Tutti, proprio tutti siamo
assoggettati a delle leggi universali anche
se ne ignoriamo l’esistenza. Subiamo infatti
per ignoranza ciò che la Madre Celeste
concede a chi ponendosi all’ascolto
percepisce le vibrazioni del cuore,
linguaggio universale che allinea forma e
sostanza in un’unica realtà.
La voce dell’anima bussa
sempre alle coscienze ed i suoi rintocchi
sono illuminanti per chi li coglie e non ne
nega l’esistenza per paura di discostarsi da
una realtà che, poiché fisica, sembra dover
imporre un linguaggio basato sul dolore,
l’incomprensione, il dominio e la mortalità.
La voce dell’anima riflette
esattamente ciò che sa: che non si muore. E
che i valori da evidenziare non possono
essere di natura fisica poiché effimeri,
inconsistenti e destinati a rinascere in una
sfera dove la morte spezza quella continuità
che è invece patrimonio di chi concepisce la
vita per ciò che è: lo stato animante che se
animato perde il suo potere poiché delega ad
un sé nascosto ciò che non è capace di
esprimere. Incapacità che è faccia nascosta
dell’ignoranza verso chi si è e che è
scienza che la Madre Divina è pronta a
concedere a chi ne fa richiesta quando
ripone la speranza dietro le sue spalle e si
affaccia dove la vita rispecchia la sua
natura immortale e di unione afisica ed
atemporale.
Chi si interroga sulla vita
non può non riscontrare delle oggettività
che se risposte sul solo piano fisico non
spiegano né l’esistenza né tutto ciò che
apparendo come universo è ben oltre la
soggettività e pertanto sinonimo di divino,
attributo che l’uomo non possiede anche se
ne vanta i natali. Anche se si ostina a
fregiarsi di ciò che non è e che risiede ben
aldilà anche delle sue più mistiche
intuizioni.
Io sono un essere mortale ma,
poiché spero di non esserlo, ripongo oltre
di me questa prerogativa con l’auspicio che
qualcuno ne accolga la richiesta esaudendo
una speranza che la forma in cui io sono non
è capace di esprimere.
Ecco questo è l’uomo che si
spinge oltre la fisicità e spera di
raccogliere ciò che ha seminato in una vita
di preghiere rivolte a chi dovrebbe esaudire
scopi legati a ciò che non si può concepire
poiché lo si ripone oltre se stessi; non si
può concepire e forse solo lontanamente
intuire.
Però quest’oltre è scienza;
occulta perché non si osa aprire la porta
che collega il visibile con l’ invisibile,
la carne con l’anima.
Anima e carne, intuibile e
concepito, sostanza e forma, generatore e
generato, padre e figlio ma dove in tutto
ciò manca l’elemento unificante, la madre
invisibile che è tale perché non ci si
prende la briga di interpellarla chiedendo
che il parto sia di luce oltre che di forma
che può esprimere solo ciò che è: carne che
non conosce le sue qualità.
Chi non si pone si oppone,
perché non concependo chiude un sipario che
rende invisibile la realtà agli occhi di chi
sapendosi uomo sa per certo che ad una
nascita segue sempre una morte.
E questa è innegabile verità
sul piano fisico che resterà sempre tale.
Non può cambiare perché la legge della
trasformazione impone un passaggio di stato
quando la coscienza non riesce ad andare
oltre il suo stadio fisico perché non
concepisce il suo essere immortale.
Come dire l’acqua non è
bagnata a chi essendo acqua non concepisce
ancora che può essere vapore che ha in sé
l’essenza dell’acqua in uno stadio diverso.
Come dire immortalità non
significa rifiuto della vita fisica ma
superamento di una barriera che consente
alla consistenza di esprimere effetti in
linea con uno stato d’essere non fisico ma
non per questo inesistente bensì immortale.
L’immortalità risiede dove la
mente non ha ancora concepito l’esistenza.
Risiede dove la vita è attributo di essenza
che sa stare al passo con la realtà unica
che la vita esprime e che l’uomo non può
cogliere se si ferma dove la vista fa
apparire un orizzonte curvo e non una porta
da oltrepassare.
Ecco l’ignoranza, la porta
che fa da velo, energia respinta perché da
sola si condiziona. Da sola da forza a ciò
che pensa e quindi anima l’invisibile
attraverso un uso improprio del suo potere:
la volontà nella animazione.
Si, proprio così, perché
condizionandosi a non essere ciò che si è si
diventa ciò che come riflesso prende
consistenza a causa del rifiuto. Si diventa
ciò che si crede di essere: carne che muore
perchè nega lo spirito che possiede. E da
possessori si diventa posseduti, posseduti
dall’ignoranza che non può che esprimere le
sue capacità: morte come barriera perché non
c’è vita come sostanza.
L’oltre è un dubbio che non
può partorire certezze se non ci si applica
a concepire la realtà come vita vera, unica ed
immortale. Realtà che è a portata di mano e
percepibile per chi fa del cuore l’organo
dell’ascolto e della mente l’attributo
dell’esecuzione di un comando vincolante per
la materia perchè esprime qualità ad essa
intrinseche ma superiori: il vapore che se
vuole sa ritornare pioggia per ridefinirsi
acqua con coscienza. Acqua, essenza di
sorgente. |