Il domani

3 giugno 2008




Pensare al domani quasi dovesse apportare cambiamenti così radicali da mutare la realtà è un po' sfuggire il presente, non accettarlo per ciò che da. Il cambiamento comunque potrebbe essere in atto già ora, ma nella foga di cercarlo si chiudono gli occhi sulla realtà che invece lo manifesta. Anche perché si tratta di cogliere quel che c'è già e non si vede. Si tratta di capire che si è diversi senza dovere attendere per diventarlo.


Accorgersi di questo però significa cogliere le diversità che già coabitano in sé, senza commettere l'errore di adagiarsi su aspettative che, frutto del proprio pensare, potrebbero non corrispondere alla nuova realtà.
Può esser sufficiente rivedere alcuni particolari per rendersi conto d'essere già nel bel mezzo della trasformazione senza, evidentemente, averlo compreso. Forse perché, abituati ormai ad attendere, si stenta a concepire che il cambiamento c'è già.
Particolari anche importanti che danno il senso di cosa è cambiato ed inseriscono sempre meglio nel nuovo stato d'essere che va oltre la soggettività. Particolari che identificano in modo chiaro quel che prima non si vedeva, non si sentiva, non si capiva. Tutte cose che emergono perché le si concepisce, le si accetta.


Aprire gli occhi in modo diverso senza aspettarsi di vedere quel che si sa esistere, quasi fosse la prima volta che si osserva un panorama sconosciuto, senza quindi dare per scontato che guardando non c'è nulla di nuovo da cogliere, ecco, questo è già un modo nuovo di approcciare meglio la quotidianità.
Il cambiamento infatti avviene nel quotidiano, vivendo la vita. Quando senza estraniarsi dal mondo si opera per il mondo. Quando ci si abitua ad essere presenti momento per momento nella propria realtà così da coglierla completa di ciò che circonda.


È una questione di risonanza. In questo modo, essendo presenti a se stessi, si coglie ciò che sfugge perché distratti. Si diventa parte integrante della natura con coscienza, entrando di fatto dove prima non si percepiva di essere.

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