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Basterebbe... ricordare 20 maggio 2004 Basterebbe ricordare quel che succede durante il sonno per capire, per essere, per cambiare. Per rendersi conto che vita è anche tutto ciò che sfugge alla normale percezione fisica. Quando vivi su una frequenza diversa si coglie la vita in funzione di ciò che in quel momento si è: esseri che non hanno confini e spaziano in funzione di ciò che la coscienza consente. E più è profondo il sonno, tanto meno la coscienza risente di vincoli, timori e condizionamenti dovuti e dipendenti da quanto la fisicità impone. La
percezione umana si basa essenzialmente sul corpo; sugli organi fisici che
hanno il contatto con l’ambiente. La
percezione più sottile sfugge perché la coscienza non è capace di
proiettarsi dove invece va in modo naturale durante il sonno. Coscienza
e vigilità evidentemente non sono la stessa cosa. L’uomo
ricorda la sua vigilità ma non ha padronanza sulla sua coscienza. Su
quella sua parte che è un organo sottile se viene considerata come
capacità percettiva e di esplorazione. Spostare
la consapevolezza, e quindi la vigilità, sulla coscienza allarga a
dismisura gli orizzonti della vita se si comprende che attualmente ciò
che si pensa della coscienza è la pantomima di qualcosa di grandioso qual
è l’anima. Basterebbe
ricordare che si è vivi anche e contemporaneamente oltre lo spazio ed il
tempo, e che la percezione fisica permette di presenziare solo a ciò che
i sensi idonei a questo scopo consentono. Basterebbe rendersi conto che la
vita non è semplicemente nella fisicità di un corpo ma che anzi la rende
possibile anche al corpo. Basterebbe per capire e così superare ciò che
attualmente la fisicità impone: la morte. Certo
non è cosa da poco, eppure basterebbe veramente poco per portarsi
vigilmente in quella parte di sé che presenzia alla vita oltre la
struttura fisica. |
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