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Cielo interiore

16 giugno  2003

Saper distinguere l’animico dall’eterico è una prerogativa molto importante. Vuole dire essere in contatto con una cosa certa piuttosto che con la possibilità di ricevere aiuti per risolvere un quesito.

L’eterico è la fucina della coscienza collettiva, l’animico è la fiamma che ne regola flusso ed indirizzo.

Considerare quest’aspetto serve per sapersi relazionare con i mondi invisibili che, poiché invisibili, sembrano una realtà unica ed indistinta.

Cogliere nel sottile presuppone:

  • che non sia la propria fantasia (egoicità legata al desiderio) a dominare la scena;

  • sapere ascoltare i suggerimenti che l’eterico propone (anche a livello di semplici pensieri che attraversano la mente come saette) consapevoli che, vista la provenienza, esprimono concetti e non assiomi;

  • capire quando è il maestro interiore che parla, così da saper riconoscere in modo inequivocabile la sua voce.

La voce dell’anima, quando è realmente recepita, diventa guida infallibile e sicura per l’uomo che intende realizzare il percorso che lo rende immortale in Terra perché lo pone vivo in cielo.

Il cielo interiore è una prerogativa di chiunque voglia e sappia realizzare se stesso unificando, con scienza e capacità, tutte le sue realtà in una sola, in cui essere sempre vigile e presente. Consapevole e sicuro che ogni manifestazione segue il ritmo che le è proprio ma che al tempo stesso è un’emanazione che scaturisce dall’interiorità: dal proprio cielo interiore uguale per tutti.

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