Prepararsi verso la coscienza
unica implica perdere certezze
per acquisire consapevolezza.
Consapevolezza che dipende da un
flusso energetico nuovo che
allinea le menti su una
frequenza dove è possibile
stabilizzarsi. Così da procedere
verso obiettivi che per essere
realizzati necessitano proprio
di chi è in grado di
materializzarli: per esprimere
nel concreto ciò che fino a
quando non viene attuato resta
in potenza.
Perdere certezze indubbiamente
spaventa. Ovvio che se crollano
riferimenti ci si sente
sbandare, alla deriva; come chi,
persa la memoria, non sa chi è,
né da dove proviene, né conosce
o riconosce quelli che prima
erano i suoi affetti ed i valori
della sua vita.
Ma c’è un punto importante che
non deve sfuggire.
Quando si riparte ci sono sempre
sia una base di appoggio sia una
prospettiva. Queste (anche se
inconsce poiché non se ne ha
ancora notizia) sono insite in
chi vivo si ritrova ad agire
(anche in una condizione che non
conosce ma che non è detto debba
essere ostile).
Accettare all’improvviso che si
è diversi rispetto a prima, che
manca il futuro prossimo,
immediato, la capacità di
pianificazione, è terribile se
non si concepisce che è
sufficiente entrare nel nuovo
automatismo che provvede a far
superare i problemi connessi a
vita e sostentamento.
Del resto, se una condizione
viene azzerata come in un
computer, tutti i dati vengono
persi. Il punto però è
l’operatore, se è capace o meno
di ovviare al problema e
riparare il danno; ammesso che
di danno si tratti perché tante
volte azzerare è una scelta
logica e coerente per ripartire
su nuove basi.
Una involuzione fa perdere ciò
che si aveva, ma qua fine e
prospettiva sono inerenti alla
evoluzione dell’uomo, del
pianeta e delle specie; ed è la
natura stessa che provvede a
generare gli automatismi che
consentono di vivere in funzione
dell’ambiente nuovo in cui si
opera.
Certamente chi in seguito verrà
sulla Terra, poiché avrà insite
le caratteristiche che gli
consentiranno di ben vivere in
quanto idoneo all’ambiente, non
risentirà dello sbalzo evolutivo
come chi invece deve affrontarlo
ora in prima persona trovandosi
ad agire, impreparato, nel bel
mezzo del cambiamento. Ed è per
questo che necessitano
avanguardie che possano colmare
i pericoli e le lacune connesse
alla mancata preparazione poiché
ignoranti sul verso dove si và.
La struttura fisica dell’uomo
possiede già requisiti in linea
con il cambiamento (chi ancora
non lo sa è la coscienza che,
temendo, trasmette paura ad un
corpo che, solo se indirizzato e
non condizionato, può riuscire
bene ad adeguarsi al nuovo che
arriva).
La struttura psichica è invece
quella più vulnerabile. Perché
basata su concetti e concezioni
di natura mistica, religiosa e
trascendente, risentirà dei
mancati riferimenti sui quali
aveva fondato una proiezione di
realtà che va a scomparire
(parlare di psiche è riferirsi
alla capacità insita nell’essere
umano di considerare le cose da
un punto di vista trascendentale
rispetto alla forma fisica ed
all’ambiente che produce, ospita
e sostiene tale forma).
La naturale propensione a
credere che la vita possa, debba
continuare al di là del fisico
trapasso è ricordo atavico che
in sé esiste qualcosa di
immortale che oltre la caducità
riflette e determina un genere
di vita la cui base poggia su
certezze congenite
nell’esistere, ma inconsce fin
tanto che non se ne acquisisce
consapevolezza.
Ora questo tipo di
consapevolezza è in arrivo e
l’ostacolo, lo scoglio da
superare è la coscienza. La
coscienza di chi avendo sempre
sperato che non si muore si
ritrova a dover concepire in
prima persona che è vero. E non
è facile perché bisogna vincere
la paura che dice che non è
così; la paura che dice che la
morte è certa non facendo
trovare lo slancio per
proiettarsi dove il nuovo flusso
attende per offrire tutte le
certezze di cui dispone così da
costruire e costituire una nuova
realtà viva e vera sulla Terra. |