessa si vuole trovare la soluzione ad ogni e qualunque necessità. La
netta convinzione che qualcosa debba succedere, o che i tempi siano maturi
per un grande cambiamento, non può rappresentare un toccasana per
qualunque situazione. Così facendo si rischia di stravolgere la realtà
che la IIIª dimensione presuppone ed impone. Elevarsi
in coscienza è un merito che dipende da un lavoro svolto e portato a
termine. Non tutti quindi possono avanzare pretese senza prima aver
prodotto l’opportuno cambiamento in se stessi. Pretese poi che non
riguardano l’assetto materiale vero e proprio ma la logica conseguenza
ad un cammino che produce uno stato d’essere. E forse anziché pretese
è più corretto parlare dell’ottenimento spontaneo del ruolo che si è
conquistato sul campo attraverso il lavoro fatto verso la nuova
condizione. Il
ruolo che si assume è quello che meglio si confà al proprio essere, e
rispecchia in pieno le caratteristiche di cui si è dotati in modo
naturale. Come a poter dire di svolgere il lavoro che appaga veramente,
senza compromesso alcuno, e che è poi quello per il quale si è studiato,
sudato e sofferto. Le aspettative verso la nuova dimensione devono essere confacenti a ciò che il nuovo mondo intende manifestare. Per questo è importante entrare nel merito, onde evitare distorsioni che non possono essere considerate, né tanto meno possono trovare momentaneo rifugio in ciò che prima costituiva l’inconscio collettivo. La
competenza e l’affidabilità dei nuovi esseri che calcano il
suolo della Terra dipende essenzialmente da quanto sono riusciti a
staccarsi dall’ego e dallo appagamento personale per diventare operatori
del vero benessere, e pertanto al sevizio della totalità. Essere
al servizio implica occuparsi di ciò che spontaneamente viene incontro
poiché, calamitato dall’economia generale del nuovo piano di sviluppo,
diventa strumento per l’operatore sia per migliorarsi, sia per offrire
ciò di cui altri hanno necessità. Si dà in pratica ciò che si è
ricevuto. E si dà a titolo gratuito così come gratuitamente si è
preso. Questo è molto importante perché nella nuova dimensione i valori sono diversi, e l’economia non è basata sul denaro e la ricchezza, ma sul conseguimento di traguardi comuni migliorativi del genere e proiettati anche verso l’esplorazione di mondi alternativi e paralleli. I
simili si ritroveranno sempre più vicini ed uniti per darsi supporto
reciproco perché non è più tempo di lavorare da soli. Le comunità
nasceranno spontanee e sempre più numerosi saranno i partecipanti al
nuovo globale piano di sviluppo che, basato sulla Pace, apre le frontiere
del cielo. Queste
nuove frontiere rappresentano il nuovo futuro della Terra e dei terrestri,
quegli esseri che, alieni per altri pianeti, avranno il compito di
civilizzare senza dominare. Nell’universo
la libertà è sacra sempre ed ovunque. Ben per questo la Vª dimensione
è un filtro per la coscienza. Permette infatti il passaggio
esclusivamente a chi è in linea con le prospettive della coscienza
galattica. Queste prospettive sono chiare e precise ed indicano nel
benessere la strada da perseguire. In
questo senso l’appoggio è totale da parte di chi, istruendo, rende
compartecipi i terrestri del processo di civilizzazione di nuovi mondi,
specificando i compiti e come inserirsi al meglio delle proprie capacità. Indubbiamente
bisogna prima effettuare il cambiamento che trasforma e rende pronti ad
intervenire dove richiesto, sempre nell’ambito del piano generale per lo
sviluppo delle coscienze. Ma ciò avviene anche attraverso la
partecipazione diretta ad esperimenti mirati che, oltre a produrre
benefici in chi riceve, affinano in automatico, determinando anche
cambiamenti e trasformazioni attinenti al ruolo che per conseguenza si
assume. Si
tratta di affinare coscienze, ponendosi e proponendo possibili cambiamenti
migliorativi a chi è pronto a ricevere consigli o input che possono
facilitargli i compiti, mettendolo nella condizione di realizzare uno
stato di benessere superiore perché possibile. Far
parte della civiltà galattica in modo consapevole è obbligo per chi fa
parte della Vª dimensione. Così come è un obbligo rispettare le
gerarchie (non invasive e nemmeno coercitive) che in una scala ascendente
propongono ed espongono il piano collettivo. Quando
si parla di consapevolezza non è importante sapere di essere assistiti
ma, avendone consapevolezza, agire determinando a propria volta aiuto e
protezione in chi ha tale necessità. Affacciandosi
nello spazio ci si affaccia ad un tipo di vita inerente, ed attinente
principi dove la forma ha caratteristiche commisurate allo scopo che
s’intende realizzare; e pertanto non vincolata alla fisicità ed alla
materia in generale. Ed in particolare la forma rappresenta una coscienza
in espansione; il suo stato è sempre solo momentaneo perché in fase
perenne di miglioramento per, attraverso la coscienza, capire e concepire
che nessuna forma è necessaria per essere. Ma
questo è un passaggio da dimensioni estreme, al limite della galassia, a
ridosso del non essere dove l’azione non è ancora promanata. O nella
contemporaneità della manifestazione se da qui si diparte ogni possibile
affermazione di vita traendo spunto dall’increato inconcepibile
immanifesto, dal nulla assoluto. Le
parole a questo punto, più che dare una parvenza di spiegazione, servono
solo ad alimentare incredulità seminando dubbi, remore e riserve. Ma è
anche normale che ciò avvenga perché, se è già difficile concepire che
c’è una Vª dimensione che pressa alle porte, men che meno si può
prendere in considerazione ciò che, definito nulla, non si sa di cosa sia
fatto. E non per mancanza d’attributi ma di sostanza: pur dovendo
riconoscere che in questo non-stato c’è il tutto increato in potenza,
che solo da qui può trarre origine e consistenza. Il
tema a questo punto dovrebbe abbracciare eternità ed infinito, ma non è
il caso perché, allontanandosi dal normale che per ora è la Vª
dimensione a venire, si rischia di non cogliere nemmeno questa e perdersi
nei meandri di una mente non ancora matura per tali argomentazioni. Perché
in effetti la mente cambia “pelle” e rotta quando, centrata nel vero
presente, può concepire ciò che gli perviene da quei piani in cui tali
concetti non soltanto sono chiari, ma vita da promanare perché questo è
l’aiuto che la gerarchia dà dai piani dove i progetti sono chiari e
vincolanti. Ma si è su ruoli diversi, di creazione non di formazione e di
miglioramento, che è poi quello atto e proprio della Vª dimensione. Ciò
serve a far comprendere che gerarchia non è un contenuto di esseri, ma
essenze che si distribuiscono per uniformare la vita permeandola della
loro presenza che è animazione diretta, e non ricapitalizzazione di ciò
che, esistente, prende forma perché si trasforma. La
gerarchia è presente quando c’è chi può coglierne valori e
significato. Un passaggio assai prossimo è quello che porta in VIª
dimensione dove accede chi in Vª sa ben svolgere il suo compito; talmente
bene da acquisire un ruolo nella VIª
perché traino per la Vª. |
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