Gestire
il cambiamento offre prospettive anche a se stessi. Può voler
dire inserirsi dove prima non si pensava nemmeno potessero esserci
possibilità. Gestire il cambiamento fa parte di un progetto,
esserci è la svolta: consente di operare dall'interno rendendo
evidente la trasformazione; trasformazione che non è un
miracolo ma realizzazione di un progetto che allo stato attuale può
diventare esecutivo.
Un
progetto per poter essere eseguito deve però anche essere
noto, perché viceversa si è involontari esecutori di
qualcosa che anche se riguarda non potrà mai essere inquadrato
nella sua giusta dimensione e condizione. Ma ci sono progetti che
possono essere conosciuti solo quando si è all'altezza di
capirli e di poterli eseguire.
I
progetti che riguardano la trasformazione di un uomo nella sua
struttura sottile non possono essergli divulgati fin tanto che in
tale uomo non subentra la capacità a poter adempiere a ciò
che il progetto prevede. Renderlo partecipe prima potrebbe solo
significare (da parte sua) accettazione sommaria, poiché
ancora privo delle effettive capacità per essere l'esecutore
di un progetto particolare che necessita (in lui) di una presenza
superiore per poter essere attuato. Quando le condizioni sono mature,
e pertanto è necessario che si attuino determinati passaggi,
ecco che può venire a galla e diventare evidente ed eseguibile
un progetto che, riguardando il singolo uomo, se ne fosse venuto a
conoscenza prima, gli avrebbe solo reso lunga e snervante l'attesa
perché, non ancora pronto, si sarebbe potuto sentire
addirittura intrappolato in schemi prestabiliti; senza avere dato il
suo consapevole consenso dalla dimensione che lo vede protagonista
(in quanto uomo che “forse” può riuscire ad inserirsi in
ambiti più profondi dell'esistenza se ne diventa capace).
Perché oltre a non esserci obbligo di adesione a tali
progetti, l'altra faccia della medaglia è essere in possesso
della idoneità a partecipare; idoneità che non è
frutto di studi profondi ma di profonda applicazione nel prendere
coscienza dell'essere, del proprio essere superiore e della sua
materializzazione.
La
materializzazione dell'essere nell'uomo, la venuta quindi in
superficie di ciò che l'uomo è nel profondo, non può
certamente sacrificare la volontà di chi, uomo, non deve
rinunciare al suo diritto di scelta; quando avviene deve essere il
risultato di un processo d'identificazione per coincidenza di
intenti. Solo così, non essendoci abuso né sopruso,
l'uomo diventa ciò che non potrebbe mai essere se non avesse
realizzato la sua capacità di concepire (in modo vigile e da
uomo) nell'identico modo di chi a sua volta, proprio per questo, può
incarnarsi nell'uomo senza adombrarlo soltanto con la sua presenza
formativa ed informativa (cosa che oltretutto avviene solo quando
nell'uomo si sono aperte delle porte sottile di comunicazione).
Il
passaggio effettivo (la trasformazione, la materializzazione
dell'essere nell'uomo, ed è l'uomo che richiede e la
persegue) avviene dunque solo quando l'uomo è capace di
supportare con tutto se stesso il fine per cui l'essere superiore
(che egli stesso è ad una profondità diversa
dell'esistenza) si incarna in Terra; l'uomo rinasce in Terra a se
stesso incarnando il fine che lo accomuna e lo rende identico a ciò
che egli stesso realizza di essere (perché così
concepisce) in quanto entità immortale che opera in Terra per
un fine collettivo e superiore.
L'aspetto
egoico (ciò che l'uomo normalmente esprime perché tale
è la sua natura) preclude la presenza dell'essere superiore
che resta nel profondo in quanto, così come l'uomo non ha i
requisiti per “scendere” o ascendere a profondità che il
suo essere racchiude ed esprime, anche l'essenza uomo non può
venire in superficie dove l'ambiente sarebbe ostile e finanche nocivo
data l'inutilità della sua presenza in un uomo che da ciò
si vedrebbe oppresso se non addirittura invasato.
Essere
se stessi ha radici molto profonde e solo andando in profondità
si porta alla luce ciò che per questo si diventa. La
spiritualizzazione della materia percorre questa via. È un
passaggio obbligato: si è ciò che si diventa e l'uomo
diventa un essere superiore quando permette al suo essere superiore
di manifestarsi perché lui diventa tale.
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