Immortalità e animazione 25 luglio 2005 Riconquistare l’anima diventa un’esigenza improrogabile quando ci si accorge di essere rinchiusi in una prigione energetica. Le vibrazioni che non consentono d’oltrepassare una certa soglia (relativa alla conoscenza) sono di tipo fisico e (elaborate a livello mentale) si trasformano in barriere di difficile commutazione. Il potere dell’animazione infatti (dando consistenza al pensiero attratto e limitato all’attività fisica) rende valido attraverso i sensi tutto ciò che (elaborato in funzione di un costrutto energetico consolidato ed accettato per convenzione) è “fisico” quando la vibrazione che si emana è pari a quella in cui si opera. Ci si ingabbia da soli quando si perde coscienza di essere ad un livello diverso da quello fisico e si diventa, tramite l’identificazione, ciò che se invece fosse libero seguirebbe un tracciato più consono al suo stato. Del resto però questo è anche un innesto che congiunge fisico e metafisico dando corso ad un processo più profondo della conoscenza che (anziché essere basata sulla constatazione e basta quando vita significa movimento) può rivolgersi alla trascendenza per cercare di apprendere (in conoscenza). Da qui l’interesse alla trasformazione. Trasformare per essere in grado di imitare ciò che spontaneamente esiste seguendo linee e tracciati energetici diversi; consoni all’ambente e non a voglie, capricci e manipolazioni frutto dello appagamento di chi (rendendosi conto di potersi spingere oltre la semplice constatazione) usa ed abusa del potere della animazione che è creatività. La creatività relativa all’uomo si sviluppa attraversando la mente. E cioè dovendosi lasciare dietro tutto che dice che così non è solo perché, basandosi sui limiti della sua prigione, non può che avvallare il suo stato di fatto: impotenza per incapacità. La creatività vista e vissuta in modo conforme a ciò che può essere considerata ispirazione segue invece la logica della animazione diretta; tramite innesti che, fertilizzando producono risultati. Un po’ come far seguire un effetto ad una causa impostando i dati ma lasciando però all’effetto libera autonomia per conoscere e concepire ad un livello superiore e più profondo rispetto a quello che, se lì fosse stato operativo, lo avrebbe occluso nella sua sola dimensione; dovendo tralasciare un insieme più ampio per mancanza di capacità. Capacità che manca a chi non concepisce che dentro di sé esiste una realtà non fisica che comprende anche quella fisica se la si accetta e si decide di collaborare. Per rendersi conto che la vita non va vissuta nelle sole apparenze anche se queste possono sembrare le uniche inconfutabilmente vere. Vere perché così si concepisce. Però chi non concepisce l’anima viva in sé sicuramente non potrà mai far suo il dono della immortalità. Animare l’invisibile per far vivere fuori ciò che ristagna dentro è un po’ come riappropriarsi della anima. Si tratta infatti di superare una barriera chiamata morte per addentrarsi in un significato più vero della vita perché non condizionato e non dipendente dalla caducità di ciò che dopo essere sbocciato è destinato a sparire; a trasformarsi in ciò che tramite la morte riporta gli elementi alla vita, a nuova vita. Per l’uomo attribuire alla propria specie la capacità dell’essere è un parto indolore perché manca il feto. Non c’è l’essenza perché ristagna dentro. Manca lo scopo che da consistenza e colore alla vita; manca la capacità dell’animazione. L’anima non è un’entità astratta inventata come nome per definire in questo modo una aspirazione, la speranza di continuare a vivere, l’anima è una necessità per vivere in dimensioni dove il corpo fisico non reggerebbe all’impatto. Così, se si parte dal corpo, dalla fisicità perché unico dato certo in quanto vero e consistente, ecco che anima è solo un concetto per di più mal concepito. Se si comprende invece che il corpo è un involucro che permette una esperienza, e se ciò non lo si pone su basi ipotetiche ma lo si vuole constatare, allora è possibile incontrare la propria anima, liberandola per essere liberi. Capaci di muoversi ed agire per realizzare tutto ciò che invece resta occluso quando l’anima non può esprimere ciò che l’uomo non comprende. La cognizione di sé, questa conoscenza è un passo fondamentale per accrescersi di chi si è. Del resto non conoscendosi non si può nemmeno essere; un po’ come avere un’altra mano e non usarla perché invisibile visto che nessuno ha mai detto che esiste. Non si sa di possederla. Porre l’attenzione su chi si è oltre la carne e dentro la carne fa venire fuori la propria essenza incarnata che serve allo spirito per creare la realtà |
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