La triplice struttura

Aria, energia, essenza

 

8 maggio 2006

 

 

GRANDE MEDIATRICE UNIVERSALE LA MADRE È ARIA, ENERGIA ED ESSENZA.

Senza Lei nulla vive, non è possibile la vita. Contenitore di tutto in essenza trasla in potenza l’indispensabilità del suo Essere in quanto aria ed in quanto energia.

 

Cominciare a concepire la vita nella sua contemporanea triplice struttura è basilare per comprendere ed agire di conseguenza. Agganciare una sola parte di questa struttura genera separazione dall’insieme omogeneo che invece esprime. Così come concepire soltanto due dei suoi aspetti (anche se presenti in modo contemporaneo) non può chiarire un insieme che, se scisso, non produce effetti. O per lo meno (poiché questi effetti vengono prodotti nel relativo delle singole manifestazioni di appartenenza) restano utili nei loro ambiti di crescita e sviluppo ma non danno completezza alla vita che l’uomo può vivere già in Terra in piena coscienza.

 

La coscienza umana esprime e si nutre di esperienze le quali appartengono a piani diversi della esistenza. Vale a dire che ciò di cui l’uomo ha vigilità non è il solo ambito in cui egli vive ed opera.

 

Un esempio.

Si è capaci di elaborare un progetto ed anche di eseguirlo ma chi lo esegue non possiede la visione completa dell’insieme perché la sua opera deve essere completamente indirizzata verso un certo tipo di realizzazione soltanto; perché se chi esegue avesse una visione più ampia tenderebbe a modificare il progetto per cercare di migliorare quel che invece è utile che venga realizzato in un certo modo.

Una visione solo più ampia di una parte di un intero progetto, poiché non offre l’interezza dello stesso, tante volte può essere nociva in quanto fa correre il rischio che si possa interferire in ingranaggi molto delicati che potrebbero provocare disfunzioni.

Come se per cercare di migliorare un particolare in quanto si è consapevoli che tale particolare oltre all’uso per cui lo si modella dovrà essere in grado di venire inserito in seguito in una parte del progetto più sofisticata, si decidesse effettivamente di migliorarlo ma utilizzandolo là dove l’insieme non è ancora pronto a supportarlo.

Come se un ingranaggio in un materiale molto leggero, dinamico e sensibile a certe sollecitazioni elettromagnetiche potesse essere inserito in un insieme di ingranaggi pesanti (di ferro per esempio) senza risentire del nuovo ambiente che oltre ad annullarne l’efficacia produrrebbe scompensi.

 

Questo per dire che la zona dove la vigilità dell’uomo non ha accesso gli è vietata proprio perché non avendo la visione totale del progetto (che si trova più in profondità), se egli dovesse accorgersi che la vita prosegue in altro modo (rispetto alla sola fisicità), rischierebbe di confondere un (ulteriore) parziale come vita vera e totale. E questo perché non ha ancora concepito che invece deve spingersi più in là se vuole cogliere il progetto nella sua essenza.

Ben per questo l’aldilà dell’uomo è per l’uomo un miraggio inaccessibile e solo qualche volta sperimentabile; per averne intuizione e capire che c’è ma, non avendone il possesso come capacità di libero accesso, per capire anche che bisogna dedicarsi ad una certa opera se si vogliono conseguire risultati.

 

Questa opera apre ad una profondità diversa, quella della essenza. E solo quando se ne intravedono un po’ meglio i contorni si può iniziare a prendere coscienza e visione di quella parte che (definita sempre aldilà) prima sembrava vita vera che però inafferrabile sfuggiva; ma che in qualche modo doveva pur esistere se tanti ne parlavano e l’intima aspirazione verso lì spingeva.

 

Se si sa che una scala è una scala e si comprende che si sta salendo, solo intravedendo il gradino superiore a quello prossimo si può capire che quello immediatamente più vicino non è il traguardo ma una meta; un tramite che consente di andare oltre.

 

L’uomo che concepisce che oltre la dimensione a lui più prossima (quella che vive in vario modo subendola non in senso negativo ma solo perché non ne ha coscienza vigile poiché privo del ricordo in quanto relativa al sonno ed alla vita dopo la morte fisica) c’è una dimensione nella quale si ritorna essenza (comprensiva delle esperienze con consapevolezza sperimentata attraverso la coscienza che da capacità), ecco tale uomo può e deve iniziare a prendere possesso di ciò che sa essere un ulteriore passaggio per ascendere dove vita vuol dire ben altro.

 

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