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Alterazioni

14 giugno 2004

Non è facile modificare il flusso di un sistema senza correre il rischio di danneggiarlo. O addirittura di distruggerlo.

Bisogna, prima di agire, considerare ogni fattore di rischio ed il tipo di ripercussione che anche la più piccola modifica, o immissione, può comportare. Aggiungere o togliere qualcosa può avere effetti destabilizzanti che necessitano di un certo periodo per, assorbiti dal sistema, iniziare a dare risultati.

Questo, in linea di principio, vale per tutte le cose perché l’assorbimento del nuovo processo che si viene ad instaurare è proporzionale all’intensità che si ottiene attraverso l’inserimento o l’eliminazione.

In un sistema complesso ci sono moti apparenti ed altri che sfuggono a chi ne ignora il significato e la partecipazione.

Il conosciuto è infatti tale perché lo si conosce: si è constatato qualcosa e questo serve come esperienza e come riferimento futuro.

Quando la conoscenza manca può esserci l’intuizione che apre a qualcosa che si pensa possa esistere o per lo meno essere possibile.

D’altro canto in un sistema complesso come quello stellare basta poco per alterare valori che si credono definitivi quando non vengono considerate ciclicità che sfuggono perché non conosciute. O dimenticate.

Semplicemente dimenticate perché non si sa come contattare la memoria storica, l’archivio della Terra. 

Ci sono stagioni cosmiche che coinvolgono l’intera galassia alla quale appartengono Terra e sistema Solare.

Queste stagioni seguono indubbiamente ritmi propri così aldilà della portata del sistema solare che non possono essere considerate se se ne ignora l’esistenza.

La conoscenza viene tramandata ma solo chi è addentro a certe filosofie e conoscenze occulte la prende in considerazione. Spesso anche sfalsando valori, date e riferimenti.

In un sistema un’alterazione può avvenire perché entrano in gioco elementi periodici che hanno l’esatto compito di apportare un cambiamento. Cambiamento che non è un’incognita ma una ricorrenza. Proprio come una stagione che periodicamente si ripresenta con la sua ciclicità.

La ciclicità delle stagioni sulla Terra non è uguale alla ciclicità delle stagioni cosmiche. La Terra infatti fa parte di un sistema che influenza le sue (della Terra) stagioni ma che a sua volta è influenzato da un più ampio sistema di cui fa ed è parte.

Ad una stagione cosmica il sistema solare reagisce in un modo, la Terra in un altro. Dovendo tenere ben presente che il tempo che viene scandito sulla Terra è valido solo per il sistema Terra. Quindi nemmeno per il sistema solare e men che meno per il cosmo.

La stabilità di un sistema non deve essere confusa con ciò che periodici cambiamenti possono apportare. Perché infatti proprio i cambiamenti sono parte integrante del sistema stesso se lo si intende in una struttura più ampia rispetto a quanto si poteva presupporre.

Purtroppo la conoscenza non sempre aiuta a stabilire se un evento è possibile, probabile o certo perché, mancando per l’appunto riferimenti (che sono stati semplicemente rimossi magari perché in precedenza si è pensato non fossero utili e veritieri) di avvenimenti periodici, diventa incombente una situazione verso la quale non si è preparati perché nemmeno considerata.

Un cambio di stagione porta rinnovamento e questo, coinvolgendo la galassia, deve apportare delle modifiche che assicurino, ai vari sistemi di cui è composta, la necessaria stabilità. Ma stabilità nel rinnovamento, e questo fa sì che, fermo restando la compattezza dell’insieme di un sistema, lo stesso subisce piccoli necessari adattamenti per trovarsi in linea con ciò che la nuova stagione intende esperire.

L’adattabilità alla nuova condizione è funzionale alla capacità che i sottoinsiemi hanno di partecipare all’evento, dovendo però creare al loro interno rinnovamento sempre in proporzione a ciò che si va ad esprimere.

Ciò che per certi versi appare caotico e non controllabile, come per esempio possono essere le meteore, segue un suo ritmo di stabilità ordinato che coscienze idonee esprimono col loro stato d’essere.

Pensare, da parte dell’uomo, a coscienza di questo tipo regolatrici di sistemi e di intere galassie può sembrare pura fantasia, e per di più spinta, anche perché non è nemmeno possibile venire a contatto con presenze di questo genere.

Ciò non toglie comunque che nella galassia ciò che succede accade quando deve avvenire; né prima, né dopo. Succede nell’esatto momento in cui un’azione deve produrre determinati effetti.

Se vogliamo una tecnologia diversa, basata sul pensiero consapevole e creativo, assicura la stabilità che mantiene in equilibrio l’universo, fermo restando che non bisogna vederlo come infinito ma come profondo. Profondità che, più è tale, più si restringe (a livello tempo spazio) permettendo che il più piccolo contenga energeticamente ciò che gli fa da contenitore solo perché d’ordine e grado diverso come struttura.

Come se nell’universo tutto fosse in funzione della dimostrazione della capacità che il pensiero ha di manifestarsi generando la realtà che appare in funzione di ciò che una certa gamma di pensiero riesce ad esprimere.

Partendo (ipoteticamente e solo ipoteticamente) dal big-bang ed intendendolo come pensiero puro consapevole di sé ed ante creazione, ecco che per essere tale non necessita né dello spazio né del tempo, ed il suo manifestarsi (il big-bang) non è l’inizio ma il suo stato d’essere. Una stabilità che contiene in sé ciò che, per dimostrare che è tale, ha necessità di esprimere un suo stato che determina una realtà in cui il big-bang è contenuto, pur essendo l’artefice del processo.

Se tutto ciò lo si espande, lo si può intendere (per comodità convenzionale) come una sfera che via via si allarga, ma dove la linearità del percorso è solo l’apparenza rispetto a ciò che l’osservatore riesce ad intendere e concepire. 

In effetti il processo di consapevolizzazione che permea l’universo è l'espansione del pensiero che chiarisce ciò che contiene senza avere la necessità di dimostrare ciò che “altri”, per acquisire tale conoscenza, devono invece sviluppare così da avere la stessa identica consapevolezza del pensiero creatore.

Questo apre un processo di indagine su chi o cosa origina il pensiero e, volendo andare oltre il big-bang, ci si deve necessariamente fermare perché la controprova non è dimostrabile a meno di non generare (da parte di un pensiero inferiore per portata e capacità) un Ente generatore che è solo l’aspetto convenzionale a ciò che non si comprende.

Nella potenzialità del nulla assoluto bisogna quindi riporre la manifestazione come atto che si compie a dimostrazione che la creazione è immediatezza di tutto il suo contenuto, e che così non è vista e vissuta solo perché l’interprete (in questo caso l’uomo) ha una coscienza (e quindi un pensiero) limitato al suo stato d’essere che nell’universo abbraccia e comprende solo ciò che la Terra (la coscienza della Terra) gli passa filtrato dalla sua capacità.

La coscienza della Terra non è indubbiamente paragonabile con quella del Sole, e men che meno con quella galattica, ed ancor meno l’uomo può pensare di comprendere ciò che la sua genitrice si sta ora preparando ad apprendere.

Il fatto poi che tutto è contemporaneamente in livelli di coscienza sempre più profondi non toglie (ed anzi accerta) che la coscienza umana può al momento concepire solo ciò di cui ha conoscenza, mentre sta cercando di acquisirne la capacità.

Concepire che non si muore è alla base della nuova stagione. Per farlo c’è chi aiuta (perché il suo pensiero ne è consapevole avendo adeguata coscienza) e chi deve sperimentarlo.

L’uomo ha sperimentato da tempo vita, morte e rinascita in modo singolo, ora deve appurarlo come genere perché solo così può consolidare ciò che automaticamente diventa trasmissibile. E non più a livello di rinascita ma di pensiero. Trasmissibile come pensiero che ne ha capacità.

Ecco che allora tale pensiero diventa contenitore di consapevolezza che deve essere contenuta in chi può appurarne la veridicità solo sperimentando sulla sua coscienza per acquisire giusta consapevolezza.

È evidente che il centro di questa ipotetica sfera che fa da contenitore è in se stessi, essendo parimenti il centro di tutto: il famoso big-bang.

Concepirlo significa raggiungere una consapevolezza tale da essere coscienza dell’universo.

Se l’uomo pensa che ciò sia possibile allora il passo necessario è affrontare serenamente ciò verso cui va incontro nella certezza che la vita è in sé e che mai si può distaccare dal pensiero che, se solo si riflette, fa dire io sono.

Ma che fa considerare la vita anche dal punto di vista galattico, per esempio, dove un cambio di stagione porta germogli nuovi nelle coscienze.

Il nuovo per la Terra è la conquista dell’immortalità dovendo perdere, anzi superare, la paura della morte acquisendo consapevolezza d’essere energia: di essere già viva ad un livello energetico che assicura trasformazione e non estinzione.

Trasformazione con coscienza, cosa che fa maturare la coscienza stessa ad una sua profondità diversa in linea con ciò che, contenendola, era solo da raggiungere e concepire. 

Una nuova Terra è la sintesi di un rinnovamento energetico coscenziale e, per far sì che avvenga, occorre anche che qualcosa ne determini la condizione ed il cambiamento.

Questo qualcosa ha un nome; il nome che impone il cambiamento perché periodicamente permette di attraversare lo spazio fermando il tempo. Allineando lo spazio ad un tempo diverso dove viggono regole e valori diversi perché la energia è diversa; così che lo spazio debba adeguarsi alla nuova dimensione inglobando in sé ciò che ha concepito raggiungendo ciò che gli ha consentito di diventare tale.

Il tempo della nuova dimensione non è funzionale alla vita ed alla morte, bensì all’apprendimento delle capacità della vita che, manifestandosi, permette di compiere azioni tendenti ad offrire giusta consapevolezza in chi, ormai immortale, può istruire altri a percorrere la via dell’ascensione.

C’è qualcosa che periodicamente, venendo da un altro cielo, apre il cielo e permette il passaggio facendo germogliare frutti nuovi in linea con ciò che quel tipo di stagione può produrre.

Da un cielo all’altro si passa per coscienza e capacità. O semplicemente perché arriva…

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