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Ridonare

20 maggio 2005

 

Prendere per dare ridonando quel che gratuitamente si riceve.

 

Filtro tra coscienza e consapevolezza il cuore svolge una funzione a dir poco eccezionale, unica se inserita in un sistema dove la sua attività consente la vita.

 

Al pari di altri organi il cuore è una struttura che si presta molto bene ad essere inserita laddove c’è necessità di interconnettere tra di loro mondi paralleli che però in questa “pompa” trovano accordo e coesione (e la funzione pompa deve essere considerata non come mero atto meccanico ma come cosciente capacità di prendere e dare).

 

Ridonare può essere l’atto consapevole di chi si lascia compenetrare accettando ciò che poi gratuitamente restituisce così come gratuitamente aveva ricevuto.

 

Ridonare permette alla natura cosmica di manifestarsi.

Solo accettando si può restituire, e la scelta su ciò che si accetta è un atto di gratuità: di affidamento di se stessi nei confronti di una giustezza divina che così si manifesta non filtrata da chi da sé e per sé intende pilotare l’azione.

 

Quando senza difese si accetta, si apre una porta dentro di sé. Una porta sottile che consente il transito in maniera diretta di un flusso che alimenta dando l’opportunità di essere in linea con quanto la vita esprime a livelli di consapevolezza armonici (ed informativi per le coscienze) con la galassia in quanto pulsazione che scandendo il ritmo adegua ed immette nella coscienza universale.

 

Centrare il ritmo e la consapevolezza in chi si è diventa meta irrinunciabile se si vuole aderire al progetto per cui l’uomo morendo si rinnova. E, mentre prima ciò avveniva in maniera inconscia, ora può accadere per determinare un passaggio che non prevede più morte fisica ma rinascita spirituale.

 

Rinascere nello spirito è un obbligo! Solo così si può consapevolmente ascendere in dimensioni in cui la vita non è più funzionale al bisogno di concepire chi si è e perché si è. Solo così la vita diventa naturale espressione di un requisito essenziale: il dono.

 

Crescere attraverso il cuore vuol dire per l’uomo abituarsi a dipendere da qualcosa che è oltre la sua volontà; qualcosa che gli consente di esprimersi in funzione di quello che da ciò riesce a concepire.

 

Quando si arriva a concepire che l’effetto meccanico è solo apparente e che il cuore ha scopi molto più profondi e determinanti vita a livello di formazione e non di funzione, allora e solo allora si può accedere in quella parte di sé (l’uomo può accedervi) che ha il controllo pieno e totale della linea da portare avanti per agevolare processi ad ampio raggio per il conseguimento di traguardi che esulano dalla razionalità logico ambientale e che invece riguardano l’apprendimento del dono di sé in quanto parte essenziale per edificare vita cosciente e consapevole di ciò che si intende realizzare.

 

Come se, da un processo di sperimentazione basato sulle possibilità e sulle casualità legate all’ambiente da fertilizzare per fare germogliare un innesto lasciando a questo la possibilità di recuperare il suo originario stato così da essere in linea con la matrice che gli ha dato vita e funzione, si passasse ad una condizione di spontaneità dove tutto è coerente e coordinato perché espressione di un flusso armonico che è matrice universale.

 

Cogliere questo, e coglierlo in modo gratuito poiché spontaneamente trasmesso (e quindi senza il responso che l’elaborazione mentale restituisce a chi si interroga in tal senso), fa ascendere ed immette nella condizione di naturalezza non vincolata né legata alla forma che teme di non poter sopravvivere all’essenza.

 

La forma infatti sa che esiste un cuore fisico e (intuendo che oltre c’è un’essenza immortale) pone (proprio perché essendo forma si identifica in tutto ciò che fisicamente si deteriora e decompone) su un piano diverso (piano che può ben essere innumerevoli piani) tutto ciò che esula dalle sue capacità non di concepire ma di esprimere e determinare.

 

La forma quindi o fa suo un passaggio qualitativo riuscendo a concepire cosa e chi fa vibrare (pulsare/pompare) il cuore allineandosi di fatto ad una dimensione che proprio questo propugna, decreta e sancisce, o non è ancora pronta per affrontare temi in cui la vita non è né donata né trasmessa, bensì libera circolazione di un pensiero fertilizzante che tutto decreta e compone.

 

Essere in linea attraverso la spontaneità non significa rinunciare al proprio arbitrio, ma riuscire a ridonare la vita.