Si è chi si diventa 
 

Nella gradualità della vita si è chi si diventa nel corso di una progressiva trasformazione che tiene conto di tanti fattori. Fattori di ordine fisico, etico, morale, religioso, culturale e relativi ad informazione, pratica e sperimentazione. Fattori che mescolati concorrono alla continua trasformazione della coscienza. Coscienza che se vuole può trasformarsi ancor di più se pone la sua attenzione all’interno di sé. Verso una zona dove gradualmente l’impeto dei pensieri perde potere se lei coscienza è pronta ad ascoltare.

Una coscienza che ascolta è una coscienza che tace. E già solo per questo si trasforma. A poco a poco si trasforma.

Saper ascoltare è stare in silenzio ed accettare; permettendo che emerga qualcosa. Per poi, solo dopo confutare. Per poi, solo dopo (se si vuole) soffermarsi ad analizzare.

Per analizzare però occorre che qualcosa sia emerso. Ma questo dipende dal tipo di silenzio che si riesce a realizzare.

Un silenzio forzato non serve a niente. Significa sottostare ad una imposizione dove tutta l’attenzione è concentrata sullo scopo che si vorrebbe ottenere. Cosa che impedisce libertà nell’ascolto perché si resta vincolati ad un presupposto che di per sé è tutto il contrario dal permettere che dalla propria interiorità affiori qualcosa.

Questo aspetto, l’ascolto, se realizzato (e cioè se si riesce ad entrare veramente in contatto con la propria interiorità) pone in una condizione diversa. Si diventa, poiché ci si trasforma, un essere diverso. Un essere che sempre più inizia a frequentare una dimensione interiore sapendo come porsi e cosa fare.

Il risvolto, l’essere capaci di rapportarsi con ciò che dentro di sé può emergere solo se la condizione umana lo consente, non vuol dire cedere il proprio potere personale sacrificandosi ma essere: essere chi si diventa. Non rinuncia a favore di chissà quale forza occulta e misteriosa, ma semplicemente diventare un essere nuovo traendo da dentro di sé ciò che lo consente.


 

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