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Otturazione 9 aprile 2008 La vita assegna ruoli e compiti in apparenza in modo involontario. La vita imposta implicite funzioni in base al modo in cui ci si pone. Sostiene lo sforzo di ognuno in funzione alla coscienza che egli ha nei confronti di ciò che il flusso della vita intende esprimere. I flussi sono campi energetici che bisogna saper cavalcare perché impostano le direttrici che danno modo alla vita di seguire un ben determinato indirizzo. I flussi fanno parte di un piano prestabilito, unico, che periodicamente li emana per non far venire meno la continuità di ciò che la vita deve esprimere nella relatività per esempio di un pianeta in rapporto al contributo che il pianeta può dare al sistema di cui è parte. E c'è sempre un mutuo soccorso. Quando si fa parte di un sistema non c'è solo prendere ma anche dare, seguendo le impostazioni determinate dalla funzione che il sistema ha in un sempre maggiore processo di cui è parte. Per stabilire il modo in cui questo avviene bisogna considerare due cose: da chi si prende ed a chi si da, restando implicito il cosa si prende per capire cosa si può dare. Questo in un continuo scambio dove si è filtri che riproducono la vita in funzione di quel che si possiede e che dipende dalla coscienza che si ha; dal tipo di coscienza che si ha. Avere coscienza è un requisito universale ma vi è in esso un ordine implicito. Avere coscienza di essere uomo non significa anche avere coscienza di essere cellula e (anche se per la logica evolutiva si potrebbe presupporlo) le due cose stanno su piani differenti. La cellula ha un suo iter, l'uomo ne ha un altro. La cellula deve concepire di essere cellula capace di adattarsi a tutto e l'uomo di essere uomo che non ha bisogno di cellule (in quanto sostegno alla sua vita) ma di una coscienza capace di determinare il suo operato; in aderenza a ciò che il flusso della vita intende esprimere e non per quanto la sua volontà vuol fare prevalere. Quando c'è questa assonanza tra coscienza umana e l'intento che la vita stessa vuole manifestare ecco che (eliminato l'attrito energetico che si crea quando volendo prevalere ci si discosta dal flusso che alimenta ed anima un dato progetto attraverso una coscienza che ha tale capacità) si è in sintonia sia col progetto sia (ed addirittura se la propria coscienza lo permette) con la coscienza che ha il compito di realizzare l'intero progetto (perché ne ha capacità). Diventare filtri a livello di coscienza è essenziale nella maturazione umana; solo così si può prendere apprendendo per donare istruendo. La capacità di una coscienza dipende dalla sua conoscenza. Quando una coscienza concepisce qualcosa di grandioso, solo essendo filtro pronto ad agire diventa parte integrante (con coscienza) della coscienza da cui attinge; fino a rappresentare tale coscienza se è opportuno che avvenga in base al progetto che si intende realizzare. Un po' come per la cellula che concepito di essere tale (e quindi avendo acquisito in pieno le sue qualità realizzative) può partecipare (sempre nella sua dimensione che in accordo con il flusso vitale realizza schemi e strutture a sostegno dell'intento della coscienza che necessita di tale opera) a formare spontaneamente insiemi esenti da rigetto perché uniformati all'intento stesso che si vuole rendere palese. Ma parlando di piani, di coscienza di piani, quando c'è un progetto da realizzare è evidente che l'operatività è funzionale al bisogno. È sufficiente che la coscienza d'uomo (in linea, oltre che con il flusso vitale che alimenta il progetto, con la coscienza che lo determina perché lo concepisce in sé) agisca per svolgere un compito e tutta la struttura di cui ha bisogno viene in soccorso, perché nella dimensione di appartenenza è esattamente quello che concepisce la coscienza collettiva di tale piano. In aderenza con le cellule (perché hanno realizzato il loro vero senso di sé) l'uomo nuovo può avere un corpo in linea cogli intenti di sviluppo che il suo evolvere nello spazio gli consente. Ma uomo nuovo è chi, concepito che c'è un passaggio, si impegna a dare il suo contributo in coerenza con lo spirito che tale trasformazione intende perseguire. Ed in primis un innalzamento di coscienza, cosa possibile richiamando a sé la coscienza da cui si dipende per formazione e funzionalità; la coscienza che, oltre l'umano, concepisce (perché la filtra) la vita ad un livello di animazione e non di semplice partecipazione. Cosa questa che consente un'ampia visione di ciò che bisogna attuare perché facente parte della coscienza che deve realizzare l'intero piano. Insomma, quando ogni coscienza non fa barriera, tutto funziona alla perfezione perché non si cristallizzano energie (attraverso la volontà) che poi bisogna riassorbire. La manifestazione è di fatto una coagulazione di energia che, per implicita coscienza, deve rendersi conto di essere tale per evitare di vivere una vita che, poiché concepita in modo parziale (perché attraverso un flusso interrotto per “otturazione” di un filtro che, coscienza relativa pensa che la vita sia quella) è parziale perché si interrompe quando anziché scorrere si ferma nell'otturazione. Oggi questa otturazione può venire meno. Attraverso la coscienza si può passare oltre; superare il blocco che non fa scorre la vita oltre; oltre che è tale solo per mancanza di visione a causa dell'otturazione. La coscienza egoica è l'effetto della permanenza dove non sapendo di essere liberi ci si crede in prigione. Barriere energetiche che la coscienza può agevolmente superare se si collega al flusso della vita che la attrae verso quell'oltre che da invisibile diventa porta di accesso da percorrere sia per andare sia per tornare. Tornare perché il lavoro va svolto dove la coscienza ne ha più bisogno, nella fisicità; anche se trasformata perché adeguata al nuovo indirizzo che la Terra prende in aderenza al sistema nel quale è. |
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