Essenza di sorgente

 

22 marzo 2006

 

 

Tutti, proprio tutti siamo assoggettati a delle leggi universali anche se ne ignoriamo l’esistenza. Subiamo infatti per ignoranza ciò che la Madre Celeste concede a chi ponendosi all’ascolto percepisce le vibrazioni del cuore, linguaggio universale che allinea forma e sostanza in un’unica realtà.

 

La voce dell’anima bussa sempre alle coscienze ed i suoi rintocchi sono illuminanti per chi li coglie e non ne nega l’esistenza per paura di discostarsi da una realtà che, poiché fisica, sembra dover imporre un linguaggio basato sul dolore, l’incomprensione, il dominio e la mortalità.

La voce dell’anima riflette esattamente ciò che sa: che non si muore. E che i valori da evidenziare non possono essere di natura fisica poiché effimeri, inconsistenti e destinati a rinascere in una sfera dove la morte spezza quella continuità che è invece patrimonio di chi concepisce la vita per ciò che è: lo stato animante che se animato perde il suo potere poiché delega ad un sé nascosto ciò che non è capace di esprimere. Incapacità che è faccia nascosta dell’ignoranza verso chi si è e che è scienza che la Madre Divina è pronta a concedere a chi ne fa richiesta quando ripone la speranza dietro le sue spalle e si affaccia dove la vita rispecchia la sua natura immortale e di unione afisica ed atemporale.

 

Chi si interroga sulla vita non può non riscontrare delle oggettività che se risposte sul solo piano fisico non spiegano né l’esistenza né tutto ciò che apparendo come universo è ben oltre la soggettività e pertanto sinonimo di divino, attributo che l’uomo non possiede anche se ne vanta i natali. Anche se si ostina a fregiarsi di ciò che non è e che risiede ben aldilà anche delle sue più mistiche intuizioni.

 

Io sono un essere mortale ma, poiché spero di non esserlo, ripongo oltre di me questa prerogativa con l’auspicio che qualcuno ne accolga la richiesta esaudendo una speranza che la forma in cui io sono non è capace di esprimere.

Ecco questo è l’uomo che si spinge oltre la fisicità e spera di raccogliere ciò che ha seminato in una vita di preghiere rivolte a chi dovrebbe esaudire scopi legati a ciò che non si può concepire poiché lo si ripone oltre se stessi; non si può concepire e forse solo lontanamente intuire.

 

Però quest’oltre è scienza; occulta perché non si osa aprire la porta che collega il visibile con l’ invisibile, la carne con l’anima.

Anima e carne, intuibile e concepito, sostanza e forma, generatore e generato, padre e figlio ma dove in tutto ciò manca l’elemento unificante, la madre invisibile che è tale perché non ci si prende la briga di interpellarla chiedendo che il parto sia di luce oltre che di forma che può esprimere solo ciò che è: carne che non conosce le sue qualità.

 

Chi non si pone si oppone, perché non concependo chiude un sipario che rende invisibile la realtà agli occhi di chi sapendosi uomo sa per certo che ad una nascita segue sempre una morte.

E questa è innegabile verità sul piano fisico che resterà sempre tale. Non può cambiare perché la legge della trasformazione impone un passaggio di stato quando la coscienza non riesce ad andare oltre il suo stadio fisico perché non concepisce il suo essere immortale.

Come dire l’acqua non è bagnata a chi essendo acqua non concepisce ancora che può essere vapore che ha in sé l’essenza dell’acqua in uno stadio diverso.

Come dire immortalità non significa rifiuto della vita fisica ma superamento di una barriera che consente alla consistenza di esprimere effetti in linea con uno stato d’essere non fisico ma non per questo inesistente bensì immortale.

 

L’immortalità risiede dove la mente non ha ancora concepito l’esistenza. Risiede dove la vita è attributo di essenza che sa stare al passo con la realtà unica che la vita esprime e che l’uomo non può cogliere se si ferma dove la vista fa apparire un orizzonte curvo e non una porta da oltrepassare.

 

Ecco l’ignoranza, la porta che fa da velo, energia respinta perché da sola si condiziona. Da sola da forza a ciò che pensa e quindi anima l’invisibile attraverso un uso improprio del suo potere: la volontà nella animazione.

 

Si, proprio così, perché condizionandosi a non essere ciò che si è si diventa ciò che come riflesso prende consistenza a causa del rifiuto. Si diventa ciò che si crede di essere: carne che muore perchè nega lo spirito che possiede. E da possessori si diventa posseduti, posseduti dall’ignoranza che non può che esprimere le sue capacità: morte come barriera perché non c’è vita come sostanza.

 

L’oltre è un dubbio che non può partorire certezze se non ci si applica a concepire la realtà come vita vera, unica ed immortale. Realtà che è a portata di mano e percepibile per chi fa del cuore l’organo dell’ascolto e della mente l’attributo dell’esecuzione di un comando vincolante per la materia perchè esprime qualità ad essa intrinseche ma superiori: il vapore che se vuole sa ritornare pioggia per ridefinirsi acqua con coscienza. Acqua, essenza di sorgente.

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