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Gestire il dopo

14 aprile 2005

 

Il modello dell’individualismo porta a considerare come l’esistenza basata sul potere abbia a sfaldarsi quando viene meno la spinta propulsiva che alimenta il sistema: l’ego.

Questo succede non tanto perché l’uomo diventa improvvisamente buono nel vivere e pensare, solo per paura.

Paura comunque che accomuna chi si ritrova ad affrontare un grave pericolo e non sa come gestirlo; né come gestire se stesso perché venendo meno i riferimenti crollano anche le aspettative che appaiono mere illusioni irraggiungibili ed irrealizzabili.

 

La paura della morte resta sempre strumento di grande apertura per le coscienze perché si ritrovano ad affrontare il tema principale della vita che, se non si esaurisce in Terra, riguarda il dopo. Dopo che rappresenta una incognita a livello di possibilità e di esperienza.

 

La possibilità che la vita continui e la certezza che così sia sono temi in cui l’uomo non ha esperienza diretta. La conoscenza si limita ed esaurisce nel solo ambito speculativo che non potrà mai offrire quella prova che solo l’esperienza diretta può dare. Né tanto meno potrà offrire esperienza sul come si vive dopo.

L’esperienza diretta manca perché manca lo strumento che permette la conoscenza; manca la partecipazione in ambito extrafisico e pertanto anche il corpo adatto allo scopo (ma forse è meglio dire che manca l’esperienza proprio perché manca tale corpo e che per questo non si ha nemmeno ed ancora una coscienza adeguata).

 

Vita nel dopo (morte), se così è, presuppone una azione commisurata agli scopi che si intendono realizzare.

A meno di non voler credere che tutto si esaurisca in ambito divino di solenne beatitudine o di adeguato castigo a giustizia e compenso del cammino fatto in Terra, diventa ovvio considerare che qualcosa in quel tipo di esistenza bisogna fare.

E anche considerando che il tempo possa non avere ritmi e parametri come quelli che regolano il livello fisico si deve constatare che se l’universo è vivo (e proprio perché l’universo è vivo) la vita potrebbe ben continuare in una dimensione diversa da quella fisica.

 

Poterebbe perché manca la prova. Così come l’esistenza potrebbe invece continuare in una parte diversa della galassia per apprendere e concepire in modo diverso.

Oppure potrebbe esserci qualcosa che esula completamente dalla dimensione fisica e pertanto inimmaginabile. Così come potrebbero esistere passaggi dimensionali non noti per mancanza di esperienza, cultura e contatti.

 

Sta di fatto che la cultura dell’uomo legata all’oltre del dopo morte si limita a quanto appreso nel tempo attraverso contatti con una dimensione eterica terrestre che racchiude il vissuto della Terra per come la Terra lo conforma in base alla sua coscienza.

Nel senso che, proprio perché la Terra è l’apice del progresso umano, è la Terra stessa a valorizzare le sue parti producendo ciò che come coscienza le interessa sviluppare.

L’uomo e l’umanità in genere sono funzioni della Terra. Il fatto che l’uomo si consideri al di sopra di quanto invece è naturalmente ovvio, lo costringe a riesaminare percorsi che lo limitano alla sua condizione egoica: il possesso di tutto ciò che vede perché non si rende conto che è già suo. È già dentro di sé sia come struttura fisica coordinata alla Terra, sia come struttura eterica connessa all’’eterico terrestre.

Ed è proprio attraverso questa connessione che arrivano le informazioni dall’aldilà e sull’aldilà strettamente vincolate al modo di essere e vedere le cose in funzione di quanto si è appreso durante il tempo dell’esperienze vissute e che riguardano l’ambito nel quale si sono svolte. Esperienze quindi legate a credi, credenze, nazioni, epoche, popoli, famiglie e quant’altro va a concorrere nella formazione della individualità che poi fornisce informazioni in base alla sua capacità filtrate dalla limpidezza o meno della quale può essere dotato il ricevente.

 

L’ovvio quindi rappresenta ciò che non si conosce, ciò per cui l’anima si veste di vari corpi per animare l’universo. Corpi che reciprocamente si ignorano fin tanto che non interviene l’agente unificatore; ciò per cui la Terra cambia periodicamente aspetto e composizione eterica.

 

Ecco, proprio perché la composizione eterica della Terra cambia e si riforma, avviene che si apre un passaggio dimensionale che consente di accedere, in massa, dove si è naturalmente predisposti ad essere in base alla propria coscienza.

Ed avviene quando periodicamente la Terra inizia un nuovo ciclo perché sollecitata nella sua struttura ad adeguarsi a cambiamenti più ampi che la riguardano come coscienza.

 

La Terra prende ed apprende che può essere se stessa in maniera più coinvolgente nei riguardi della galassia; si rende conto che può spaziare ad un livello superiore che le consente di essere collegata direttamente a fasce vibrazionali che la relazionano con un diverso tipo di energia rispetto a quella che conosce ed adopera.

Ma per farlo deve aprirsi, deve cedere quella sua parte eterica che le impedirebbe il suo salto di qualità, deve far pulizia del vecchio integrandolo in sé per consentire al nuovo, alla nuova era, di iniziare ad essere produttiva di forme e valori.

 

Questo però costituisce anche un riequilibrio generale dove ogni cosa deve modificarsi per essere in linea col suo tipo di evoluzione che, pur se legato, connesso ed interconnesso alla Terra, si sviluppa attraverso la sua di coscienza. Coscienza che andrà a strutturare le nuove griglie energetiche che la Terra produce costituendo l’eterico che allinea il fisico alla nuova condizione.

 

La formazione della nuova condizione (basata a livelli di gruppo che riassume in sé quanto di meglio la Terra ha saputo produrre a livello molecolare geneticamente trasmissibile, ed a livello di coscienza individuale proiettata sul noi) riassorbe in sé quanto prima prodotto per ripartire da zero. Zero comunque che è il precedente attorcigliato in se stesso e che rappresenta un solido punto di appoggio; consapevolezza ormai acquisita.

 

Naturale pertanto che la paura della morte, se non superata in tempo, costituisca un ostacolo da eliminare in fretta.

E va fatto approfittando del momento. Usando il momento per costringere ogni coscienza a prendere coscienza che anche la morte è già in lei.

 

Lo scopo dell’immortalità per fini egoici non ha senso, come strumento per aiutare a crescere chi non è ancora in tale consapevolezza è invece indispensabile.

Del resto è attributo dell’anima.

 

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