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Affacciarsi nell'eterico 12 ottobre 2003
Pensare
all’eterico porta ad affacciarsi nella dimensione eterica. Fino a
doverne considerare la condizione e la struttura. Fino ad interagire prima
ed essere presente dopo con quella parte di sé inesistente nella propria
realtà perché mai considerata prima. L’eterico
è una condizione di vita da acquisire solo se si è in grado poi di
saperla supportare nella propria coscienza. Non si può accedere in ciò
che involontariamente si rifiuta, se prima non ci si prepara in modo
adeguato anche nel considerare le incognite verso cui si va incontro. Essere
all’oscuro di quanto sta oltre la barriera energetica che separa
l’uomo dal suo vero essere, immortale ed eterno, fa sembrare che tutto
sia condensato in un’unica dimensione che sta oltre se stessi; dimora
per una vita che continua oltre la morte (per chi ci crede). La
vita oltre la morte è una realtà che affascina e verso cui la coscienza
è propensa perché, offrendole l’alibi della sopravvivenza, la pone al
riparo dal doversi esaminare fino in fondo per comprendere di cosa è
fatta e quali sono le sue reali capacità e caratteristiche. La
condizione fisica non ha il ricordo perché non ha percezione di ciò che
avviene in un mondo a lei parallelo la cui struttura è soltanto
energetica; ad un gradino di energia più sottile rispetto a quello che le
sue possibilità le consentono di sperimentare. L’ovvia
conclusione è una non conoscenza di tutta una fenomenologia la cui
struttura regola il flusso degli eventi per ciò che concerne la natura
fisica e non. Ciò
che è manifesto in una data condizione esiste anche in una condizione più
sottile; anzi è proprio questa che energeticamente condiziona e determina
le funzioni che permettono a quella forma di essere tale. Volendo
approfondire meglio questo aspetto il vincolo che occorre sciogliere è di
natura energetica. Si tratta cioè di considerare in che modo porsi se si
vuole interagire con un’energia che si accetta per vera ed esistente, ma
invisibile a sensi e percezione. Si tratta in effetti di doverla prima
concepire per instaurare un rapporto di mutua collaborazione dove ogni
parte s’arricchisce d’esperienza nella misura in cui l’altra glielo
consente. Venendo
al dunque si tratta di conciliare fenomeni in apparenza dissimili ma
fondamentalmente nell’ambito di funzioni vitali per l’esercizio e
l’esecuzione del proprio stesso essere. L’integrazione
può essere sia a livello molecolare sia eterico; l’eterico si può
espandere nella molecola così come la molecola può acquisire coscienza
di un suo possibile stato eterico se vuole andare oltre le sue semplici
caratteristiche biosomatiche. Distinguere
il confine che separa il fisico dall’eterico significa di fatto
introdursi in un piano (quello eterico o viceversa) per constatare come
sia possibile agire in una struttura che non è la propria ma che è
acquisibile tramite un passaggio a livello di coscienza. Acquisire
coscienza praticando perché non è possibile che ciò avvenga per via
teorica. Bisogna
dunque che alla base si voglia voler provare; e per farlo bisogna
crederci. Crederci che significa perseverare in un’azione che non può
dare prove immediate perché manca la giusta sensibilità per coglierle;
manca la coscienza adatta. E
bisogna capire bene che le proprie aspettative possono non corrispondere a
quello che può produrre questa maturazione di coscienza. Contare
sulle proprie forze è indispensabile per ricevere aiuti; perché se ci si
aspetta che tutto debba arrivare per grazia dovuta non si è ancora pronti
come coscienza, non si è maturi. Buona
volontà e volontà sono due cose diverse; ci vuole la prima, ma senza la
seconda si resta dove si è. Quindi
i passi salienti sono credere che l’eterico esista, credere che è
possibile interagire con lo stesso, volontà nel volerlo fare ed osare
avventurarsi in una dimensione dove mancano i riferimenti perché non si
ha conoscenza in merito. Solo così la coscienza può acquisire
quell’esperienza che la rende capace di muoversi a suo piacere. I
riferimenti però vanno creati; occorre fare in modo che una certa futura
realtà divenga da subito tangibile per chi, provando, può iniziare a
tessere quel filo sottile che diventa anche conduttore di anime che
possono trovarvi sostegno e, per l’appunto, riferimento. L’eterico,
dal canto suo, sta seguendo un percorso similare per attuare esattamente
ciò che l’uomo avrà capacità di fare in seguito: quando (e dopo che)
ci saranno stati coloro che con il loro impegno e la loro costanza saranno
riusciti ad assottigliare sempre più le “distanze” che separano
questi mondi, queste dimensioni parallele. Il
lavoro va fatto e la sua buona riuscita ha l’appoggio ed il supporto di
quanti nella galassia ed oltre stanno operando per far sì che il
passaggio dimensionale abbia a sortire gli aspetti sperati. Le
basi che si stanno costruendo sono il superamento di una data coscienza
così che, inglobando fisico ed eterico in un’unica coscienza –
dimensione, ci sia in automatico quell’accesso in consapevolezza che
produce la permanenza in Vª dimensione. Esserci
sembra difficile ma ci si deve solo convincere che già ci si è. |
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