L'esperienza umana

 

31 gennaio 2006

 

 

L’esperienza nel finito manifesta l’infinito; sintesi in atto dell’essenza.

La manifestazione è un’esperienza continua che si sviluppa su più piani per consentire la presa di coscienza di ciò che in potenza può ben essere tutto ma deve diventarlo.

L’esperienza umana è una sintesi di capacità che dimostra tali evidenze. Le mostra a chi non ne coglie il senso, le dimostra quando per apprendere la ragione umana si apre all’infinito per cogliere ciò che poi può realizzare attraverso esperienze.

 

La natura umana racchiude in sé l’essenza che deve realizzare in sintesi così da esprimere ciò che è in potenza. Questo avviene gradualmente ed attraverso cicli dove la stabilità è la naturale conseguenza di ciò che in ogni ciclo è stato possibile contemplare stillandone sintesi.

 

Poiché è ovvio che un processo produca risultati, la razza umana è diventata tale perché esprime la sintesi di quanto accumulato nel tempo. Sintesi in grado di riprodursi perché ormai capace di trasmettere ciò che tramite esperienze continue è riuscita a condensare in sé.

La sintesi di un processo non è mai definitiva e non è qualcosa di definibile subito perché una certa trasformazione nel singolo viene trasmessa alla specie, occorrono verifiche ed adattabilità. Nella riproduzione devono concorrere elementi stabili e non alterazioni momentanee dovute a variabili prive di efficacia.

L’adattabilità è in fondo la cosa più importante perché qualunque sintesi già consolidata non può produrre nulla di nuovo se non si adatta a ciò che la sprona a considerare alternative valide dandole la possibilità di esprimere meglio quello di cui è in potenza: l’essenza.

 

Sull’essenza la tematica è legata fondamentalmente a cosa si pensa sia ed a come relazionarsi con quello che in fondo è dentro di sé. Nel senso che se bisogna lavorare per sintetizzare l’essenza bisogna pur attingere dall’essenza stessa per avere tale possibilità; per potere trasformare in atto compiuto; da potenza in atto.

 

Pertanto diventa necessario riuscire a cogliere che proprio dentro di sé c’è in essenza la potenzialità cui tutto è collegato e che si esprime attraverso la capacità che ognuno ha di generare la sintesi.

 

In pratica la sintesi sta all’essenza come la coscienza sta alla consapevolezza assoluta dovendo dedurre da ciò che sintesi e coscienza sono in rapporto costante mentre l’essenza è l’incognita della consapevolezza assoluta.

Il tutto sta a se stesso in rapporto di reciprocità costante con ciò che per essere deve divenire tale.

 

Dedurre da ciò l’ovvietà della vita risulta un fatto logico e del tutto consequenziale perché, dipendendo tutto dalla essenza, è normale che ogni sintesi sia solo ciò che è fin tanto che non acquisisce consapevolezza piena e totale di essere pura essenza.

 

Riconoscersi equivale quindi ad essere ciò di cui si ha coscienza per da qui cercare di esprimere quello che si è in potenza realizzando la relativa sintesi; cammino verso l’essenza di cui la vita è.

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