Pensieri pensanti

 

10 aprile 2006

 

 

 

Un pensiero, una volta pensato, inizia a vivere vita propria. Inizia ad alimentarsi cercando ciò che gli consente di vivere. Inizia a cercare l’energia adatta al suo sostentamento.

 

Per sopravvivere il pensiero deve inserirsi in un contesto favorevole al suo stato; deve aggregarsi con chi, simile, ne salvaguardi l’integrità aumentandone la potenza.

 

Sta di fatto che il pensiero si allontana da chi lo ha pensato, o per lo meno, non essendo presente nel suo “creatore” se questi non lo richiama alla sua attenzione, deve provvedere ad autoalimentarsi.

 

Il pensiero quindi diventa autonomo ma risente del concetto che lo ha generato. Non può spaziare come vuole perché non è in grado di districarsi nel caos che altri come lui creano mentre a loro volta cercano di nutrirsi di energia.

 

Il “terreno” in cui il pensiero svolge la sua attività è di natura eterea; non ha bisogno di appoggi fisici. Anzi gli stessi non li considera nemmeno perché può trapassarli come vuole visto che per natura è in grado di farlo.

 

La caratteristica peculiare del pensiero è l’immediatezza. Può realizzare ciò che vuole purché sappia di doverlo fare; di poterlo fare.

Normalmente il pensiero gira alla rinfusa perché gli manca l’indirizzo da seguire. Il suo cercare istintivo altri simili è funzionale ad una esigenza di sopravvivenza.

 

Il pensiero assume intelligenza solo quando, manovrato, sprigiona la sua potenza perché c’è chi lo indirizza in maniera precisa “istruendolo”.

Nel senso che, anziché essere lasciato alla deriva quasi a ripetersi solo ciò che sa di essere (quindi poco, quasi niente), viene accorpato in un contesto (a lui) superiore poiché utile in quella situazione.

 

Non si può dire che approcciando un pensiero questo offra qualcosa di specifico, serve soltanto come spunto per elaborare una condizione dove la sua presenza è opportuna anche se non indispensabile. Serve come propulsore iniziale o come appoggio a seconda dal modo in cui viene richiamato da chi ne ha bisogno. Come propulsione iniziale perché nel suo girovagare si propone continuamente e c’è chi lo coglie, come appoggio perché accorre quando “sente” che nelle vicinanze c’è bisogno della sua presenza.

Si propone o viene attratto. Quando si propone sprigiona energia (quella che possiede), quando viene attratto si nutre perché trova il contesto ideale dove risiedere momentaneamente in modo un po’ più stabile.

Ma è proprio in questa fase (quando viene attratto) che il pensiero diventa più potente; evolve; evolve perché apprende qualcosa che prima non concepiva nemmeno fermo come era nelle sue certezze di vita che consistevano solo ed esclusivamente nella necessità di cercare di sopravvivere. Si avvicina ad una intelligenza superiore rispetto alla sua, una intelligenza complessa e difficile da cogliere che lo fa sentire perso nel vuoto, senza appigli né certezze. Si trova dove la vita ha un significato diverso rispetto al suo essere semplicemente vivo. Non può che considerare se stesso come piccola cosa incapace di penetrare e comprendere quello che gli appare come un mistero inesplicabile, che lo contiene e di cui è parte; anche se inizia a capire di essere della stessa sostanza.

 

Pensiero pensato, pensiero vagante in cerca di identità, pensiero pensante che scopre di poterlo fare. Perché esistere è una caratteristica che consente di inseguire la vita per capire cos’è; perché anche questa del pensiero è vita.

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