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Essenza, coscienza e coerenza

30 agosto 2004

 

Essenza e sintesi, consapevolezza e coscienza. Coerenza vuole che la vita umana si sviluppi tra la nascita e la morte; dalla nascita alla morte. Da una essenza nasce un germoglio che vivendo acquisisce coscienza del suo stato trasformando in sintesi ciò che, morendo, diviene consapevolezza di una vita vissuta.

Se la vita non fosse stata vissuta si avrebbe solo un’essenza (con le sue potenzialità) che non ha maturato un’esperienza atta a sintetizzare consapevolezza attraverso ciò che la coscienza offre a chi si rende conto di possedere questo incredibile mezzo per verificare dal “vivo” le proprie conquiste e le proprie necessità.

La coscienza che lavora opera su più piani di consapevolezza. Osserva ciò che accade sul piano fisico, trae spunti da ciò che le proviene dal piano eterico ed anela alla sfera animica come degna conclusione di un cammino di conoscenza che trae spunto dalla fisicità (come effettivo elemento assodato) per doversi rendere conto che “forse” non si muore.

Nel forse c’è tutta la mancanza di consapevolezza che bisogna guadagnarsi attraverso varie sintesi atte a trasformare le potenzialità dell’essenza in certezze attraverso adeguate prese di coscienza.

Queste sintesi possono essere vite spese alla ricerca di possibili soluzioni sulla immortalità (se vera o irreale), come possono essere (in apparenza) incongruenti esistenze sulla Terra portate avanti senza rincorrere ideali (o addirittura nella lascività più sfrenata vivendo come se tutto fosse terreno di conquista per gli istinti più brutali).

Fatto sta che una vita spesa è una vita che non c’è più. È divenuta sintesi di una esperienza. E la coscienza (che sempre ed in ogni caso ha lavorato poiché presente all’evento) fornisce i parametri (che ne ha ricavato) all’essenza che si accresce in consapevolezza eliminando gradualmente una parte di “forse”.

In un processo a spirale si può immaginare l’essenza che esplora mondi per concepire (avendone diretta esperienza e conoscenza) la vita; vita che gli stessi mondi esprimono ma che non appartiene all’essenza fin tanto che non la sviluppa in consapevolezza attraverso la coscienza.

L’essenza quindi ha una potenzialità di consapevolezza (che le deriva da ciò che è in funzione di quel che ha già svolto) a disposizione e, nel momento in cui nasce in Terra, si avvale di questa sua prerogativa per svolgere ciò che le sembra più consono al suo interesse. Interesse la cui natura è funzionale esattamente a ciò di cui ha bisogno per concepire vita ed immortalità. O per concepire l'immortalità della vita attraverso un infinito creato ben per questo. Infinito come palestra per l’apprendimento di potenzialità che bisogna trasformare in certezze avendone coscienza, così che la consapevolezza assoluta possa essere al contempo l’essenza generante per coerenza.

Essenza che non ha bisogno di acquisire consapevolezza perché pura sintesi senza bisogno di coscienza.

La formazione della coscienza (come mai dal nulla si origini questa esigenza e perché, essendo il nulla lo stato dell’essenza – pura sintesi) resta un fatto misterioso se non si comprendono le dimensioni, il loro significato e la loro funzione in relazione al tutto che è la vita.

E questo è un passaggio molto semplice; di coerenza.

Coerenza vuole che solo il nulla può sviluppare un’origine; quale parto che origina la vita. Perché nel momento in cui così è, è la vita che nasce.

Al ché i punti di esame sono il nulla e la vita. Nulla che non ha bisogno di nulla per essere (e forse è più corretto dire non-essere) e vita che (nascendo) ha necessità di una coscienza per capire perché è.

Il fatto che dal nulla si origini la vita, il volerlo comprendere, è un fatto intrinseco alla vita e non al nulla. Perché se ciò avviene (ed anche l’uomo ne è testimone), è capacità del nulla che dal suo stato genera; ed è esigenza della vita (e quindi dell’uomo, visto che ad uomini ci si rivolge) averne coscienza.

Nel momento in cui ciò avviene (quando cioè l’uomo inizia ad avere questa necessità di conoscenza) ecco che gradualmente prende consistenza tutto un apparato (ancora invisibile però) a sostegno di una contemporaneità di azione che, unica, assorbe ed emana tutto attraverso le dimensioni. Dimensioni che sono vere e proprie scuole di apprendimento dell’unicità (l’azione unica e contemporanea) che, sola, ha in sé la possibilità – capacità (essenza – sintesi) di concepire il perché del parto unigenito già consapevole di sé; e che le dimensioni “velano” per far sì che la coscienza ne prenda consapevolezza. Con coerenza. In pace e serenità; senza supporre ma solo accertando.

Del resto la vita è fatta proprio per questo, e le dimensioni sono porte d’accesso per coscienze sempre più in linea con l’unicità.

 

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