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Atteggiarsi 30 maggio 2004 Atteggiarsi
a simbolo del nuovo e del rinnovamento non è mai necessario. Devono
essere i fatti a dimostrare in modo inconfutabile un avvenuto cambiamento.
Devono cioè evidenziare una condizione, uno stato d’essere che, proprio
dello uomo nuovo, esalta valori in linea con quanto la nuova condizione
intende esprimere con la sua azione rinnovatrice. Un
cambiamento epocale, quando avviene, raccoglie le azioni che tanti hanno
condotto (in maniera pionieristica, precorrendo i tempi e tracciando la
via) spesso ignari di quanto la loro opera avrebbe potuto produrre poiché
aldilà di qualunque loro più rosea aspettativa. Il
flusso che infatti pervade la Terra non riguarda soltanto aspetti politici
e religiosi, ma si espande molto più in profondità fino a coinvolgere la
Terra stessa nella sua struttura sottile ed essenziale. Significa
che, poiché la Terra deve entrare a far parte di un piano dimensionale
meno denso (energeticamente meno denso) della galassia, deve mutare
assetto per poterlo fare. Significa
cioè che la densità energetica deve cambiare sulla Terra per essere in
linea con quello che tale piano riesce a produrre e supportare. Significa
quindi che l’uomo deve portarsi, come coscienza e vibrazione, dove già
tanti suoi simili (pionieri ed esploratori del nuovo mondo) iniziano ad
essere. Significa
che l’uomo nuovo può iniziare ad attrarre (con la sua opera e la sua
“quotidianità”) chi, risentendo del cambiamento ed influenzato dal
nuovo modo di essere e concepire la vita, può tentare di percorrere in
Terra (nel tempo che rimane) il suo cammino di rinascita e resurrezione. Significa
che i vecchi pionieri si ritrovano in automatico nella condizione non di
sperimentare ma di offrire tutto ciò che è stato loro elargito affinché
potessero contribuire in maniera sostanziale al rinnovamento che produce
l’ascensione. Andando
nei dettagli c’è da considerare che solo una piccolissima parte della
umanità ha concepito il risveglio planetario (perchè infatti il
risveglio non riguarda l’umanità soltanto) ma è sufficiente a
determinare un nuovo stato di coscienza perché paradossalmente può
contare (e vi si appoggia, anche se non vi risiede) proprio su quelle
esaltazioni religiose che stanno scuotendo il pianeta. La
percezione di qualcosa che va oltre la semplice materialità (materialità
che determina l’assestamento di una coscienza piatta poco propensa ad
aperture verso la ricerca e l’approfondimento spirituale), pur se legata
ad aspirazioni e conquiste di carattere religioso (ed al contempo socio
economico), dà un contributo indiretto (ma sostanziale) all’apertura
della coscienza umana che si ritrova così pronta a recepire il nuovo
(anche se non se lo aspetta di simile portata). Ma
questo significa anche avere la possibilità di un risveglio collettivo;
perché la aspirazione al nuovo, al rinnovamento, produce in automatico
una coscienza che ascolta (e non più piatta perché assopita sui suoi
traguardi). La
voglia di cambiamento e di benessere (benessere che non deve essere
unicamente di natura economica ma anche fisico e psichico) diventa
propulsione verso il nuovo. Spinge la coscienza a rischiare di
avventurarsi dove tutto ciò, se conquistato, non è promessa ma certezza. A
condizione però di capire cosa si diventa e dove si va. Perché si
diventa immortali e si va verso un genere diverso di vita. Si
va a costruire la vita traendola da sé. La
limitatezza dell’uomo nei confronti della Terra (volendosi limitare solo
alla Terra) può far sembrare questo un assurdo. Ed infatti (e ben per
questo) l’uomo che nasce sulla Terra è destinato a morire. Ma
ora si sta parlando di un uomo nuovo, immortale perché risorto da se
stesso; perché ha saputo trarre la vita da sé. Uomo che, forte
dell’esperienza (perché l’ha concepita e conseguita), può costruire
la vita traendola da sé. Può costruire la sua vita (anzi deve) in linea
con i valori e gli indirizzi che il nuovo mondo impone (e nel nuovo mondo
o ci si è oppure no!!). Cosa
questa che può fare chi, divenuto luce, può spaziare portando luce
(conoscenza) laddove la vita ha ancora bisogno di doversi riconoscere in
se stessa. Nella
profondità dell’essere c’è l’essere. l’Essere che oltre lo
spazio tempo, oltre gli universi, oltre la concezione, è pura
consapevolezza. Il
viaggio che porta al proprio vero essere, indistinto e comune a tutti, ha
necessità di tappe relative alla conoscenza della vita. Per
l’universo stellare, basato sulla luce, questa esperienza di vita
consiste nel conquistare la luce; prima riassorbendo la dualità e dopo
offrendo ciò che si ha. Per essere fonte di inesauribile Amore che dona
capacità. Per, passando oltre il limite della forma (anche un pianeta è
una forma; un sistema è una forma; un universo è una forma), addivenire
sempre meglio nell’assolutezza del Sé. Dell’Io sono che tutto è. Senza
correre, senza saltare ostacoli ma ascendendo lentamente verso forme
sempre più eteree così da concepire sempre meglio che vita non significa
fisicità, ma che un corpo fisico è una limitazione della vita (ed
infatti muore) e deve diventare qualcos’altro per concepire meglio e di
più. Credenze
ed aspettative aprono ad un corpo immortale, ad un corpo di luce, ma per
averlo bisogna volerlo. Ecco
che allora chi lo conquista diventa simbolo per chi sulla scia deve
realizzare tale uguale necessità. |
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