Ovvia valutazione

 

25 febbraio 2006

 

 

Aprire gli occhi su una realtà parallela porta ad un’ovvia valutazione: esiste.

Accorgersi di ciò è un po’ come animare un mondo invisibile dandogli corpo e consistenza, attraendo sul piano fisico ciò che ancora non ne fa parte perché relegato in altro mondo.

 

Parlare di mondi paralleli anche negandone l’esistenza implica attenzione verso il non conosciuto, verso qualcosa che potrebbe ben esserci se se ne avesse adeguata coscienza. Coscienza che per essere tale non può esimersi dalla conoscenza del fenomeno. Conoscenza che è base per iniziare a dar corpo all’invisibile, ad animarlo.

 

Coscienza ed animazione sono legate tra di loro da un anello, la conoscenza. Anello invisibile perché quando manca non ci si spiega il perché di fenomeni ben per questo non riproducibili tramite capacità proprie. Capacità che per esistere devono poggiare su delle basi.

 

Saper camminare è una capacità, frutto di esperienza e conoscenza, acquisita nel tempo in modo graduale e geneticamente trasmissibile perché ormai consolidata nella coscienza. Saper camminare è istintivo perché a monte c’è stato tutto un processo che ha consentito di realizzare ciò che era un progetto in fase di sviluppo per permettere alla specie di erigersi per di conseguenza poter esplorare il territorio in modo diverso; da una visuale diversa.

 

Se si pensa quindi all’uomo come essere capace di saper camminare non bisogna dimenticarsi degli sforzi che ne hanno permesso la realizzazione attraverso continui e graduali stimoli conoscitivi per far sì che la sua attenzione si spostasse verso ciò che, divenendo esigenza, poteva dar luogo ad applicazione specifica per acquisire una certa capacità. Non casi isolati ma una conquista della specie.

 

L’esplorazione continua ed oggi, proiettata verso lo spazio, richiede all’uomo capacità idonee per far sì che si realizzi come essere stellare; con un corpo in linea a questo stato.

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