Coscienza e dimensione 24 novembre 2006
Non sempre si riesce ad immaginare il futuro e quando lo si fa, dopo, ci si rende conto che quasi nulla di quello che si era presupposto è accaduto. E questo riferendosi all'ordinarietà dove l'andazzo potrebbe ben essere quello ipotizzato, ma quando entrano in campo fattori totalmente nuovi (sicché non è nemmeno ipotizzabile un futuro visto che non poggerebbe su basi note così da poter tracciare una certa continuità), ecco che si resta senza prospettive. Anche se la normalità prosegue come se nulla di nuovo dovesse accadere; o per lo meno in attesa del solito nuovo, quello che deriva e dipende proprio dalla normalità che si proietta per divenire leggermente diversa ma in funzione della stabilità su cui poggia.
La stabilità, elemento indispensabile per lievi mutamenti, è un intralcio quando i cambiamenti sono sostanziali. La stabilità obbliga a restare ancorati ad una certa normalità e non consente l'apertura necessaria per cogliere veramente il presente; per essere qui ed ora sempre; per cogliere quello che la vita propone e che immette in un diverso tipo di normalità.
A seconda di come ci si pone così si è; e questo in funzione del proprio essere e della coscienza che sprigiona. La coscienza dell'uomo è funzionale al suo ambiente (alla Terra in senso lato ed al luogo di appartenenza in particolare) ed alle proiezioni che riesce a compiere quando egli affronta il tema della morte e di riflesso della immortalità; il superamento di una condizione certa, la morte, per coglierne una possibile ma non certa in quanto proiezione in un futuro che in qualche modo consenta di continuare ad esistere.
L'esistenza si sviluppa su più piani in modo contemporaneo ma si riesce a cogliere quella verso cui si è naturalmente predisposti in funzione dell'ambiente entro cui si sviluppa. Sulla Terra l'ambiente è la Terra, e l'uomo un elemento che si interfaccia con la stessa tramite l'esistenza. L'uomo esiste in funzione della Terra ed in base a ciò ha caratteristiche e connotati.
La
Terra, pianeta che orbita attorno al Sole da cui dipende per il
sostentamento ed il nutrimento, ha attributi e coscienza inerenti e
funzionali a questo tipo di ambiente. L'uomo per conseguenza ha una
coscienza in linea; nel senso che vive e subisce le stagioni, e le
attende, perché su tale stabilità ha edificato gran
parte della sua normalità.
La
coscienza della Terra si esprime in funzione di ciò che crede
perché ne è certa. Il Sole le è evidente come
anche la sua funzione. Lo spazio in cui opera è per lei una
normalità acquisita perché necessaria per i suoi
movimenti; come pure è una normalità il tempo che
impiega per i suoi spostamenti; normalità queste che vengono
trasmesse ad ogni essere che risiede sulla Terra e che servono a
formare un coscienza leggermente diversa rispetto a quella
prettamente fisica perché infatti agganciano temi più
profondi; il tempo che si può impiegare per percorrere un
certo spazio.
Questo
fa sì a ben vedere che, oltre al ritmo che la Terra impone in
modo del tutto naturale a livello fisico, esiste ad un livello più
profondo un altro ritmo, solare, non evidente perché
l'ambiente entro cui si svolge la normalità umana è
quello fisico terrestre; ma con distanze da percorrere ed un certo
tempo per raggiungerle.
Tutto questo per aprire un capitolo nuovo sulla coscienza quando la stessa è costretta a porsi come riferimento un ambiente che cambia; quando essa coscienza scopre ciò che la Terra, vivendolo, rende evidente. Coscienza in linea col nuovo ritmo che la Terra scopre di poter emanare nel suo colloquiare, oltre che nel sistema solare, anche in ambiti più profondi che la coinvolgono a livello spaziale galattico e non soltanto planetario. Coscienza che quando così è deve esternare una centralità diversa perché la dimensione – ambiente in cui deve operare impone e presuppone attributi diversi; spaziali, con sensi e coscienza in linea con tale realtà. Coscienza che può solo essere sferica e che contemporaneamente può interagire con una interezza diversa che la proietta dentro e fuori; riuscendo a cogliere immediatamente l'intera realtà senza dovervi girare intorno, trasformandosi di fatto in osservatrice della realtà per poi conseguentemente...
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