Svegli nel sonno

29 agosto 2005

Meditazione è imparare ad essere svegli nella dimensione del sonno. Strada che conduce dove la morte lascia il passo alla vita.

 

La vita va oltre la semplice fisicità e l’uomo non è il regolatore della vita; né tanto meno la sua massima espressione.

 

Realtà diverse non vengono considerate perché non si è capaci di farlo, non perché non esistano.

Rifiutare ciò che non si concepisce è normale, ma non è detto che non possa essere concepito da altri. Propri simili semplicemente più aperti o più preparati.

 

Porre dei limiti alla vita e di conseguenza alla realtà solo perché non si è all’altezza di sperimentare e condividere ciò che esiste oltre una certa portata di comprensione (quella che sensi fisici e coscienza permettono), limita se stessi. Rende limitati nei confronti di una apertura che (quando c’è) permette prima di percepire e poi di sperimentare aspetti e condizioni che, se vissuti realmente, sono vita.

 

Come in tutte le cose la pratica consente di acquisire dimestichezza con quello che molto spesso sembra essere oltre le proprie possibilità.

A poco a poco ci si rende capaci affrontando ciò che consente di fare esperienza.

L’esperienza meditativa serve a familiarizzare con dimensioni ultrasensibili così da acquisire capacità nuove rispetto a quello che i comuni sensi fisici permettono di percepire.

 

Per meditazione spesso si intende far tacere la mente e (andando oltre i pensieri) aspettare che si manifesti qualcosa che dimostri (a se stessi) in maniera inconfutabile che esiste una realtà celata e miracolosa capace di risolvere problemi connessi alla fisicità solo perché si è stati capaci di contattarla. Non è così.

 

Le cose non stanno in questi termini. E più ci si rivolge al mondo ultrasensibile con prerogative attinenti a fini propri (quasi sempre legati a possesso, fortuna, sete di potere e guadagni) tanto più sarà oscuro il velo che si interpone tra se e se stessi; tra ciò che si è sul piano fisico e ciò che non si concepisce già di essere in un piano dove la vita corona l’esistenza senza che ci sia morte ad interrompere un  flusso dove tutto è interfacciato senza discontinuità o interruzioni di sorta.

 

Imparare ad esser svegli nella dimensione del sonno è un arte da apprendere se si vuole affrontare il tema della vita su basi nuove. Basi non diverse, ma comprensive di ciò che avviene a livello inconscio quando dormendo la normalità è il non ricordo e senza che ci sia la possibilità di interazione con una dimensione dove tutto sembra essere oltre la portata di un proprio intervento; intervento che per certi versi potrebbe addirittura essere terapeutico nei confronti della realtà fisica che poi si vive e conduce.

www.ottavaora.it