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Il compito 23 ottobre 2003
Sentirsi
forti nell’anima porta a spingersi oltre il confine del conosciuto ed
affrontare la vita su basi più solide che, se mancano, non danno accesso
in un piano di consapevolezza dove la morte non esiste. Non esiste più
perché acquisita in coscienza; è stata consapevolizzata nel proprio
essere. L’anima
dunque, prova e certezza che la morte non esiste, è un nodo da sciogliere
ed un traguardo da acquisire. Sentirsi
vivi dentro fa concepire chi si è oltre la sola realtà fisica e la
transitorietà in un mondo in continua trasformazione. L’evoluzione
spirituale eleva la coscienza ad uno stato di consapevolezza che la rende
partecipe di piani di sviluppo che servono proprio a trascinare quanti,
sulla scia, non hanno ancora maturato tale condizione. Sapere
distinguere tra anima e mente, riconoscendo quindi la via dell’anima, è
ciò che chiarisce la propria condizione a conferma del cammino fatto. Sentire diventa molto semplice ed anche facile per chi è nella consapevolezza del suo stato superiore poiché oltre l’assodata fisicità. Sentire
con la mente e pensare col cuore sono attributi dell’anima, di chi è
veramente presente nel presente e sa che la condizione umana è un
passaggio necessario per concepire che tutto è vita, e lo è in funzione
di ciò che si concepisce della stessa. E, poiché si percepisce in virtù
della consapevolezza che si ha e tutto il resto sembra al massimo realtà
invisibile (da assorbire solo attraverso la trascendenza del proprio stato
che legato alla fisicità non consente di andare oltre), è opportuno
comprendere che la fisicità cambia anche (ed essenzialmente) in funzione
di ciò che ci si prefigge di realizzare in quanto necessità primaria
della propria consapevolezza. L’uomo
che cambia lo può fare in funzione di scuole di pensiero che lo possono
condurre (attraverso sentieri noti ad altri che li hanno già percorsi)
verso ciò che crede sia il suo bisogno, o riconoscendo direttamente in sé
la guida interiore che, oltre la mente, può essere recepita in modo
chiaro, netto ed inequivocabilmente vera. Prova questa che comprova tale
realtà solo a chi la percepisce netta perché sa concepirla viva. La
parte nascosta del proprio essere è anche la parte viva che non muore. E,
se non è semplice realizzare la fusione con questa parte di sé (per
mancanza di indirizzi, conoscenza, voglia di ricerca e determinazione nel
volere riuscire), quando accade di “sentire” veramente, la fusione è
già avvenuta a livello sottile e sta producendo i suoi frutti nella
coscienza. Coscienza che, presa consapevolezza di un suo stato in
trasformazione, deve assecondarlo per non restare arenata proprio dove
volontariamente si era portata. Sentire
la voce dell’anima non è un caso e, anche quando sembra che sia così,
sfugge il “movente” che sta tirando i fili dopo averne tessuto la
trama. L’anima
è il “corpo” necessario allo spirito per animare la materia e, la
prova che ciò avviene, sta proprio ed esattamente nel modo in cui la
materia concepisce l’animazione. Perché quando la materia (tipo
l’uomo) inizia a sentirsela viva dentro (l’anima), allora gradualmente
si può accedere a quei piani (dimensioni) dove il dialogo è diretto e più
facile; ed il lavoro inizia ad essere dativo nei confronti di chi, nel
bisogno, non ha ancora tale percezione e della vita e dell’anima che
spazia e si muove. Portarsi
oltre la linea karmica significa avere valicato il confine che separa se
stessi da ciò che si è in dimensioni dove la vita è cosa diversa
rispetto a come la si concepiva prima; ma avere attraversato il confine
non significa ancora sapere come agire. Questo è il compito nuovo.
Compito che diventa anche “il lavoro” perché, in funzione di come
sempre meglio si riesce ad ascoltare, sempre meglio si sarà nella
condizione di pensare (col cuore) agendo per conseguenza verso le
prospettive che il nuovo indirizzo offre. Portare
avanti questo compito è al contempo istruzione d’ingresso (nella nuova
dimensione) con capacità di eseguire il ruolo che proprio tale condizione
offre. Gli
automatismi della vita vanno incontro a chi li attrae perché la sua
condizione glielo consente, e sanno cosa fare. Sanno come comportarsi in
ogni situazione rendendo semplice ed eseguibile ciò che per tanti versi
appare come un ostacolo. Ma ora non è più tempo d’ostacoli e karma. Ora vale molto di più l’azione che serve a coinvolgere altri nel cammino. Solo così si costruisce e si popola una Terra nuova su basi di consapevolezza conseguita. È
importante capire quanto si è importanti in questo particolare contesto
dove il mondo ha bisogno di spinte per crescere ed uscire da quel guscio
che, se in apparenza protegge, sostanzialmente isola. Tanti
è vero sono in cammino, ma veramente pochi hanno capito cos’è il
presente e cosa significhi essere oltre la mente restando vivi e vigili
nella propria condizione che (riguardando chi è incarnato) dà la
possibilità del diretto intervento e nella materia fisica e
in quella eterica. Fisico ed eterico che, sposandosi, partoriscono
l’uomo nuovo capace di rendere sempre più chiara e comprensibile la
realtà. La
chiarezza però non può essere prerogativa per pochi, perché chi entra
in Vª dimensione deve avere ben capito ciò che la lezione sulla Terra
prevedeva, e come non si possa andare oltre fin tanto che l’egoicità
domina. Alla
lunga l’esperienza produce sempre dei frutti, ma questi sono tanto più
buoni se all’esperienza s’accoppiano volontà ed ingegno da parte di
chi, avendo chiari mire e progetti, vuole partecipare direttamente ad
edificare il nuovo. |
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