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Più sottile

29 aprile 2005

 

 

Un piano di coscienza più sottile rispetto a quello dove normalmente si opera sfugge alla percezione perché non ancora integrato in se stessi.

 

Questo non significa che tale piano sia assente nella propria struttura, non lo si avverte.

Non si avverte che si è vivi anche in modo meno denso e quindi più sottile perché impreparati a farlo.

 

Accogliere dentro di sé quello che in fondo già c’è vuol dire spostare la propria attenzione, la propria consapevolezza. Vuol dire centrarsi su un nuovo punto, più sottile, senza abbandonare tutto ciò che consolidato permette l’esistenza; la propria esistenza.

 

Del resto, proprio perché contemporaneamente vivi in più dimensioni, non si può scinderle solo perché limitati nella consapevolezza.

 

Non essere capaci ha due sbocchi: l’ignoranza e la conoscenza.

L’ignoranza fa vivere in maniera inconsapevole (anche se presenti e vigili nella realtà in cui si è focalizzati), la conoscenza permette di espandersi in consapevolezza.

 

Il piano della consapevolezza è necessariamente una dimensione dove la coscienza deve essere centrata nella totalità di tale piano. Ed anzi e ben per questo si può parlare di coscienza collettiva che agisce all’unisono per realizzare progetti.

 

Nella consapevolezza non c’è spazio per l’alternanza. La coscienza egoica è dissolta (perché non necessaria ed anche perché, se c’è ancora coscienza egoica, non si è ancora in piani di consapevolezza) e si è.

Si è perché direttamente connessi al perché si è.

Si è non più in funzione di aspettative, sogni, illusioni e sofferenze, si è operativi per dare.

 

La datività non è un atto di donazione emotivo (passionale, psicologicamente coinvolgente, oppure miseramente elargitivo di dispense delle quali fruire per in qualche modo potere ascendere per intercessione), la datività è elargizione della conoscenza; ed avviene se c’è chi ne ha sete perchè ne sente il bisogno.

 

Il modo in cui questo processo si attua dipende dai progetti che si intendono realizzare per fecondare le coscienze affinché sboccino e fioriscano in dimensioni sempre più sottili fino a raggiungere la consapevolezza che l’esistenza è una compenetrante il tutto; ed espandibile solo perché la si intuisce come possibilità quando ancora non se ne ha certezza.

 

La certezza della vita è l’esistenza ed esistere può solo significare essere.

Il modo in cui si è fa la differenza; ignoranza da compensare perché se no la datività non avrebbe senso né scopo.

 

Essere dativi è in fondo una mancanza di capacità ad un livello più denso del proprio essere che non ha ancora compreso di essere sempre e comunque totalità; di essere se stesso con tutto ciò che vede, con ciò che sfugge e con quella profondità dove si trova il Sole centrale che tutto irraggia ed irradia come donazione di sé. Che è cosa diversa dalla datività.

 

 

 

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