Instabilità costituente

1 settembre 2005

Tutto concorre ad una nuova formazione: l’instabilità costituente.

Se si esamina l’attuale condizione risulta evidente la fibrillazione che la Terra esprime a livello eterico e come la stessa incida a livello fisico.

L’umanità è una parte fisica della Terra ed è collegata direttamente con il suo eterico, o coscienza della stessa.

 

Quando l’uomo si pone all’ascolto della sua interiorità (e nel farlo scioglie e purifica i suoi fardelli egoici e psichici in generale) non fa altro che percorrere un cammino iniziatico di redenzione; proprio come la Terra.

 

La Terra si interroga (si chiarisce con se stessa) e fa un bilancio che le consente di considerare la vita in modo diverso; più profondo e maturo rispetto alla semplice constatazione che non si muore (e che quindi anche l’uomo non muore visto che in lei tutto rinasce e si trasforma).

Tutto si trasforma perché rinascendo deve acquisire nuove capacità, quelle per cui ci si rende liberi nei confronti di tutto ciò che (vincolando la materia a ciò che siccome percepito sembra dettar legge) obbliga a percorrere un sentiero in cui le prove servono proprio per redimere se stessi reintegrandosi nel vero essere, unico ed immortale.

 

La reintegrazione di sé appare puro miraggio quando, ignari di ciò che veramente costituisce l’essere (pura essenza), ci si barcamena in una quotidianità che (se non colta nella sua interezza e nei flussi che coinvolgendo guidano) sembra essere tutt’altro che vita degna di uomini (immortali).

 

Ma il punto è proprio questo: risalire la china sapendo (avendone ferma convinzione) di poter contare sull’appoggio dell’intero universo se dallo stesso non ci si scinde credendosi separati ed in balia di onde spesso ostili.

La determinazione con cui non si vacilla è chiave d’accesso (o di rifiuto) nei confronti di una realtà che appare, vera, solo a chi riesce a farla sua.

Appare perché, invisibile quando non si hanno mezzi idonei a percepirla, si mostra a chi può, già nella carne, iniziare ad interagire con mondi che regolano la natura fisica e la modellano in funzione del fine per cui si sta operando.

 

Essere in sintonia con questi mondi permette di ascendere ad una condizione in cui la vita e le funzioni ad essa collegate non hanno necessità di dover superare prove per conquistare quello che può apparire solo se nella condizione di poterlo percepire.

 

Si sta parlando di un mondo, di una realtà ultraterrena, essenziale nei confronti di quella fisica, eppure pregna di una tale vitalità da far sembrare piccola cosa anche la stessa Terra; la Terra e le sue frammentazioni. Frammentazioni periodiche necessarie per il dissolvimento di strutture energetiche che (concepite dalla Terra) servono come involucro dove allenare la coscienza per permettere la formazione di nuovi aggregati in linea con vibrazioni animiche più profonde.

 

Lo sfaldamento è una condizione necessaria per la trasformazione. Se infatti una vecchia struttura energetica resta in essere, la stessa costituisce ancora valido elemento di riferimento quando invece occorre generare una nuova collettiva energia vibrante.

 

In questi processi ciò che viene a modificarsi è la coscienza che sentendosi attratta dal suo essere animante non può che reagire costituendosi a nuova vita. Annullandosi come coscienza di individualità per divenire un noi collettivo; espressione di un piano che agisce all’unisono e senza interferenze per preservare lo sviluppo (come formazione) di quanti necessitano di sostegno per concepire la vita a valori più profondi rispetto al piano nel quale stanno agendo.

 

Il ruolo di formatori quindi non riguarda il singolo ma la collettività che agisce in virtù di coscienza unificata capace di supportare bisogni assegnando compiti.

Da qui facile constatare quanto sia importante ricostituire un sistema facendo sì che dall’instabilità abbia a costituirsi una formazione capace di sovrintendere a quelle necessità che prima affliggevano causando traumi e sofferenza (miranti comunque proprio a scuotere le coscienze).

 

La coscienza ora può apprendere una grande lezione: può concepire che l’unità non è un gradino da conquistare ma natura da estrinsecare. A condizione che dal vecchio sorga il nuovo avendo il coraggio di sfruttare l’instabilità per rinascere.

 

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