Porsi in modo diverso

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Cercare di entrare o permettere che emerga. Cercare di entrare nell’interiorità essendo poi costretti a “ritornare nel mondo reale” o permettere all’interiorità di emergere nella propria quotidianità per edificare una nuova realtà proprio nello stesso ambiente in cui si è che però si trasforma a causa di questo avvenuto cambiamento?

Sembra, può sembrare, un problema di scelta. Invece è un modo sostanziale di porsi. Un modo di interpretare la vita non in funzione della trascendenza quando si cerca di approcciare l’aldilà da sé, ma di possibilità reali che se messe in pratica producono un cambiamento stabile ed anche definitivo.

Un cambiamento di coscienza perché subentra una nuova consapevolezza in chi si è, tralasciando il forse e qualunque atto di fede. Consapevolezza che è certezza di essere e non semplice rincorsa di un mondo parallelo, forse possibile, ma sicuramente sfuggente e non “fisico” allorché rientrando da una meditazione o da uno stato mistico tutto svanisce. La realtà con cui si viene nuovamente a contatto porta un po’ per volta a “dimenticare” ciò che è stato intravisto e che non permane nella fisicità.

Ed il punto è la fisicità, Il mondo fisico in cui si vive, quello che bisogna immediatamente considerare pur essendo coscienti della impermanenza della realtà che manifesta.

Impermanenza che è tale per “chi” vede e vive con una coscienza che lo consente. Impermanenza che invece è realtà tangibilmente vera e spesso dura e dolorosa quando immersi in quel genere di vita si rischia di precipitare sempre più in basso. Quando anche per questo si tende a rifugiarsi in mondi virtuali o stati di coscienza che non producono cambiamenti nella realtà (fisica) in cui si è.

Un cambiamento di rotta può far intravedere possibilità non considerate perché fuori dall’ottica del comune concepire.

Concepire oltre la morte può essere illusione per chi cerca una sopravvivenza senza in fondo poterci credere perché privato della dimostrazione pratica che così è, oppure nuova realtà che si mostra a chi cercando  si scopre vivo anche oltre la fisicità. Cosa quest’ultima che abbatte la trascendenza perché dimostra la vita oltre la fisicità. E semplicemente perché si decide di essere qui ed ora chi si è anche nel profondo di sé.

Si ritorna così al punto iniziale. Quando si cerca di entrare dentro di sé (in un mondo che non può appartenere fisicamente perché manca di fisicità), se accade si rinuncia di fatto all’uomo fisico che si è.

Se si da la possibilità che dall’interno di sé emerga nella propria realtà fisica e quotidiana chi si è dentro, in una dimensione dell’essere che sfugge ai sensi fisici e per questo oltre la morte fisica (morte fisica che è un passaggio ma che appare ed è morte effettiva quando non si è ancora vivi nello stato che da dimostrazione che così non  è), in automatico si edifica “una nuova realtà fisica”. Una realtà dove l’uomo è un essere che agisce nella fisicità per svolgere dei compiti in modo consapevole. Consapevolezza che lo porta a permanere in tale stato solo per il tempo che occorre: infatti sa quando arrivare e come andar via.

 

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