Non si può prescindere dalla
realtà in cui si vive. Ogni tentativo di fuga in questo senso
risulta vano.
Anche se la fuga dovesse
rappresentare un tentativo per ricominciare su nuove basi, ciò
dovrebbe avere come presupposto aver compreso il perché degli
avvenimenti che l’avevano provocata. E di essere in grado di
superarli. Cosa questa (e cioè la capacità nel superare gli
ostacoli prima non affrontati o evitati), che dipende da se
stessi.
Dovendo però considerare il se
stessi in base a chi si è e chi interviene in funzione di cosa
c’è da fare.
Chi si è…
Perché se si è ancora chi era
fuggito dalla propria realtà per non affrontarla (nel senso che
la fuga non ha prodotto nessuna trasformazione a livello
interiore, non ha provocato un avvicinamento con la propria
interiorità per perseguire gli obiettivi che il piano animico
intende animare sulla Terra), allora sicuramente si
ripresenteranno ostacoli simili a quelli che in precedenza erano
stati evitati. Anche perché il loro fine, il fine ed il perché
di questi ostacoli, è il risveglio dell’uomo. Risveglio che deve
produrre l’avvicinamento con il mondo interiore.
Se invece il cambiamento c’è
stato (e ha provocato sufficiente trasformazione tale per cui
l’anima inizia ad essere attiva nell’uomo che incarna), allora
gli ostacoli o non si ripresentano (poiché superflui visto il
fine cui servivano), oppure diventano facilmente superabili se
pervenendo dovessero rappresentare un impedimento nei riguardi
di ciò che l’uomo deve realizzare; ciò che deve realizzare
l’uomo nuovo, l’uomo rinato che incarnando la sua anima non solo
sa come procedere ma gode dell’appoggio del mondo animico.
Un punto comunque è
estremamente importante. Capire se veramente c’è stata
trasformazione in se stessi. Capire se l’anima presenzia
effettivamente oppure se fa solo comodo pensare che sia così.
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