Riconoscersi 1 

 

20 febbraio 2007


Riconoscersi per ricominciare; per rinascere a nuova vita in Terra qui ed ora. Perché bisogna partire da qui, ora, per procedere verso il nuovo che si basa su lealtà, sincerità ed accettazione di sé, di chi si è.
Senza questo requisito (riconoscersi in Terra per quel che si è) non è proprio possibile riconoscere chi si è, il sé che si è che sta nel profondo e che, vita dopo vita, attende ed opera affinché avvenga ciò che può essere definito fusione attraverso un processo di identificazione.


Venendo in Terra l'uomo ha un compito: assolvere a qualcosa su cui ha deciso di misurarsi. Può essere karma o semplicemente voler attuare un percorso ritenuto utile per la propria esperienza così da passare a piani di coscienza dove la datività assume via via sempre più i connotati del Divino Amore.


Datività è già comunque una incarnazione, quando con coscienza si decide di incarnarsi per dare agio all'insieme in cui si opera che si sviluppino condizioni utili all'approfondimento di temi vari che, senza il cimento nella materia, resterebbero solo a livello di ipotesi: resterebbero possibilità, da appurare.
Anche se poi l'io terreno non ricorda e si trova in balia dell'imprevisto e delle difficoltà che ne conseguono, a livello più profondo (dove è stata presa tale decisione, quella di incarnarsi con un fine ben preciso) resta chi ha deciso che una parte di sé svolga un compito per approfondire un tema. Cosa questa che non implica l'esclusività in una singola esperienza ma anzi la possibilità di esperienze multiple con temi e fini diversi condotte simultaneamente attraverso contemporanee incarnazioni ognuna delle quali con mire ben precise. Come se, non vincolata dalla mancanza di capacità, la mente di chi sta operando potesse affrontare contemporaneamente con logica e coerenza temi diversissimi tra di loro. Come se quindi ogni singolo pensiero di tale mente, divenuto autonomo nel suo percorrere ciò che per lui è vita, fosse l'io terreno relativo ad una incarnazione.


Sta di fatto però che il pensiero non è la mente che lo produce, così come l'uomo non è il sé che risiede ad una profondità diversa dove attributo per consolidare la datività è proprio questo tipo di mente.


Se si riflette ognuno dovrà considerare che nel corso della sua vita periodicamente si vengono a creare situazioni similari che ripropongono un tema (o dei temi) ma ben preciso. Quasi a significare l'importanza di una azione ripetitiva per affrontare ciò che in apparenza il destino sembra mandare incontro e che altro non è che approfondimento del tema per il quale si è prodotta l'incarnazione.


La specificità del tema, proprio perché si ripresenta in maniera ripetitiva e periodica, è il succo della incarnazione; tutto il resto è contorno che serve ad alimentare il collettivo dove si è inseriti per dare agio ad altri di approfondire e verificare i temi che sono di loro pertinenza a livello di coscienza singola o di gruppo. Specificità per vagliare un ostacolo e considerare in che modo è possibile superarlo disponendo unicamente delle proprie capacità relative; senza dunque poter ricorrere a quella parte di sé (che ha predisposto tale cammino) perché non si è nemmeno al corrente della sua esistenza e della possibilità di un suo intervento se opportunamente interpellata. Perché il pensiero (ed in questo caso l'io terreno, l'uomo) che sa ricongiungersi con chi lo ha animato, quando lo fa assume le sembianze della sua parte più profonda che coordina l'insieme e che è in attesa di questo ricongiungimento perché sempre in contatto coerente con ogni suo pensiero.


Il punto però è la circolarità nella ricorrenza dell'ostacolo da superare per ottemperare al perché della propria incarnazione. Ed è per questo che diventa indispensabile il riconoscimento di chi si è in Terra (e quindi del perché si è in Terra) così da essere nella condizione di poter richiedere di rientrare in quella parte di sé (propria e più profonda) che può immettere nella dimensione dove essa stessa risiede; per assumere compiti diversi.


Riconoscere se stessi, il motivo quindi per cui un certo tipo di esperienze sono ricorrenti e da superare (e sono ricorrenti proprio perché non si è prima riusciti a superarle), equivale, se centrato e concepito, al superamento stesso dell'ostacolo. Una volta compreso cosa si è venuti a fare sulla Terra diventa superfluo dovere affrontare fisicamente ciò che aveva come scopo l'esame ed il risveglio.
E si può rinascere; per ricominciare già in Terra ad operare su nuove basi; basi in linea con processi nuovi applicativi di una datività coerente frutto della rinascita che permette di conoscere (ed essere in linea passo dopo passo) ciò che si fa poiché utili ad altri e non tanto più a se stessi.
Si rinasce per restare ad aiutare; per essere al servizio della collettività sapendolo; non per spirito di sacrificio da collaudare attraverso l'esperienza diretta. Ormai si sa il perché si è in Terra. Prima no, ora sì; a chi accade sa chi è. Come dire che si ritorna a casa restando sulla Terra.
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