Partecipazione |
Un modo nuovo e diverso di gestire la vita lasciando che sia la vita a determinare gli eventi senza volerli pilotare a proprio favore. E senza che in ciò ci sia apatia ma piena partecipazione. Partecipazione a progetti globali dove ciò che cambia è l’io che anziché volersi affermare e prevalere diventa un esecutore spassionato e disinteressato al servizio della evoluzione che da sola ed in toto è in grado di gestare il necessario affinché ognuno abbia Pace e Serenità come obiettivo finale raggiungibile: il vero benessere. Ciò che cambia è l’ottica e cioè il modo di porsi nei confronti della vita e nei confronti di se stessi. Nei confronti della vita perché la si può guardare da oltre la cortina della morte, nei confronti di se stessi per lo stesso motivo. Infatti all’origine di questo modo di intendere e concepire c’è la raggiunta trasformazione in Terra in ciò che si è oltre la Terra fisica la cui peculiarità è il rinnovamento confuso come morte. Ma è solo un fatto di coscienza. Se infatti si pensa che la vita sia legata ad un corpo e che la vita abbia bisogno di un corpo per essere tale, allora necessariamente si teme la morte perché rappresenta il traguardo, la fine. Se vita invece vuole dire esistere sempre e comunque perché consapevoli di essere già vivi dentro, nel profondo di se stessi, in una dimensione che sfugge perché non abituati ad accostarvisi e ad indagare a tal proposito, la morte diventa una tappa. Ci si spoglia di un involucro che nel frattempo non era sempre lo stesso: a sua volta si trasformava “morendo continuamente” per permettere all’uomo di sperimentare la vita sulla Terra. Ecco che allora, se la coscienza concepisce ed accetta che la dipartita dal corpo fisico è solo un semplice passaggio di stato (dove ci si ritira da una condizione in cui si era presenti perché il se stessi -che si è e che esiste sempre e comunque nel profondo a prescindere dalla fisicità- stava sperimentando come trasferire una consapevolezza più profonda alla materia attraverso una parte di sé incaricata di farlo, l’io terreno), non solo si è già in terra oltre la morte, ma attraverso tale consapevolezza si può indirizzare il corpo, e la materia quindi, verso un suo più profondo stato di coscienza in grado di dare la giusta serenità nello affrontare esperienze che tutto possono essere tranne che morte.
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