Un pensiero,
una volta pensato, inizia a vivere vita
propria. Inizia ad alimentarsi cercando ciò
che gli consente di vivere. Inizia a cercare
l’energia adatta al suo sostentamento.
Per
sopravvivere il pensiero deve inserirsi in
un contesto favorevole al suo stato; deve
aggregarsi con chi, simile, ne salvaguardi
l’integrità aumentandone la potenza.
Sta di fatto
che il pensiero si allontana da chi lo ha
pensato, o per lo meno, non essendo presente
nel suo “creatore” se questi non lo richiama
alla sua attenzione, deve provvedere ad
autoalimentarsi.
Il pensiero
quindi diventa autonomo ma risente del
concetto che lo ha generato. Non può
spaziare come vuole perché non è in grado di
districarsi nel caos che altri come lui
creano mentre a loro volta cercano di
nutrirsi di energia.
Il “terreno”
in cui il pensiero svolge la sua attività è
di natura eterea; non ha bisogno di appoggi
fisici. Anzi gli stessi non li considera
nemmeno perché può trapassarli come vuole
visto che per natura è in grado di farlo.
La
caratteristica peculiare del pensiero è
l’immediatezza. Può realizzare ciò che vuole
purché sappia di doverlo fare; di poterlo
fare.
Normalmente il
pensiero gira alla rinfusa perché gli manca
l’indirizzo da seguire. Il suo cercare
istintivo altri simili è funzionale ad una
esigenza di sopravvivenza.
Il pensiero
assume intelligenza solo quando, manovrato,
sprigiona la sua potenza perché c’è chi lo
indirizza in maniera precisa “istruendolo”.
Nel senso che,
anziché essere lasciato alla deriva quasi a
ripetersi solo ciò che sa di essere (quindi
poco, quasi niente), viene accorpato in un
contesto (a lui) superiore poiché utile in
quella situazione.
Non si può
dire che approcciando un pensiero questo
offra qualcosa di specifico, serve soltanto
come spunto per elaborare una condizione
dove la sua presenza è opportuna anche se
non indispensabile. Serve come propulsore
iniziale o come appoggio a seconda dal modo
in cui viene richiamato da chi ne ha
bisogno. Come propulsione iniziale perché
nel suo girovagare si propone continuamente
e c’è chi lo coglie, come appoggio perché
accorre quando “sente” che nelle vicinanze
c’è bisogno della sua presenza.
Si propone o
viene attratto. Quando si propone sprigiona
energia (quella che possiede), quando viene
attratto si nutre perché trova il contesto
ideale dove risiedere momentaneamente in
modo un po’ più stabile.
Ma è proprio
in questa fase (quando viene attratto) che
il pensiero diventa più potente; evolve;
evolve perché apprende qualcosa che prima
non concepiva nemmeno fermo come era nelle
sue certezze di vita che consistevano solo
ed esclusivamente nella necessità di cercare
di sopravvivere. Si avvicina ad una
intelligenza superiore rispetto alla sua,
una intelligenza complessa e difficile da
cogliere che lo fa sentire perso nel vuoto,
senza appigli né certezze. Si trova dove la
vita ha un significato diverso rispetto al
suo essere semplicemente vivo. Non può che
considerare se stesso come piccola cosa
incapace di penetrare e comprendere quello
che gli appare come un mistero
inesplicabile, che lo contiene e di cui è
parte; anche se inizia a capire di essere
della stessa sostanza.
Pensiero
pensato, pensiero vagante in cerca di
identità, pensiero pensante che scopre di
poterlo fare. Perché esistere è una
caratteristica che consente di inseguire la
vita per capire cos’è; perché anche questa
del pensiero è vita. |