Coscienza e profondità

3 aprile 2009



Si cambia, ma chi si diventa? In fondo sempre se stessi in un continuo progressivo cambiamento, che può anche essere radicale ma non avviene mai di colpo. Il cambiamento deve essere assimilato e metabolizzato, deve produrre coscienza che esprime stato d'essere.

Ogni cosa ha una coscienza commisurata al suo stato ed al luogo in cui si ritrova a fare esperienza. La coscienza da capacità sull'ambiente in modo da potersi esprimere in maniera funzionale al proprio stato. La coscienza umana è tale perché utile all'uomo che sta operando in un ambiente che gli consente di sperimentare la sfericità in maniera funzionale a come concepisce.

Sperimentando la linearità si può anche intuire che ci si trova ad operare in un cerchio per acquisirne coscienza; complessiva, a 360°. Cosa possibile solo portandosi al centro del cerchio, in modo da avere una visione totale sempre se si evita di spostarsi verso una parte, verso la periferia; o verso un punto qualsiasi diverso dal centro solo perché attrae ciò che esprime o manifesta. Visione che da qui in poi può ampliarsi fino a diventare sferica perché dal centro del cerchio si può iniziare a considerare una visione ancora più ampia, sferica per l'appunto in quanto centro del cerchio e centro della sfera sono coincidenti. Ciò che cambia è il grado di profondità nella osservazione perché si inizia a concepire che è possibile farlo.
La coscienza circolare è la svolta per concepire che la profondità dell'essere e dell'universo possono appartenere. Così da passare gradualmente da una esperienza lineare (anche se onnicomprensiva, a 360°) ad una più profonda perché si prende in considerazione che il cerchio è parte di una sfera. Fino ad acquisire una coscienza sferica. Coscienza (quella sferica) che mette in rapporto con profondità dell'esistenza non concepibili fino a che non si sperimenta in modo diretto di esservi vivi.

Per coscienza sferica bisogna intendere un modo di essere dove è naturale concepire in maniera spaziale, immediata e subitanea; fuori dal tempo in uno spazio vuoto. Un vuoto mentale che è lo stesso vuoto che si raggiunge, anche in un corpo fisico, quando si trascende il proprio stato e si riesce a spaziare nella profondità dell’Essere perché la coscienza lo consente.
La conoscenza si dispiega per gradi di capacità di apprendimento. Ogni coscienza può ricevere solo ciò che è in grado di elaborare per trarne conseguente capacità. Oltre non è possibile perché non si sarebbe in grado di sperimentare, neppure a livello di intimo sentire.

Avere coscienza di sé, del proprio tipo di coscienza, consente gradualmente di concepire il proprio limite oltre il quale è possibile procedere solo modificandosi; per rinascere, come coscienza. Rinascere che non significa abbandonare il proprio stato per “trasferirsi” chissà dove, ma integrare quella parte di sé più profonda che può presenziare nella fisicità fornendo utile apporto. E l'uomo diventa un essere diverso che concepisce in maniera più profonda perché fa emergere da dentro di sé chi ha una visione più profonda della esistenza.

Conoscenza che si dispiega producendo coscienza funzionale al tipo di vita che si sperimenta e che appare come realtà. Realtà che si materializza e prende forma in base a quello che si concepisce. Stessa realtà che appare vera ma in modo diverso a secondo di come si concepisce; a secondo del grado di profondità in cui si è svegli. Cosa questa che non permette di escludere a priori conoscenza ulteriore; non ancora propria di chi per concepire deve possedere adeguata coscienza.

Una coscienza in grado di scrutare più in profondità può penetrare in profondità diverse dello spazio perché capace di concepirle. L'attrazione che una coscienza prova nei confronti della sua interiorità è spinta verso il raggiungimento di stati di coscienza sempre più profondi, dove la profondità equivale alla massa di coesione che si è capaci di esprimere come spontaneità di stato d'essere. Stato che attrae chi ne ha bisogno divenendo di conseguenza attrattivi nei confronti di altri in quanto capacità acquista in funzione dello stato raggiunto. Acquisita perché il fatto stesso di aver saputo cogliere quel che veniva proposto dal fulcro attrattivo nei propri confronti pone immediatamente in una condizione - vibrazione diversa che esprime il nuovo proprio raggiunto stato d'essere.
Una catena ininterrotta che offrendo spontaneità genera attrazione per gradi senza che nessuno debba rinunciare alla propria libertà, ma anzi possa operare esprimendosi; cosa che genera coesione e stabilità rendendo tutto omogeneo per gradi di intensità. Senza che niente abbia a risentire di una attrazione superiore rispetto a ciò che potrebbe supportare come suo stato d'essere perché il suo tipo di coscienza non è preposto a recepire ciò che non potrebbe mai concepire.

Questo magnetismo, la cui attrazione si esprime ad un livello più profondo della esistenza rispetto a quello fisico, coinvolge ogni coscienza che si pone nella condizione di essere attratta perché, vuoi involontariamente, vuoi per libera scelta, si pone in ascolto e si apre. Ma di fatto è una questione di bisogno che la coscienza manifesta. L'attrazione nei confronti della coscienza non è altro che compensazione ad una sua richiesta che per conseguenza le permette di modificarsi.
La coscienza inizia a trasformarsi in modo profondo quando ne sente il bisogno e, nel caso dell'uomo che inizia a considerare la sfera come riferimento possibile per concepire in maniera sempre più globale, la sua ottica diviene sempre più sferica abbandonando gradualmente la linearità che ne caratterizzava impulsi e proiezioni. Comincia a concepire in maniera sempre più globale rendendosi man mano conto che anche una visione a 360° è ancora monca di un aspetto fondamentale della realtà: l'universalità.

Per cogliere più in profondità è necessario che la coscienza si modifichi e se ne sente il bisogno viene in automatico attratta da chi può offrirle adeguata compensazione esente da imposizioni. Cogliere più in profondità permette di entrare sempre più in una realtà che non viene colta fino a che non la si concepisce; e la si materializza perché la si concepisce; materializzazione funzionale alla coscienza che concepisce e pertanto diversa rispetto a quella che comunemente viene definita realtà perché tangibile e convenzionale.


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