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Concepire Madre Terra 13 ottobre 2003
Concepire
di essere vivi in un pianeta che ospita forme di vita non dà ancora la
giusta consapevolezza a sentirsi figli di un pianeta vivo. L’amore
che si nutre per i propri figli, per i genitori, per i propri cari è ben
poca cosa rispetto a ciò che ogni parte di sé dovrebbe sentire nei
confronti della Terra dalla quale trae non soltanto origine ma
consistenza, stabilità e spirito pensante. L’intimo
sentire, che non si apre a questo genere di manifestazione, non ha ancora
raggiunto l’affinamento necessario che occorre per concepire non con la
mente ma col cuore. Sentendo
il distinguo tra mente e cuore istintivamente si sceglie il cuore, però
lo si fa con la mente. Usando la mente per capire quel che il cuore
istintualmente ancora non trasmette. Tra
mente e cuore c’è un abisso che la razionalità detta e l’anima non
accetta. L’amore
mentale è in fondo il fulcro di un sistema che sceglie la vita ma
contempla ed osanna invece la morte. E non si rende conto che vita è
tutto ciò che degrada, si solleva e poi ritorna. I
cicli sono cicli che la natura magistralmente compone per far sì che si
debba comprendere che nella periodicità affondano le radici nelle quali
il tempo si misura per in fondo riconoscere se stesso come elemento
vincolante a cui nulla sfugge e tutto torna. La
periodicità degli avvenimenti è una lacuna colma di mistero quando non
si conoscono le regole attraverso cui il tempo tesse le sue trame; e tutto
quel che va, di nuovo poi ritorna. Tutto torna indietro, arricchito
dell’esperienza che lo rende diverso, e dalla quale trae spunto per
sviluppare un nuovo ciclo. Tutto
questo è vita. Vita che, se considerata in ogni aspetto relativo, non
lascia trapelare l’interezza dell’azione unica che per l’uomo è
l’universo. Universo che all’uomo appare infinito perché deve ancora
assorbire, e considerare, i cicli di crescita e sviluppo che lo pongono a
diretto contatto con la vita cosmica e con quanto sua Madre, la Terra, va
considerando per offrire, proprio a lui, una dimora degna del suo stato e
quel benessere che ogni genitore vuole che i propri figli ottengano. L’amore
della Terra però non è egoico; dà gli strumenti ma lascia liberi nella
crescita; dà il necessario ed anche di più ma lascia libero anche chi,
prendendo, lo fa a discapito di un suo fratello. E quando impone un nuovo
ciclo, la Terra non abbandona mai chi è rimasto indietro perché non ha
ancora trovato in sé le capacità per proseguire. Perché vita è
rigenerazione di un contenuto che qualcosa ha preso da ciò che ha
maturato com’esperienza nel ciclo che ha vissuto. Nulla viene sciupato e
tutto si ricompone nella forma che meglio si presta ad esprimere le
capacità di cui è degna. E questa è libertà. Per
concepire l’amore della Terra bisogna sentirseLa viva dentro; facente
parte di se stessi non soltanto in senso figurato ma sostanzialmente vero
perché l’uomo ha la Sua identica struttura nel corpo, nella mente e
nell’anima. Non
è facile accettare l’idea che la Terra pensi ed agisca, imprigionata
come la si crede in un sistema che non la lascia libera di spostarsi dove
meglio vuole nello universo. Ma tale sistema la protegge e le permette di
vivere; di vivere in armonia con quel che concepisce e riesce a
supportare. La
Terra ha un’anima ed un cuore pensante e, anche se ciò sembra ridicolo,
metterà in ridicolo chi, andandole incontro, dovrà constatarne
l’evidenza e la sua reale condizione. Su
base planetaria la vita non può essere considerata da chi non ha ancora
capito cos’è la vita; né tanto meno può essere giudicata. Su
base egoica è cosa diversa: allora sì l’uomo ha il diritto – dovere
di esaminare tutto, anche giudicandolo, per in fondo forse conoscere se
stesso. Cosa che, se gli manca, lo fa addirittura vivere male
all’interno di quel guscio – protezione che proprio la Terra offre. Credere
ad una Terra viva comincia a farne sentire l’anima, porta a sentirne i
consigli che, forte della sua esperienza, potrebbero portare all’uomo il
vero benessere ponendolo in armonia con se stesso e l’universo. Rendendo
la Terra libera di essere, l’uomo libera se stesso da
quell’intelaiatura energetica che lo trattiene in una condizione di
sudditanza nei confronti di ciò che, poiché non concepito, viene
reputato sacro e misterioso. La
sacralità di Madre Terra è il vero obiettivo che l’uomo deve centrare
per concepire senza dovere trascendere; senza dover fare supposizioni che,
divenute riferimento, restano sempre un’incognita da doversi
conquistare. La
trascendenza fa apparire quel che non si possiede e l’uomo ha invece
bisogno di possedere quello che egli è. L'uomo ha bisogno della
consapevolezza di essere multidimensionale; capace quindi di constatare
tutta quella sacralità che l’universo mostra ed egli non vede. Non vede
ancora. |
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