Scossone

 

15 gennaio 2007



La collettività, costretta a misurarsi con grandi sollecitazioni che investono (non soltanto a carattere personale) per generare un flusso che accomuna, dovrà riflettere su aspetti che normalmente non vengono presi in considerazione. Basti pensare per esempio alla paura che potrebbe suscitare un probabile evento ritenuto nocivo a livello collettivo. Ognuno si focalizzerebbe sullo stesso per rendersi conto della portata e sulle sue conseguenze e questo diverrebbe un riferimento comune. Con un risvolto positivo: coscienza immediatamente vigile su aspetti quali la morte e l'aldilà, aspetti che normalmente si evita di considerare.
 
Ci si aspetta il meglio, ma il meglio, quando lo si ha, se non viene custodito in modo adeguato non può germogliare e dare frutti, appassisce; sotto il peso della indifferenza e della mancata partecipazione alla sua costituzione. Ci si aspetta... Quasi a specificare che debbano essere gli altri a fare qualcosa che renda possibile questo meglio. Per poi, all'apparire di un piccolo spiraglio, tutti pronti a farlo proprio incuranti proprio degli altri.
 
La vigilità che si andrà a creare nei confronti del bene supremo, la vita, sarà un toccasana per le anime. Immediatamente risvegliate saranno, per loro volontà, immesse dove è normale che risieda chi si rende conto e concepisce che la vita non può cessare con la morte fisica; chi anzi con la sua azione intende evidenziare ad altri uno stato d'essere che contempla l'immortalità; chi diviene presenza attiva in un nuovo mondo che è in attesa di tutti quelli che sentendosi pronti vogliono esperire conoscenza in funzione della datività.
 
Dall'egoismo alla datività il passaggio è semplice. Si è obbligati ad abbandonare tutto nella consapevolezza che tutto è già in sé. E che è sufficiente non voler trattenere per far sì che il flusso irrori la vita di ciò che necessita: l'amore.
 
Essere amati è un gran dono, così come lo è la consapevolezza che questo amore non si esaurisce mai. Appartiene alla collettività e la collettività deve saperlo alimentare donando senza chiedere nessuna ricompensa ma solamente attenzione, vigilità. Sì, perché l'attenzione è necessaria; per non lasciarsi tentare da facili avventure rese possibili per l'accresciuta capacità che deriva dalla trasformazione, e che fanno perdere il contatto con il senso che l'Amore deve esprimere. Amore che non è tale quando qualcuno intende adoperarlo per suo profitto e godimento.
La datività non si aspetta niente in cambio, ma non può aprirsi verso chi intende sminuzzarla trattenendo per sé perché non ancora in grado di gestire se stesso in quanto entità capace di provvedere allo sviluppo altrui (se non si dedica al profitto proprio).
 
Sta qui la differenza tra uomo figlio della Terra ed uomo figlio del Sole.
La solarità è però un attributo che la Terra ha ben concepito e pertanto può trasformarsi; può divenire dativa nei confronti di ciò che interno a lei può, suo tramite, concepire l'amore anche come benessere collettivo.
Ma trasformandosi la Terra si sfalda ciò che ha finora costituito il suo modo di pensare e la sua conseguente vita a livello energetico. Cessa la dimensione dove la morte immette chi in vita non ha concepito l'immortalità; cosa questa che fa scomparire la sofferenza. Cessa infatti il piano eterico che la Terra ha costruito nel corso della sua evoluzione planetaria e che, scrollato di dosso, le consente di approfondire tematiche esistenziale che si sviluppano a profondità dell'essere dove il singolo non ha accesso perché non utile, se intende portare avanti suoi fini personali; deve essere tutt’uno con quanto il piano di coscienza intende realizzare poiché attinente alla elargizione dell’Amore nella consapevolezza che chi riceve sia poi in grado di non intaccare il flusso che armonizza la vita tutta rendendola tale ma con coscienza.
 
La datività diventa un lavoro da svolgere. Lavoro che comincia da uomo, in Terra; quando l’uomo inizia a concepire che non trattenendo entra in un flusso che sprigiona ogni genere di capacità per permettere di esercitarsi nella datività. Datività che deve essere proporzionata al bisogno di chi (per potere crescere ed evolvere) potrebbe addirittura dover restare escluso da tale processo; per concepirne l’importanza mentre sperimenta la necessità che gliela fa agognare come dono salvifico della sua condizione.
 
Sono tanti gli aspetti da dover considerare, ma ciò che conta è che una mancata elargizione non avviene mai perché qualcuno vuole trattenere per sé, ma semplicemente perché non venendo apprezzata costituirebbe falso riferimento; in chi dopo spererebbe ancora o sempre in simili benefici. E solo perché qualcuno, qualcuno preposto al ruolo, impietosito per troppa immedesimazione renderebbe, donando, più lungo il cammino di chi quasi sicuramente invece ha bisogno di uno scossone per crescere e capire.
 
Scossone necessario a livello collettivo quando il momento lo richiede; ed anche questa è datività. Anche perché si è pronti ad accogliere chi, per questo, intraprende una via in linea con ciò che la vita professa quando si fa dell’Amore l’emblema di ogni attività.
 

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