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Adeguamento 5 febbraio 2003 La
coscienza vigile comporta un predominio della sensibilità nei confronti
dell’ignoto. Ogni
qual volta un essere si sente oppresso o è sofferente per una sua
particolare carenza, c’è sempre la necessità di un adeguamento della
coscienza. Tale necessità dipende dalla direttrice che si intende seguire
per raggiungere un certo risultato. Oggi,
in questi tempi, la carenza è di origine animica, nel senso che l’anima
sta soffrendo di una non capacità a potersi esprimere in maniera
opportuna e circostanziata. Fermo
restando che tutto debba avvenire nella semplicità della più grande
libertà, è ovvio che per potere essere veramente se stessi occorre che
l’uomo in primis comprenda chi è, come è strutturato, cosa possiede e
cosa gli manca per essere completo. L’immediatezza
del pensiero divino è sempre in atto, la sua sintesi appartiene alle
coscienze. Oggi
la coscienza dell’uomo può approfondire e verificare un suo stadio più
profondo se comprende che è già anima. Che è già entità capace di
animare. Ma
per comprendere deve fare il passaggio e per farlo deve fondersi
nell’anima; così come l’uomo deve fondersi con ciò che considera
divinità che risiede nella sua interiorità. Per
fare questo è necessaria la prova, è necessario entrare da vivi nel
regno dei morti dove l’anima è già viva ed organizza i morti affinché
resuscitino a nuova vita terrena. Indubbiamente
si tratta di due stati di coscienza diversi che vanno unificati attraverso
l’anima; il consolidamento di questo stato è la vigilità che
l’essere acquisisce. Perché
l’uomo, per essere vivo contemporaneamente anche dove risiede dopo la
sua morte, deve riuscire ad aprire la porta che lo immette nell’aldilà
affrontando la sua seconda nascita, ma questa volta in modo cosciente. Solo
la coscienza può trasmettere la continuità e, quando manca, è come se
si dovesse ricominciare. Allora,
se è pur vero che spirito è consapevolezza assoluta, è anche necessario
che la molecola sappia d’essere spirito, ma con coscienza. Esistono
due modi per poterlo fare: o
tramite la lenta evoluzione (ed ecco perché la coscienza dell’uomo
dorme sulle sue coscienze “inferiori”); o
con capacità, ma dovendosela andare a conquistare. Proprio
entrando da vivi nell’aldilà.
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