Impermanenza 3 giugno 2005 L’identificazione nell’impermanenza è per l’uomo sviluppo a conseguenza di un cammino emozionale proiettato e tendente verso l’ottenimento del benessere e della immortalità. Benessere, fisico ed economico, ed immortalità sono bisogni irrinunciabili ed il loro coronamento condiziona la vita umana. Lavoro da svolgere cui nessuno è immune proprio per soddisfare esigenze fisiche e psichiche. La naturale propensione verso il benessere è a salvaguardia del movimento. Tutto segue un ritmo. Ogni cosa vibra in maniera funzionale al suo essere e facendolo si adegua al piano di esistenza di cui fa parte e verso il quale contribuisce sviluppando vibrazione = lavoro. Sul piano fisico la spinta al benessere provoca tutto un insieme di comportamenti che coinvolgono sia la materia strutturale (ciò che fisicamente forma le cose) sia l’energia psichica (ciò che da alla materia ordine ed indirizzi da perseguire anche quando la tendenza sembra sviluppare situazioni poco attinenti). Materia ed energia psichica appartengono a piani distinti, prossimi ed affini, che compenetrandosi danno vita ad una collaborazione che si sviluppa sia attraverso la fisicità sia attraverso mente ed emozioni (volendo conglobare queste ultime nel piano eterico per comodità in quanto attinenti ad una sfera che, oltre la fisicità, di queste coglie valori per esaltarne possibilità). La combinazione mente psiche è solo in apparenza un insieme unico, di fatto sono mondi separati a loro volta da una cortina che li rende aderenti alla fisicità ma con caratteristiche diverse; logiche per la mente, emozionali per la psiche. Attuare un noto paradigma secondo cui il corpo si adegua alla mente è possibile a condizione di un equilibrio psichico basato sulla identificazione in ciò che si è oltre la sfera degli attaccamenti e delle emozioni; condizioni queste di giusta instabilità per consentire lavoro basato sul movimento. Identificazione che consente di superare agevolmente lo stato di impermanenza che attanaglia fisico e psichico quando ancora si opera per definire il karma livellandolo tra ego e religiosità. La conoscenza dell’essere (di chi si è dove la morte non ha valore alcuno e la datività regna sovrana) ha come conseguenza il riconoscimento (perché si pone attenzione sul piano eterico) di parti di sé che ivi ristagnano influenzando comportamenti e stati d’animo. Ma ha anche una conseguenza molto più profonda che inizia a manifestarsi allorché questa attenzione (attenzione verso l’oltre ed oltre l'eterico in particolare) sfocia nella identificazione verso il proprio vero essere che (proporzionalmente al processo che consente proprio la identificazione), riconoscendo la sua parte terrena ed incarnata (che ha saputo attrarre l’attenzione attraverso il lavoro svolto per attingere conoscenza da una sfera che quindi va oltre l’eterico), può agire per realizzare fini attinenti la datività visto che tale è la sua condizione. L’identificazione, quando è identificazione, non è sacrificio di sé per permettere che qualcosa avvenga, è spontaneità che manifesta ciò che è. Essere in sintonia con carne e spirito è condizione umana non solo possibile ed auspicabile, ma necessaria affinché un nuovo seme possa attecchire sulla Terra e produrre l’uomo nuovo.
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