Attraversare il tempo

 

Attraversare il tempo senza percorrerlo? Basta proporsi a volerlo fare!

Può sembrare fuori da ogni logica? È vero, perché la logica si basa sulla conoscenza. Ma conoscenza è anche cercare di indagare nel non conosciuto. Del resto la conoscenza procede per gradi e non è detto che già si conosca tutto.

Conoscere il futuro può essere attraversare il tempo senza percorrerlo; senza doverlo percorrere.

Il tempo si percorre perché ci si identifica in una funzione. L’uomo si identifica nel corpo ed è costretto a percorrere il tempo legato alle caratteristiche che crede che il corpo possegga.

Il corpo è una funzione legata all’ambiente. Fa parte dell’ambiente e se vogliamo esprime quel che l’ambiente può offrire come possibilità. E questa è vita ad un certo livello, su un certo livello che continua ad essere tale anche quando la vigilità lo abbandona; come per esempio durante il sonno.

La vigilità rispetto al corpo è su un piano diverso, ad un livello diverso. La vigilità quasi mai è identificata nel corpo anche se di fatto si da per scontato che sia così. Quando per esempio ci si estrania perché si sta pensando, non si è identificati nel corpo, anche se si crede che sia così; si crede per supposizione, non perché lo sia realmente. E come se non bastasse non si prende nemmeno in considerazione che si è “abbandonato” il corpo perché si è capaci di farlo e lo si è fatto.

La propria vigilità è su un piano diverso rispetto al corpo ma, siccome questo non viene indagato, non ce ne si accorge nemmeno.

La vigilità è viva su un piano non fisico che resta sconosciuto fino a che decidendo di approfondire non ci si rende conto che si è già capaci di spaziare.

Accorgersi di possibilità è un attimo, svilupparle può essere la conseguenza a ciò che si sta considerando. Accorgersi in modo concreto che è possibile spaziare oltre il corpo, è come trasferire la coscienza, la propria vigilità, su un piano diverso prendendone atto. Per gradualmente provare a sperimentare se è possibile spaziare in modo volontario e cosciente non soltanto oltre il corpo.

Abituarsi a lasciare volontariamente il corpo apre a possibilità infinite e, cosa molto più importante, fa superare la paura della morte perché da dimostrazione diretta che come coscienza, come vigilità si è vivi a prescindere dal corpo.

Paura della morte che bisogna affrontare e vincere da vivi mentre si è in un corpo fisico e si ha l’occasione per poterlo fare. Per provare e riprovare per libera scelta e non perché sia arrivato l’ultimo momento, quello che lo impone.

Proporsi in questo senso vuole dire indirizzare già la propria vigilità verso ciò che magari è in attesa di essere scoperto e vissuto mentre si è vivi sulla Terra.

L’uomo è un confine vivente tra noto e sconosciuto, tra se stessi e l’oltre. Ma cos’è l’oltre se non mancanza di conoscenza?

Cercare di conoscere se stessi può portare molto lontano, anche nel futuro attraversando il tempo senza doverlo percorrere.

 

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